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Unicredit e la storia dell’economia italiana

12 maggio 2022

Unicredit e la storia dell’economia italiana

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Ha gli stessi anni della breccia di Porta Pia del 1870. Ma del Credito Italiano, che nacque come “banca locale” con il nome di Banca di Genova fino a diventare tra i principali protagonisti degli istituti di credito a livello nazionale, s’ignora spesso il valore storico. Va a colmare questo vuoto nella bibliografia della storia delle banche il volume di Pietro Barucci, “Unicredit. Una storia dell’economia italiana” (Editori Laterza).

A ripercorrere alcune tappe significative della sua storia è stato lo stesso autore, intervenuto alla presentazione del volume promossa martedì 10 maggio dalla facoltà di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative. Già docente di Economia politica e Storia delle dottrine economiche nelle Università di Siena e di Firenze, Barucci ha avuto posizioni di rilievo nel mondo bancario italiano ai vertici di importanti istituti fino a ricoprire la carica di ministro del Tesoro nei governi agli inizi degli anni Novanta.

È la prima volta che un libro tratta la storia di questo istituto, illustrando l’evoluzione del ‘modello bancario’ italiano durante i primi 75 anni della storia unitaria. In particolare, il libro tratta il periodo a cavallo tra il 1870 e il 1945 comprensivo del fascismo, delle due guerre mondiali, delle due gravi crisi economiche passando per quel 1944 in cui la banca diventa uno dei capisaldi della raccolta clandestina di fondi per la Resistenza.

Per farlo l’autore ha consultato e studiato libri, articoli, e documenti, anche inediti, rinvenuti nell’Archivio di Unicredit, in quello centrale dello Stato e in quello molto fornito della Banca d’Italia. Dallo studio delle fonti emerge un Credito Italiano vicino alla piccola, media e grande industria italiana per favorirne la crescita sui mercati internazionali. A tale tipicità si aggiunge la vocazione del sostegno ai piccoli risparmiatori.

«La stesura di una ricerca come questa ha permesso la valorizzazione di un archivio storico come quello di Unicredit e la possibilità di capire come un periodo storico tanto complesso (fascismo e grande crisi) sia stato affrontato da banche diverse. La valorizzazione degli archivi è un punto a cui si deve fare riferimento per ritrovare e approfondire le proprie radici», ha detto Francesco Cesarini, professore emerito della facoltà. Non a caso, secondo Elena Beccalli, preside di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative, c’è un’intersezione tra la storia di Unicredit e quella dell’economia del nostro paese. «Le due vicende sono infatti interconnesse e si intersecano. Una lettura integrata e congiunta consente una visione tonda e approfondita». Inoltre, «il libro approfondisce l’evoluzione del “modello bancario”, tema cui dedichiamo tanta attenzione anche nei nostri corsi universitari di tecnica e gestione bancaria» e «mette in risalto i tratti del modello fondamentalmente seguito di “banca commerciale”, che lascia il posto però, dopo la prima guerra mondiale, a un modello di banca che Barucci definisce “virtuale”, che non risponde più alle logiche di “impresa”».   

Moderati da Sebastiano Nerozzi, docente di Storia del pensiero economico, hanno dialogato con l’autore, Giandomenico Piluso, docente di Storia economica all’Università degli Studi di Torino, e Francesco Giordano, Bank Manager e Consultant di Accenture.

Una storia, quella del Credito Italiano, che, come ha spiegato bene Barucci, s’intreccia anche con due figure di rilievo come quelle di Donato Menichella e Raffaele Mattioli, economisti e banchieri attivi nella prima metà del secolo scorso. L’autore ha poi ricostruito le varie stagioni del Credito Italiano come quando a fine Ottocento ogni piccolo paese aveva la sua banca la cui attività non aveva regolamentazione pubblica. Solo nel 1890, dopo il fallimento della Banca Romana, si iniziò a regolamentare l’attività creditizia che univa attività bancaria e rischio d’impresa. Particolare attenzione è stata dedicata al periodo fascista in cui Mussolini era il centro della politica economica italiana.

Insomma, un volume che, costruito con passione e visione globale, rappresenta uno specchio in cui è possibile rileggere la storia d’Italia attraverso il modello di sviluppo attuato tramite i bilanci e le strategie del credito italiano: dinamismo e contesto fanno la differenza quando si scrive la storia di una banca che tende ad essere la storia dell’economia italiana.

 

Un articolo di

Agostino Picicco

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