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Studio, amicizia, condivisione. In Cattolica un’esperienza di vita piena

25 novembre 2021

Studio, amicizia, condivisione. In Cattolica un’esperienza di vita piena

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Le testimonianze di Giuliana, Maddalena e Michele rimandano a un ricordo di università come un luogo di formazione integrale e, al contempo, un luogo fisico nel quale le persone si incontrano, si confrontano e crescono insieme. Tre laureati della Facoltà di Lettere raccontano i loro anni in Largo Gemelli e l’orgoglio di far parte della Community Alumni.


L’Università Cattolica per la famiglia Nardi racchiude molti significati: studio, impegno, amicizia, passione, condivisione. Significati riconducibili a esperienze di vita che hanno permesso di acquisire competenze sempre maggiori e preparato ad affrontare gli impegni con serietà, metodo e professionalità, prima per l’università, ora per il lavoro e il vissuto quotidiano.

Lo afferma Giuliana Broggi, alumna della Facoltà di Lettere e filosofia, oggi insegnante in un liceo, che ricorda i suoi anni in Cattolica «come un periodo particolarmente fecondo dal punto di vista intellettuale e umano. All’inizio del primo anno ricordo un entusiasmo, una sete di conoscenza travolgente che mi portava a seguire anche lezioni di corsi che esulavano dal mio piano di studi». Ma Giuliana che si è laureata il 1° aprile del 1985, discutendo una tesi in Filologia dantesca intitolata Le fonti del Commento di Francesco da Buti alla Commedia (Inferno) elaborata con i professori Gian Carlo Alessio e Francesco Mattesini come relatori, in particolare rammenta come grazie ad alcuni corsi  e seminari abbia imparato un metodo di ricerca «ho esplorato territori sconosciuti della letteratura, ho incontrato docenti affascinanti: Giuseppe Billanovich - grande  studioso, talvolta poco comunicativo ma sempre molto coinvolgente -  Claudio Scarpati, Olindo Pasqualetti, Giuseppe Frasso, Eddo Rigotti, e molti altri, ma colui con il quale condivisi non solo il lavoro di ricerca per la tesi di laurea, ma anche una bella amicizia, insieme ad un affiatato e variegato gruppo di compagni, fu il professor Gian Carlo Alessio, che ha lasciato in me un ricordo davvero meraviglioso».

Ma per Giuliana l’Ateneo di largo Gemelli è stato anche un luogo di lezioni e incontri importanti, ricchi di nuovi significati e profondi valori spirituali: «Fondamentale per la mia vita fu l’incontro con don Luigi Giussani: nella magia dell’Aula Magna, alle otto e trenta del mattino, mi si svelava ad ogni sua lezione, sul senso religioso, il fascino della ragionevolezza della Fede cristiana, come risposta ai grandi interrogativi dell’esistenza. Su questa certezza si fonda la mia vita».

E sempre per Giuliana l’Università Cattolica è stata crocevia di presenze «vulcaniche e trascinanti come quella di Luigino Amicone, capo della comunità di CL» ed esperienze belle che ancora si ricordano con piacere e nostalgia a distanza di anni «le ore di studio nelle biblioteche degli istituti, le chiacchierate nei chiostri, le sigarette fumate insieme con i compagni nelle pause di studio, la Messa nella cappella, le lunghe visite alla libreria Vita e Pensiero, l’Amaro Averna bevuto al bar dell’università – come rituale scaramantico dopo gli esami - con la mia amica più cara con cui condividevamo studio e vita sono frammenti di ricordi di anni di vita molto intensa. Nacquero rapporti di amicizia che perdurano ancora e costituiscono memoria di un periodo della mia vita che, più che importante, definirei portante».


Ed è proprio alla luce di un’esperienza così intensa e positiva di studio e di vita che mamma Giuliana non è potuta che essere molto contenta quando suo figlio Michele ha deciso di immatricolarsi anche lui in Cattolica, scegliendo il corso di laurea in Linguaggi dei media, curriculum in Informazione, dove si è laureato nel febbraio del 2014 discutendo una tesi dal titolo Comunicazione politica e social media. Il web come spazio di partecipazione elaborata con il professor Carlo Galimberti. «In Cattolica ho trovato la mia strada; amici, lavoro, moglie» rivela Michele, oggi giornalista presso la Direzione Comunicazione dell’Ateneo, sottolineando come «l’esperienza universitaria per me non è stata fatta principalmente dai libri: tra i chiostri ho incontrato un metodo di osservazione e di confronto con la realtà che ancora oggi mi affascina, e cerco di fare mio, per la mia vita, professionale e non».

Anche i ricordi di Michele rimandano a un’esperienza di vita completa in Cattolica, a studi appassionanti e illuminanti sulle proprie attitudini e sulla strada professionale da intraprendere: «Avevo già intuito durante il liceo che avrei voluto fare il giornalista, ma durante i miei tre anni di studio tra i chiostri, ho trovato la conferma. La bellezza della compagnia di amici che ho trovato qui, l’incontro con professori e l’approfondimento di materie di studio mi hanno indirizzato definitivamente verso il giornalismo». Una scelta, quello di intraprendere questa strada, che «è stata il risultato di tanti volti che mi ritornano in mente ogni volta che entro in Cattolica: lo sgangherato giornale universitario Strike redatto con gli amici, le ‘sighe’ fumate con quella che allora era la mia morosa davanti alla biblioteca di Arte e che oggi è mia moglie»; una scelta, spiega sempre Michele, maturata «e divenuta più chiara anche grazie a lezioni e docenti. Il professore che più mi ha aiutato nel mio percorso è stato Luigi Mascheroni. Le sue lezioni di Teorie e tecniche dell’informazione e di Storia del giornalismo sono state un vero e proprio punto di riferimento per seguire quella che era solo un’intuizione giovanile, basata su tanta lettura e poca scrittura, e che oggi si è trasformata in una professione appassionante».

«Aver studiato giornalismo in Cattolica mi ha dato competenze e una profondità culturale che troppo spesso vengono messe in secondo piano quando si parla di accesso alla professione giornalistica» fa presente l’alumnus Michele, sottolineando in particolare come «l’approccio interdisciplinare del corso di Linguaggi dei Media mescola letteratura, sociologia, semiotica e storia. Un mix che allora mi sembrava un cocktail confuso di materie mentre oggi, alla prova dei fatti, mi sembra molto più lineare e utile. Mi ha fornito categorie mentali necessarie per poter fare bene il mio mestiere: per raccontare qualcosa a qualcuno occorre capire cosa ti trovi di fronte, per farlo servono categorie interpretative il più varie possibili».


Un’università dove lo studio è concepito come crescita personale, e non solo puro apprendimento. Un ateneo che, in virtù della propria identità Cattolica, si contraddistingue per essere un luogo che privilegia la relazione e l’accoglienza è alla base dell’orgoglio di essere alumna della Facoltà di Lettere e filosofia anche per Maddalena, moglie dell’alumnus Michele, nuora dell’alumna Giuliana, mamma della piccola Cecilia, magari un giorno futura matricola UC.

«In Cattolica ho scoperto un modo nuovo e affascinante di conoscere e condividere il sapere grazie ai docenti e agli amici che ho incontrato» racconta Maddalena, che ha conseguito la laurea magistrale in Filologia moderna il 31 marzo del 2016, con una tesi dal titolo Catullo in Italia tra 700 e 800, elaborata sotto la guida del professor Guido Milanese.


«Sono originaria di Cerea, un piccolo paese in provincia di Verona, e ho scelto di venire a Milano per studiare in Cattolica grazie a delle amiche più grandi che mi avevano consigliato la Facoltà di Lettere e Filosofia per l’organicità del corso di studi in Filologia moderna, oltre che per un mio desiderio di provare un’esperienza di studio lontano da casa» fa presente Maddalena che – forse proprio per il suo essere oggi una insegnante con esperienze in scuole superiori di primo e secondo grado – ci tiene a far notare come il metodo appreso in Cattolica, grazie alle lezioni dei professori Guido Milanese, Giuseppe Frasso e Mirella Ferrari, «mi ha insegnato a incontrare il testo “in sé”, senza mediazioni da parte di altri critici, ma partendo da una mia opinione personale critica, analitica e credibile del testo che avevo davanti».

Un metodo che per Maddalena rappresenta un vero valore aggiunto, che si aggiunge a quello fondamentale che è «l’indirizzo cristiano che l’università cerca di dare ai suoi insegnamenti: un approccio importante secondo me per studiare le materie letterarie».  Appassionata di poesia e letteratura fin da quando era liceale, solo in Cattolica, da studentessa universitaria Maddalena ha scoperto davvero «il grado di profondità che volevo raggiungere attraverso il mio studio». Fondamentale per l’alumna Maddalena, se rivolge lo sguardo agli anni trascorsi nell’Ateneo del Sacro Cuore, è stato il tempo della “condivisione”: «Grazie all’incontro con amici con cui ho un rapporto vivo tuttora, e ai lunghi pomeriggi di studio e ripetizione con loro in vista di ogni esame, ho capito che avevo voglia di condividere quello che imparavo. Il tempo meglio speso nella mia università è stato ripetere assieme a loro: nel giardino delle Vergine, nei chiostri, praticamente in tutte le biblioteche degli istituti».


Dalle parole e dai ricordi di Giuliana, Michele e Maddalena emerge la soddisfazione di aver compiuto una scelta per un percorso universitario che ha garantito una preparazione altamente qualificata, impostando lo studio come occasione di crescita e formazione personale. Una vera e propria formazione integrale della persona, frutto di quel progetto educativo dell’Ateneo che ha sempre distinto l’Università Cattolica dalle altre realtà accademiche. Ne è riprova la testimonianza indiretta - attraverso i ricordi di sua figlia Giuliana - di nonno Valerio Broggi, che si immatricolò alla Facoltà di Scienze politiche della Cattolica nel lontano novembre 1945: «Purtroppo a causa della necessità di lavorare e del coinvolgimento sempre maggiore nel suo lavoro in Cariplo, mio padre non arrivò alla laurea, ma certamente il rimpianto di aver dovuto lasciare l’Università Cattolica non lo abbandonò mai.  Mio padre fu molto colpito e coinvolto dal fascino di un ambiente culturale in cui la Fede si poneva come ipotesi di spiegazione della vita e la sua vivace curiosità intellettuale, tratto caratteristico della sua personalità, ne fu sicuramente stimolata per sempre».

Un articolo di

Graziana Gabbianelli

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