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Guerre e migranti, tutte le inchieste di Nello Scavo

17 marzo 2023

Guerre e migranti, tutte le inchieste di Nello Scavo

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Inviato speciale di Avvenire, reporter internazionale, cronista giudiziario, corrispondente di guerra: Nello Scavo è uno dei più importanti giornalisti d’inchiesta, i suoi lavori sono stati rilanciati dalle principali testate del mondo, fra cui New York Times, The Washington Post, The Independent, The Guardian, Le Monde e altri. È stato il giornalista che ha trascorso più tempo sulle navi di salvataggio del Mediterraneo e nel settembre 2017 è riuscito a introdursi in una prigione clandestina degli scafisti libici, raccontando in presa diretta quali siano le condizioni dei migranti intrappolati.

Due fronti, quella della guerra e dei migranti, legati tra loro, e che Nello Scavo ha affrontato anche nei suoi due ultimi libri: Libyagate” (ed. Vita e Pensiero) e “Kiev” (ed. Garzanti). Due volumi che l’autore ha presentato in Cattolica, lunedì 13 marzo, in occasione del secondo appuntamento del nuovo ciclo di ASERIncontra, nel corso di un dibattito con il professor Vittorio Emanuele Parsi, direttore dell'Alta Scuola in Relazioni Internazionali, e Carmelo Schininà, giornalista de La7.

«Guerra e migranti sono questioni connesse – ha subito precisato il giornalista - dal momento che spesso queste persone in fuga arrivano da zone di guerra e poi perché sono temi caldi nel dibattito politico italiano. Quest’anno in cui abbiamo provato a spiegare le connessioni fra guerra e scenari e dibattiti internazionali è sempre molto complicato. È stato un anno spartiacque per il giornalismo e il mondo intellettuale italiano».

Nello Scavo definisce “guerra matrioska” il conflitto in Ucraina, perché dentro ha tante tensioni: la guerra ha coalizzato i vinti di vent’anni di guerre di Putin che oggi hanno occasione di vendicare i loro connazionali. Insieme c’è il problema di come sono cambiate Russia, Cina e Turchia. La Russia attraverso la Compagnia Wagner ha inviato uomini e armi in Libia contro il governo riconosciuto da autorità internazionali; teoricamente c’è l’embargo delle armi in Europa e infatti Tripoli riceve le armi dalla Turchia (che controlla due terzi di guardia costiera libica). E qui la guerra si connette con i migranti: questi non sono soccorsi perché le autorità libiche – che hanno ricevuto le motovedette da Italia – hanno un ordine superiore di non muoversi. La volontà è chiara, quella di creare scandalo nel governo italiano. Il paradosso è che nomi degli scafisti sono pubblici ma nessuno fa nulla. «Assurdo dare soldi e mezzi alla Libia senza neanche ottenere in cambio la promessa di adesione a Convenzione di Ginevra sui diritti umani».


Sull’ultimo naufragio avvenuto al largo di Malta, l’errore – secondo Scavo - è pensare di studiare con facilità il meccanismo del soccorso in mare: ci sono tanti soggetti che agiscono in correlazione e a catena e vanno compresi tutti. In quel caso si trattava di acque internazionali: secondo Patto Sar devono intervenire in questi casi anche i Paesi confinanti in caso di difficoltà del Paese più vicino, ma nello specifico Malta non è intervenuta perché non ha firmato gli addendum alla Convenzione di Amburgo che prevede che si debba soccorrere qualsiasi barca in distress.

«Malta – ricorda il giornalista - ha un’area competenza Sar grande 720 volte l’isola, come se l’Italia l’avesse fino a Buenos Aires. Ma perché, viene spontaneo chiedersi, non viene ristretta? Perché c’è un’area di Malta dove c’è un’altura sottomarina, in acque internazionali, dove il petrolio e la droga arrivano tramite mezzi di contrabbando che poi distribuiscono alle altre navi e da lì in tutta Europa. Il petrolio esce illegalmente dalla Libia, transita a Malta che concede la possibilità di trasformare l’importazione da illegale a legale. In Europa vige la libera circolazione delle merci, per cui una volta arrivato è legale; il danno è enorme, per l’Italia ammonta a dieci milioni di euro l’anno. Tracce di contrabbando sono state ritrovate anche a Mazara del Vallo, in Sicilia, dove si trova il maggior deposito fiscale di petrolio nel Sud Italia».

«Dietro agli sbarchi – prosegue Scavo - ci sono tutte queste questioni irrisolte che richiederebbero una commissione d’inchiesta; oggi l’Italia è sotto ricatto e non è detto che la situazione non possa peggiorare. Unico passo avanti è stato con il governo Draghi, che ha ottenuto la concessione dei visti per personale Onu in Libia, una misura che continua a funzionare; ma le limitazioni sono fortissime. La Libia, infatti, non ha sottoscritto la Convenzione di Ginevra sui diritti dell’uomo, per cui è rischioso per chiunque, giornalista o attivista, introdursi nel Paese».

«Finché non verranno risolte tutte queste questioni – conclude Scavo - non sarà possibile risolvere la questione migranti: il Sar è pensato per gestire eventi eccezionali, da quando c’è il traffico di persone è diventato la quotidianità. Ma non può funzionare di continuo perché non è pensato per questi ritmi».

Un articolo di

Rachele Callegari

Scuola di giornalismo

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