Il 1992 fu un anno terribile: il 23 maggio venne ucciso Giovani Falcone con la strage di Capaci e il 19 luglio Borsellino con l’attentato di via D’Amelio. Il 12 marzo era stato ucciso Salvo Lima e il 4 aprile il maresciallo dei carabinieri Guazzelli. Il 14 settembre l'attentato al commissario Calogero Germanà e il 17 l'omicidio di Ignazio Salvo. Altri assassini vennero progettati ma non realizzati, ad esempio contro Calogero Mannino. Molti di questi atti furono rivendicati da una sedicente “Falange Armata” ma la magistratura ha accertato che si trattò di delitti di mafia. Questa avrebbe continuato la sua strategia stragista nel 1993: il 26 maggio venne compiuto l’attentato di via dei Georgofili a Firenze, il 26 luglio quelli alle chiese di San Giorgio al Velabro e San Giovanni in Laterano a Roma e un’automobile esplose a via Palestro a Milano. L’attentato contro Maurizio Costanzo invece fallì.
Fu una serie impressionante di azioni criminali, con cui la mafia cercò di dimostrare la sua forza. In realtà, la strategia stragista scaturì da una situazione di debolezza. Il 30 gennaio 1992, infatti, la Cassazione ribadì le sentenze precedenti del cosiddetto Maxiprocesso, confermando pienamente l’impianto accusatorio di Giovanni Falcone. Fu un colpo durissimo per l’associazione denominata Cosa nostra, i cui capi avevano sempre sperato che le condanne dei suoi esponenti non venissero mai pronunciate o che venissero annullate nei vari gradi del processo. Gli atti compiuti successivamente dalla mafia tra il 1992 e il 1993 furono realizzati in reazione a quella sentenza della Cassazione che né i mafiosi né altri erano più in grado di modificare. Si trattò anzitutto di azioni di vendetta: Lima fu ucciso perché non aveva protetto i mafiosi come questi ritenevano dovesse fare (non sembra invece fondata l’ipotesi che volessero colpire indirettamente Andreotti); Falcone e Borsellino per la troppa passione che avevano messo nel perseguire la mafia, senza limitarsi a fare soltanto “il loro lavoro”. Con la strategia stragista – inusuale per la mafia - Cosa Nostra sperò anche di esercitare in qualche modo una pressione in grado di modificare gli effetti del Maxiprocesso. Ma era una strategia disperata, senza interlocutori e senza obiettivi chiaramente identificati. Lo stragismo mafioso del 1992-1993 non ha ottenuto risultati.