Del resto, ha rimarcato il direttore dell’Archivio per la storia del movimento sociale cattolico in Italia “Mario Romani” Aldo Carera, lo testimonia il fatto che «l’origine delle argomentazioni del pensiero del Toniolo non è riconducibile a una disciplina specifica»: non a quella storica né a quella sociologica tantomeno alla disciplina economica. Questo perché «la chiave di lettura è l’economia umana intesa come profezia». Dalla sua intera opera, e non soltanto dal “Trattato di economia sociale”, emerge la «forma mentis» dello storico che dialoga e che cerca, in una «prospettiva acutamente interdisciplinare», di arrivare a «sviscerare la sua chiave di lettura». Una ricchezza di pensiero che rende difficile metterlo «sotto etichette» altrimenti si corre il rischio di cadere in «retroversioni». Insomma, ha annotato Carera, «penso che la cultura cattolica, in generale, al Toniolo debba riconoscere in lui il fondatore dell’analisi complessa della contemporaneità».
Ed è proprio così. Non è un caso, ha commentato monsignor Sorrentino, «nel mondo del mainstream economico e accademico mondiale vengono riscoperte domande che sono esattamente quelle poste cento anni fa dal Toniolo: la tematica dell’etica dell’economia, della solidarietà, degli ultimi, del rapporto tecnologia e umano». Tutti temi che l’economista aveva posto con «spirito profetico» e che oggi tornano di attualità. Per questo, resta una figura «ispirante», assolutamente da riscoprire, recuperando quell’idea di «umanità integrale», dove l’integralità ha a che fare anche con il trascendente.
Il dibattito è stato arricchito dagli interventi specifici su alcuni capitoli del libro tenuti dai docenti della Cattolica Carlo Bellavite Pellegrini, Luigi Campiglio, Raul Caruso, Lorenzo Esposito, Marco Grazzi, Giuseppe Mastromatteo, Vito Moramarco.