Nei cieli sopra le nostre città e paesi è passata e sta lasciandoci una cometa, la C/2022 E3 (ZTF). L’ultima volta che ci ha visitato è stato cinquantamila anni fa. Una cifra enorme tanto che se pensiamo al futuro nessun racconto di fantascienza si spinge così in avanti. Se guardiamo al passato spunta invece l’uomo di Neanderthal, un nostro parente prossimo, piuttosto evoluto socialmente e tecnologicamente, tuttavia facilmente collocato dal nostro immaginario accanto ad una caverna con una clava in mano. Di qui il nome tecnico C/2022 E3 (ZTF), così poco praticabile, è stato sostituito con un più simpatico cometa dei Neanderthal. In questi giorni di avvicinamento essa è stata ben visibile e fotografabile anche con un telescopio amatoriale, come io stesso ho potuto sperimentare con i giovani della cappellania universitaria.
L’acrostico ZTF sta per Zwicky Transient Facility che è un sistema robotico di scansione della volta celeste operativo dall’osservatorio astronomico di Monte Palomar negli Usa. Il suo compito è individuare oggetti celesti transitori, come le supernove o in movimento, come asteroidi e comete. L’accostamento tra i nostri progenitori delle caverne ed un sistema robotico automatico, è un fatto curioso che ci può aiutare a riflettere in questo tempo ipertecnologico. Per me astrofilo alle prime armi è stata una emozione forte individuare C/2022 E3 (ZTF) tra i comignoli ed i tetti dei condomini in cui è incastrata la parrocchia di cui sono pastore. Dopo averne studiato il moto e consultato il meteo, finalmente un bel mattino alle cinque è stato possibile osservarla, sufficientemente alta da svettare sui tetti e così luminosa da impressionare la fotocamera collegata al telescopio. Con il binocolo non è stata visibile e tantomeno ad occhio nudo. Con un sistema misto ottico e digitale è stato invece possibile scorgerne la coda, anzi le code.
La cometa dei Neanderthal all’osservazione ha infatti una chioma bianca e verdastra, una coda di polveri giallastra e una seconda debole coda di gas ionizzati che nelle fotografie astronomiche appare come una bella linea retta scritta nel cielo con un righello cosmico. Di fronte a tale spettacolo spariscono freddo, sonno e preoccupazioni. Resta la bellezza del creato che raggiunge fotone per fotone l’occhio del cuore, passando per quello del corpo, ma prima ancora e necessariamente per quello della macchina. Quando il cielo si apre si avvera quanto la Scrittura predice: piove dall’alto il Giusto. La contemplazione del cielo notturno ed ancora più dei suoi fenomeni sporadici e particolari, ha la capacità di muovere il profondo di noi stessi, di ravvivare la vocazione all’universale seminata nel nostro cuore, di restituire la figliolanza divina. Rileggo dunque e brevemente con questa esperienza astronomica il dibattito sull’uso delle tecnologie emergenti che prende sempre più corpo e significato in ogni ambiente, anche quello ecclesiale.
Abbiamo tutti compreso come il digitale, e tutto quello che ne deriva, è un fatto umano imprescindibile che tanto manifesta quanto condiziona ognuno di noi. In tempi di metamorfosi e rivoluzioni, la tentazione laddove la semplice fuga non è più possibile, è sempre quella dello schieramento. Pro o contro la tecnica. La mia piccola esperienza del cielo notturno di questi giorni, in caccia di una cometa che tiene insieme preistoria, presente e futuro remoto, fa emergere una via dinamica e di equilibrio più promettente. Lo slogan spesso ripetuto nel dibattito sulla tecnologia è quello di collocare l’umano al centro, rendendolo protagonista del processo, conferendogli la dignità che merita ed i poteri opportuni per dominare e non essere dominato dalla macchina. C/2022 E3 (ZTF) mi si rivela nel suo splendore attraverso una alleanza tra i doni che il Signore mi ha fatto, la vista; i doni che il Signore ha fatto all’umanità intera, il creato; i doni che il Signore ha fatto ad alcuni che, trafficandoli, hanno creato la tecnologia opportuna. Infine il dono ultimo della scoperta che si fa comunione quando le immagini che catturo diventano condivisione con gli amici astrofili, con i giovani del mio oratorio, con i bambini del catechismo o gli adulti con cui entro in contatto.
Nel nostro oggi e nel nostro domani può la tecnologia trasformarsi da strumento di potere e di poteri in strumento di servizio e di incontro con la bellezza di Dio? L’uso del telescopio collegato ad un computer mi insegna che è possibile spendere la tecnica per aumentare la conoscenza, condividerla per stimolare il domandare sull’essere umano e sul creato sino alle domande su Dio, assegnarle infine un ruolo importante, ma non assoluto per continuare ad essere liberi anche custodendo parte del nostro passato analogico. Oggi la tecnica risolve problemi tecnici, assicura forti introiti in chi la produce e governa, coltiva una narrazione di sé stessa sempre positiva e portatrice di sviluppo. Non è tutto vero, non è tutto falso. L’incontro con Cristo ci aiuta, ancora una volta, a fare discernimento sul nostro presente. La migliore tecnica è quella che ci apre una porta verso il cielo, quella che ci permette di ascoltare una parola di predilezione, quella che trasforma il rapporto uomo macchina in un rinnovato rapporto tra gli umani.
La cometa ed il telescopio associati ci rivelano le ragioni per cui siamo capaci di costruire un telescopio e desiderosi di contemplare una cometa senza doverla catturare. La cometa dei Neanderthal attraversa il cielo e le cronache per poi sparire nello spazio profondo. Può, come una ben più nota e misteriosa cometa di duemila anni fa, condurci ai piedi di un bambino e grazie a Lui spingerci a svuotare i nostri scrigni tecnologici. Usare la tecnica ma lasciare da parte la sua idolatria, l’oro. Costruirla e governarla ma lasciare da parte l’idolatria per chi la costruisce e governa facendosi così uguale a dio, l’incenso. Trafficare i nostri talenti per il bene comune, ma lasciare da parte il sogno recondito di entrare nella storia per aver realizzato l’innovazione definitiva, l’artefatto conclusivo, il sistema economico più remunerativo, la mirra. Benvenuta dunque C/2022 E3 (ZTF) che ci fai aprire gli occhi su quanto ci sovrasta, su quanto ci abita, e su Chi ci può davvero salvare.
Foto di Justin Wolff su Unsplash