Il modello europeo: un’informazione “safe space”
La ricerca del CeRTA si è articolata in tre fasi: analisi comparativa su 15 servizi pubblici europei in dieci Paesi, focus group in tre città italiane (Milano, Roma e Napoli) e un’indagine quantitativa su 2mila cittadini tra i 16 e i 74 anni.
Dal benchmark europeo emerge che i broadcaster pubblici, da Bbc a France TV, da Ard a Rtve, stanno ridefinendo il proprio ruolo nel digitale. L’obiettivo comune è creare un “safe space” informativo, credibile e verificato, all’interno di un ecosistema online spesso percepito come caotico e frammentato.
Le news diventano anche uno strumento di costruzione identitaria – nazionale, locale e globale – mentre i PSM cercano di estendere la loro offerta su piattaforme proprietarie di streaming, come iPlayer per la Bbc, per affrancarsi dalla dipendenza dai social.
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Gli italiani e la fiducia nell’informazione
Molti dei trend europei trovano riscontro anche in Italia. Il 93% degli utenti, e addirittura il 97% dei giovani della Gen Z, dichiara di voler verificare l’attendibilità di una notizia trovata online, confrontandola con altre fonti (69%). Per i più giovani contano anche i commenti degli altri utenti (30%).
Cresce l’interesse per le notizie locali: il 70% degli italiani (78% nella Gen X) le consulta più frequentemente di quelle internazionali o politiche, in media 6,7 giorni su 7. Il “mondo vicino” è percepito come più rilevante, legato alla vita quotidiana.
Televisione e internet restano i due pilastri dell’informazione (79% ciascuno), seguiti dai social media (68%). Se la TV è vista come affidabile ma talvolta ripetitiva, la Rete offre spazi di approfondimento, mentre i social restano l’area a maggior rischio di fake news. Gli italiani chiedono al servizio pubblico soprattutto trasparenza delle fonti (56%) e professionalità dei giornalisti (45%).
Giovani digitali e adulti crossmediali
La ricerca ha tracciato dei profili dettagliati delle quattro generazioni in relazione al consumo di news sui diversi mezzi, disegnando un orizzonte di riferimento per le diverse età.
La Generazione Z (16-24 anni), formata dai cosiddetti "Digital potatoes", vive immersa nei social media, che rappresentano il principale canale di accesso all’informazione. Instagram, TikTok e YouTube sono le piattaforme più frequentate, e l’approccio alle notizie è prevalentemente passivo: i contenuti vengono “subiti” mentre scorrono nel feed più che cercati attivamente. Le notizie preferite sono brevi, aggiornate, visivamente dinamiche e spesso legate a temi di società o cronaca. Pur riconoscendo l’autorevolezza dei media tradizionali – in particolare dei telegiornali Rai – i giovani li percepiscono come strumenti “da adulti”. Il servizio pubblico è sinonimo di professionalità, ma fatica ancora a parlare il linguaggio dei più giovani.
I Millennials (25-45 anni), definiti come gli “Info-tainers", alternano social, web e TV in modo fluido. Cresciuti con la televisione ma maturati con Internet, mescolano informazione e intrattenimento: l’informazione deve essere accessibile, fruibile ovunque e adattabile ai tempi di vita quotidiani. Tuttavia, avvertono un senso di disorientamento di fronte alla quantità di notizie e temono le fake news. Per loro la Rai resta un punto di riferimento credibile – “una madre autorevole ma distante” – e continuano a riconoscere valore ai volti televisivi che hanno saputo trasferire la loro autorevolezza anche sui social.
La Generazione X (46-60 anni), quella dei "Crossmediali", è la più equilibrata tra vecchi e nuovi media. È abituata a informarsi attivamente – cercando, confrontando e verificando – e si muove con disinvoltura tra telegiornali, radio e testate online. Si fida dei brand storici e considera la Rai un presidio di serietà, pur consapevole del peso delle influenze politiche. I social, invece, sono percepiti come un mare confuso dove è difficile distinguere il vero dal falso.
Infine, i Baby Boomers (61-74 anni), i "Televisivi", che restano legati al consumo televisivo. La tv è il mezzo principale, affiancato da Internet solo in modo complementare. Preferiscono l’affidabilità dei volti familiari e dei programmi consolidati, e vedono nella Rai un marchio di fiducia e autorevolezza. Tuttavia, la considerano ancora troppo statica sul fronte digitale e percepita come vicina al mondo politico.