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Un manifesto per il Benessere e le Pari opportunità

28 ottobre 2025

Un manifesto per il Benessere e le Pari opportunità

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Costruire percorsi di dialogo e progettazione di buone prassi, assicurare parità e pari opportunità nel lavoro e nello studio, realizzare un luogo di libero pensiero, di dibattito e confronto di idee e di condivisione culturale, valorizzare le diverse professionalità, amplificare la forza, l’incisività e il valore delle azioni positive, consolidare lo scambio di buone pratiche, fare sistema attraverso un coordinamento delle risorse professionali ed economiche e impegnarsi a coinvolgere gli altri comitati nelle iniziative organizzate. In questi otto punti c'è l'essenza delle esigenze che hanno portato alla creazione della Rete dei Comitati Unici di Garanzia e degli Organismi di Parità Città di Milano ratificata mercoledì 22 ottobre al Politecnico con la pubblicazione di un Manifesto che ha tra i suoi firmatari anche l'Università Cattolica.

MANIFESTO DEI COMITATI UNICI DI GARANZIA E DEGLI ORGANISMI DI PARITÀ CHE OPERANO SUL TERRITORIO DI MILANO

«La firma del Manifesto - spiega la professoressa Raffaella Iafrate, Delegata del Rettore per le Pari Opportunità -  è un ulteriore importante passo del nostro Ateneo. Un'occasione in più per sottolineare come dal confronto , tra istituzioni diverse in una prospettiva interdisciplinare, possa essere approfondito sempre di più la riflessione su questo tema per creare una cultura condivisa. Al tempo stesso - conclude Iafrate - la firma è stata un'occasione per ribadire l'importanza della sinergia perché solo dalla collaborazione tra le varie realtà le idee possono tradursi in azioni concrete».

Nel corso dell'evento dedicato alla nascita della Rete è intervenuta la professoressa Maria Grazia Fanchi, direttrice dell'Alta Scuola in Media, comunicazione e spettacolo (ALMED) dell'Università Cattolica che ha illustrato gli immaginari del lavoro nel cinema e nell'audiovisivo e di come è rappresentato il lavoro femminile e la conciliazione tra vita privata e professionale. Riprendendo i dati di un'indagine condotta nel 2015, che ha analizzato 240 film usciti tra il 2017 e il 2024, è emerso come il tema del lavoro sia ancora centrale ma segnato da stereotipi difficili da superare.

Nei film diretti da donne – solo l’8% del campione – emergono con maggiore forza le questioni legate al benessere lavorativo e della conciliazione, un tema quest'ultimo, che in generale compare come una linea narrativa secondaria. In ogni caso quando il tema della conciliazione rappresenta la linea narrativa primaria esso è associato a personaggi prevalentemente femminili.

In crescita le narrazioni incentrate sulla solidarietà tra donne e sulle alleanze nei luoghi di lavoro. Le protagoniste si sottraggono alla logica competitiva o paternalista delle istituzioni. La relazione tra donne assume valore politico e trasformativo. 

Il lavoro femminile, quindi, sta entrando negli immaginari cinematografici e mediali come infrastruttura narrativa portante nonostante la donna lavoratrice venga  ancora prevalentemente rappresentata come un’anomalia: corpo estraneo nel contesto di lavoro o agente di cambiamento. Ma sono in aumento le narrazioni esemplari, di successo, rivincita o riscatto.

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Redazione

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