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Viticoltura, quando l’innovazione serve la sostenibilità

13 gennaio 2022

Viticoltura, quando l’innovazione serve la sostenibilità

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Lavoro e formazione continua. Due aspetti che collimano con l’attività di Davide Cesare Vercesi, 45 anni, che ha da poco conseguito il dottorato Agrisystem. Lavora al consorzio agrario Terrepadane da 12 anni e tre anni fa ha cominciato il percorso con la scuola di dottorato dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Piacenza, da poco concluso.

Una scelta nata dal rapporto con i docenti Vittorio Rossi e Tito Caffi, che lo hanno seguito in questa ricerca, il cui scopo, spiega Vercesi, «è stato di approfondire le conoscenze sui sistemi di supporto alle decisioni (Dss, Decision Support Systems) per la coltivazione della vite secondo i principi della viticoltura sostenibile, compresa la produzione integrata, nonché valutare se l’utilizzo di modelli previsionali potesse essere utile al servizio di assistenza tecnica in vigneto da parte di Terrepadane, migliorandolo e favorendo il rapporto di fidelizzazione con l’agricoltore, e quindi essere utilizzato come strumento di supporto/integrazione alle visite aziendali».

Laureato in Agraria, dopo l’avvio in Terrepadane come tecnico agronomo, Vercesi è giunto ora al ruolo di capo area, gestisce perciò agenti e tecnici commerciali agronomi. Sono loro, i colleghi, in tutto 8, che sono stati un ausilio importante per la ricerca di dottorato dal titolo “Sviluppo soluzioni innovative per il miglioramento dell'assistenza tecnico - agronomica per un'agricoltura sostenibile”. Ogni agente era infatti associato a una capannina di monitoraggio posizionata nelle aziende, una capannina che crea modelli in base alle fasi fenologiche della piante, alle temperature, al ciclo delle malattie, e successivamente manda sms agli agricoltori avvisandoli se occorre intervenire. «Non sostituisce la visita nei campi - spiega Vercesi - ma rappresenta un’importante integrazione. Per noi ha rappresentato anche la possibilità di valutare la correttezza dei modelli previsionali: se lo strumento indica la presenza della tignoletta, insetto che reca gravi danni agli acini dell’uva, si va poi sul campo per valutare la veridicità di quanto previsto».

«Nel corso della stagione - riprende l’autore della ricerca - sono state individuate alcune aziende viticole rappresentative del territorio di lavoro (Val Nure, Val Tidone e valli dell’Oltrepò Pavese). Le informazioni relative al rischio di infezione fungina o alla presenza di insetti dannosi generate dal DSS Vite.net® per queste aziende, insieme ai dati rilevati nei vigneti attraverso sensori, monitoraggi visivi, l’integrazione di nuove tecnologie di rilevamento georeferenziato e di mappatura, hanno permesso di avere una maggiore conoscenza dell’evoluzione della coltura nella zona».

Ma la ricerca ha consentito di testare anche una diversa gestione del rapporto con le aziende, affidandola almeno in parte alla tecnlogia. «Per quanto riguarda le visite - dice Vercesi - il settore vitivinicolo è molto frammentato. C’è l’azienda più grossa che richiede l’assistenza del tecnico, e c’è quella piccola, magari in un’area remota, alla quale con questi nuovi sistemi è sufficiente inviare una mail o consentire un sistema di “alert” per il monitoraggio. È importante perché i tecnici sono 8 e gestiscono un’area di 20mila ettari, in questo modo si riescono a servire più aziende e ad organizzare meglio il lavoro». Si riesce, verrebbe da dire, a restare vicini pur essendo distanti, e questo grazie alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie.

«Durante il dottorato di ricerca - prosegue Vercesi - sono stati approfonditi tutti gli aspetti legati alla valutazione e diffusione dell’innovazione in agricoltura, come pure degli impatti e della sostenibilità dei processi agricoli, con particolare attenzione alla difesa, al miglioramento dell’efficacia delle linee di difesa attraverso lo studio di nuove strategie e posizionamento dei prodotti».

Destinatari di tutto questo impegno ci sono, infine, i clienti. «La maggior parte delle aziende è rimasta molto soddisfatta, in quanto grazie a questo strumento ha potuto utilizzare i prodotti fitosanitari più indicati nella corretta fase fenologica, con notevole aumento dell’efficacia del trattamento, minor impatto ambientale e in generale una riduzione dei costi».

Un articolo di

Redazione

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