Web reportage | SAFER INTERNET DAY

Viaggio onlife: perché il web non è più una bolla

05 febbraio 2021

Viaggio onlife: perché il web non è più una bolla

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Socrate sosteneva che la scrittura era una minaccia per la cultura perché non si possono fare domande a un libro. Ironicamente un filosofo contemporaneo ha detto che a Socrate mancava internet. In effetti oggi nessuno può più prescindere dall’universo online. Nel bene e nel male. I ragazzi, anche se non solo loro, sono i più vulnerabili nell’avvicinarsi a questo strumento dalle immense potenzialità ma anche dai più insidiosi rischi.

Il 9 febbraio è il Safer Internet Day e per l’occasione Cattolicanews ha dato voce ad alcuni esperti dell’Ateneo che quotidianamente si occupano della rete nei propri ambiti di ricerca. Dalla psicologia della comunicazione alla sociologia dei fenomeni collettivi, dalla psicologia dello sviluppo alla psichiatria, dal diritto all’informatica, le scienze si interrogano su opportunità e rischi dell’online valutandone la portata e l’impatto sulla vita, sui pensieri, sui comportamenti, sulla costruzione dell’identità per i giovanissimi. Ascoltiamo le loro riflessioni.

Con lei è sempre stato amore e odio, luogo di conoscenza ma anche di frustrazioni, fucina di incontri amicali ma anche di fatiche e sconfitte. La scuola è questo nell’immaginario collettivo di tutte le generazioni di studenti, un posto dove si impara a crescere prima ancora che ad apprendere nozioni. Nell’ultimo anno i ragazzi hanno dovuto rinunciare alla socialità in presenza. «Sono stati i giovani a patire più di tutti la riduzione delle libertà, ma al contempo a mostrare maggiore resilienza e capacità di gestirsi con una certa naturalezza da remoto». Le parole della sociologa dei fenomeni collettivi Cristina Pasqualini esprimono la forza della relazione che nasce a scuola e continua nella vita.

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Valentina Stefani  Emanuela Gazzotti

Valentina Stefani Emanuela Gazzotti

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È pur vero che il concetto di relazione è profondamente mutato con l’accesso continuo ai social e con l’iperconnessione. Con conseguenze importanti sia a livello sociale sia a livello personale, come spiega bene Giuseppe Riva, docente di Psicologia della comunicazione. «Tutto quello che noi facciamo sui social non è più in una bolla, in un mondo separato, ma qualcosa che immediatamente e inevitabilmente avrà un effetto anche sulla vita reale e sulle relazioni». Uno dei rischi in cui si incorre è la possibile creazione di una distanza tra l’identità sociale e l’identità personale. Non sempre, infatti, il soggetto riesce a esprimersi liberamente sui social e quindi preferisce creare la propria identità virtuale conformandosi alle regole oppure ritrarsi completamente.

«L’esposizione a messaggi d’odio e commenti offensivi che discriminano l’individuo o il gruppo per colore, pelle, nazionalità, religione, orientamento sessuale sono i rischi più frequenti per i minori» - ha spiegato la sociologa Giovanna Mascheroni che da oltre dieci anni coordina per l’Italia il progetto di ricerca europeo EU Kids Online e valuta opportunità e rischi della rete per i ragazzi.

Di cyberbullismo la professoressa Mascheroni parlerà martedì 9 febbraio (ore 17.30) nel corso del talk "Educare i giovani all’uso consapevole di Internet". Nel corso dell'incontro verrà presentata l'app “Convy School” dedicata alla prevenzione di questo fenomeno. L'evento sarà trasmesso sulla web-tv del Comune di Milano.

Un altro dei rischi che corrono i minori sempre connessi è quello del gaming che tuttavia non va demonizzato in sé. «Il gaming per i ragazzi tra gli 11 e i 13 anni è semplicemente divertente, una zona di comfort prima dell’adolescenza che spaventa. Bisogna preoccuparsi solo se ci sono segni di ritiro sociale, se la spinta verso l’autonomia e a uscire si inverte e viene usata per trattenersi dentro casa».  Sono le parole di Federico Tonioni, psichiatra e responsabile del Centro Pediatrico Interdipartimentale per la Psicopatologia da Web della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS. Il problema in questo caso è sempre la rabbia accumulata in epoca precedente che, insieme alla noia, è alla base di tutte le maggiori forme di psicopatologia degli adolescenti.

Il panorama dei rischi che i ragazzi corrono in rete è ancora più ampio. Ne prendiamo in considerazione un altro, il sexting, ossia la condivisione di materiali a sfondo sessuale tramite dispositivi digitali. Che sia agito all’interno della coppia o usato come scambio di immagini per fare conversazione questo fenomeno è spesso vissuto dagli adolescenti senza la consapevolezza necessaria perché «la comunicazione digitale ci autorizza ad essere “spettautori” ovvero lettori e autori di contenuti che circolano agilmente in rete, nei canali ufficiali come in quelli più sotterranei» - sottolineano le pedagogiste e ricercatrici del Centro di ricerca Cremit, Alessandra Carenzio e Simona Ferrari.

Un’altra grande preoccupazione relativa alla rete è il cyberbullismo che nasce spesso dal bullismo tradizionale perché entrambi sono fenomeni di gruppo che coinvolgono i prepotenti, le vittime e gli spettatori. Per fronteggiare questi problemi è necessaria un’azione di comunità, come sostiene la psicologa dello sviluppo Simona Caravita: «Insegnanti, educatori e genitori devono accompagnare i giovani a utilizzare in modo corretto gli strumenti digitali e a valutare le conseguenze che possono provocare le loro azioni virtuali agli altri».

Il cyberbullismo è oggetto di attenta riflessione anche del diritto in particolare al tempo della pandemia in cui si è riscontrato un aumento della cosiddetta cyberdevianza minorile. L’assegnista di ricerca in Diritto penale Marta Lamanuzzi - spiega: «La maggior parte delle condotte riconducibili a tale fenomeno costituisce reato nel nostro ordinamento, sebbene, da una parte, i minori non sempre siano imputabili - sotto i quattordici anni non lo sono mai e sopra i quattordici anni spetta al Tribunale per i minorenni deciderlo - e sebbene l’attivazione di un processo penale a carico di un minore debba essere un’opzione assolutamente residuale.

Fra le ipotesi criminose astrattamente configurabili, le più ricorrenti sono: la diffamazione, l’illecito trattamento di dati personali, la minaccia, lo stalking, la diffusione illecita di foto e video sessualmente espliciti (revenge porn), fino, nei casi più gravi, all’istigazione al suicidio (bullycide)».

I punti di riferimento del diritto sono basati su una storia che non poteva prevedere l’avvento della rete e tutte le conseguenze, anche in termini di reati, che questa avrebbe richiesto di considerare. Per questo serve una nuova bussola, come spiega Gabriele Della Morte, docente di Diritto internazionale penale. Gli algoritmi hanno rivoluzionato il sistema: «Diversamente da un contratto firmato o un coltello insanguinato - commenta il professore - per un giudice è molto difficile leggere quello che c’è nell’algoritmo e capire l’elemento discriminatorio originario, perché l’algoritmo è stato trasformato dalle informazioni che ha incamerato».

La rete può essere fonte di spiacevoli inganni e chi naviga senza conoscere alcuni accorgimenti può, come si dice, essere “cybertruffato”. Bastano tre trucchi per essere più sicuri, come racconta Marco Della Vedova, docente di Algoritmi e strutture dati presso la facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali. «Innanzitutto occorre fare attenzione alle password. Un sistema semplice è quello di usare il “password manager”, un programma che salva in modo sicuro tutte le password e che può essere condiviso su tutti i propri dispositivi. Poi è importante usare sempre il protocollo https che permette di scambiare i messaggi con i siti web con tecniche crittografiche sicure. Infine bisogna controllare l’url, o indirizzo della pagina, perché i cyber truffatori usano siti fantasma con indirizzi molto simili a quelli originali».

La Rete che vorremmo

Dei cambiamenti epocali che coinvolgono il web a diversi livelli, sociale, economico, geopolitico e culturale, parleremo approfonditamente mercoledì 10 febbraio nell’incontro “La Rete che vorremmo”, primo webinar del ciclo Alumni Global Talks. Tra gli ospiti Ruben Razzante, Professore di Diritto dell’Informazione in Cattolica, il presidente della Rai Marcello Foa, Mariangela Marseglia, Alumna Unicatt, Country Manager Italy and Spain - Amazon e Simona Panseri, Senior Director Corporate Communications and Public Affairs Southern Europe-Google.

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