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Sostenibilità, come si prepara l'Uganda: una ricerca di dottorato Agrisystem

01 giugno 2023

Sostenibilità, come si prepara l'Uganda: una ricerca di dottorato Agrisystem

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L’adattamento al cambiamento climatico a cui sono chiamate le piccole aziende agricole in Uganda, nonché la diversificazione delle attività per ottenere un guadagno congruo, è il focus su cui si concentra la ricerca di Lucy Aciro, che partecipa al programma “De Africa” dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Aciro è ricercatrice alla University of the Sacred Heart di Gulu, in Uganda, e nelle ultime settimane è stata a Piacenza insieme ad altri docenti e ricercatori di Paesi africani.  

Scopri il progetto De Africa

«Si sono tutti iscritti al nostro dottorato internazionale Agrisystem - dice Paolo Ajmone Marsan, coordinatore della scuola di dottorato - che si occupa del sistema agroalimentare sia dal punto di vista tecnico sia giuridico ed economico. Si tratta di docenti di università africane, in visita tre settimane da noi per proporre progetti di ricerca insieme ai loro tutor. Sono progetti ai quali lavoreranno nei prossimi tre anni nei loro rispettivi Paesi, benché su temi concordati e con l’assistenza dei nostri docenti».

Proprio nella regione dove è ubicata la sua università, dice Aciro, il consumo di carbone e benzina si assesta sul 90%, comportando forti rischi per la popolazione. «La bassa crescita delle specie indigene, come la Vitellaria paradoxa (carité o albero del burro) - spiega la ricercatrice - pone dei problemi al sostentamento delle comunità, così come la scarsità di legname dovuta alla deforestazione. Anche la variabilità del clima potrebbe rappresentare una minaccia alla sicurezza alimentare e comportare problemi legati alla malnutrizione».

La sostenibilità e la capacità di conciliare quest’ultima con le necessità delle popolazione e degli agricoltori ugandesi è uno dei temi sui quali si sofferma Aciro, la cui tutor è Elena Castellari. «È urgente fare nostro l’avvertimento di Papa Francesco nella “Laudato Sii” del 2015 - sostiene - dove spiegò come sia fondamentale affrontare la crisi climatica e prendersi maggiore cura della Terra, casa comune di tutti noi, nonché affrontare la piaga della povertà».

Il progetto rappresenta un ponte teso fra l’Africa e l’Università Cattolica. «Lo scambio è reciproco dal punto di vista tecnologico e dei metodi di analisi - dice Ajmone Marsan - il mondo Occidentale è più avanzato, ma questo scambio ci permette di comprendere meglio le vere problematiche sul campo di Paesi molto diversi fra loro perché appartenenti a zone geografiche differenti. In Africa le soluzioni non sono univoche, bensì molto diversificate». Così come lo sono le università. «La ricerca in questi Paesi varia a seconda del Paese e della disponibilità di fondi. In Africa ci sono università molto avanzate e centri delle nazioni unite dove la ricerca ricalca un modello internazionale, ma ci sono pure università locali che hanno difficoltà oggettive a svolgere una ricerca sul campo finanziata. Noi, come Cattolica, cerchiamo di dare una mano soprattutto a queste piccole univeristà».

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Redazione

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