Web reportage | Giornata Internazionale della Donna

Women in STEM, uno sguardo sul futuro da non sprecare

08 marzo 2021

Women in STEM, uno sguardo sul futuro da non sprecare

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Vedere oltre e capire il mondo con occhi diversi. Con quelli delle donne. La giornata internazionale dell’otto marzo ci offre l’occasione per riflettere su questo, con la postilla di ricordarlo per tutto l’anno.

Lo sguardo che vi proponiamo oggi è quello delle docenti e delle ricercatrici impegnate ogni giorno a fare ricerca nelle cosiddette materie STEM (Science, Technlogy, Engineering, Mathematics). Ambiti ancora troppo colorati di azzurro poiché le donne continuano a preferire percorsi umanistici e letterari. Questo significa che la popolazione femminile verrà esclusa dall’industria 4.0 che sta richiedendo sempre più figure con conoscenze tecnico-scientifiche. L’ultima indagine sul profilo dei laureati di Almalaurea mette in evidenza che è più elevata la componente maschile, che raggiunge il 59,9%, rispetto al 40,1% di quella femminile.

E questo si registra anche nel mondo della ricerca universitaria dove troviamo solo il 30% di presenza femminile. Dopo brillanti percorsi di laurea e dottorato, molte donne più che preparate rinunciano a questa strada. «Vedo una certa sfiducia nelle giovani ricercatrici che preferiscono inserirsi in aziende o enti esterni perché così riescono a conciliare meglio i tempi di lavoro con le loro prospettiva di vita e di famiglia», spiega Paola Battilani, docente di Difesa delle derrate agroalimentari presso la Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali, impegnata nella ricerca di microtossine per prevenire la contaminazione negli alimenti, lavoro che è sfociato in un brevetto europeo commercializzato da una multinazionale per il biocontrollo dell’Aspergillus flavus, un fungo del mais.

Un articolo di

Antonella Olivari e Sabrina Cliti

Antonella Olivari e Sabrina Cliti

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Erika Martinelli

«Fare ricerca in università – aggiunge - significa non avere orari, dare la piena disponibilità e impegno costante che spesso non si concilia con il resto. Ma il messaggio che voglio dare in questa giornata della donna è che quello della ricerca è un mondo bellissimo, dove ci si deve spendere molto ma che ti permette di guardare lontano, di condividere risultati con i colleghi di tutto il mondo e che ti regala grandi soddisfazioni se ci metti passione».

«Rispetto agli uomini le donne – spiega - hanno uno sguardo diverso, sono più orientate al risultato pratico-applicativo, al problem solving più accentato. Inoltre, sono più tolleranti, maggior capacità di lavorare in team. Sono più concilianti e questo a volte fa perdere loro posizioni».

La ricerca è per sua natura, guardare al futuro, immaginare soluzioni nuove, creare mondi migliori. Come testimonia Selene Mor, ricercatrice post-doc della Facoltà di matematica che studia il modo in cui la materia interagisca con la luce, perché quando la luce attraversa un materiale fornisce un’energia agli elettroni che può cambiare la proprietà del materiale stesso.

È nella natura delle donne prendersi cura degli altri, per questo sono così brave a prendersi cura della Natura

Lucrezia Lamastra

«È nella natura della donna prendersi cura degli altri, per questo sono così brave a prendersi cura della natura»: spiega Lucrezia Lamastra docente di Chimica Agraria della Facoltà di Scienze agrarie alimentari e ambientali dell’Università Cattolica. From farm to fork, dal campo alla tavola, è il piano decennale messo a punto dalla Commissione europea per guidare la transizione verso un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente. Ed è proprio alla cura dell’ambiente che Lamastra sta dedicando la sua attività di ricerca.

Il from farm to fork, trova in Margherita Dall’Asta, Ricercatrice nel settore delle Scienze Dietetiche Applicate del Dipartimento di Scienze Animali, della Nutrizione e degli Alimenti -DiANA-, il suo completamento. La sua attività di ricerca infatti «è volta a studiare la qualità nutrizionale degli alimenti, con attenzione al ruolo che svolgono nel contesto di un regime alimentare corretto. Garantire infatti la produzione di alimenti che siano adeguati da un punto di vista nutrizionale, rappresenta una delle strategie per promuovere la salute dei consumatori».

Per Stefania Pagliara, docente di Fisica sperimentale alla Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali, che coordina un team tutto al femminile, «le capacità e le competenze delle ricercatrici donne sono le stesse dei colleghi uomini, ma le dinamiche di interazione all’interno del gruppo di ricerca così come il modo di affrontare il problema scientifico risentono della presenza femminile. Credo che la ricerca scientifica possa solo trarre grandi vantaggi da questa diversità, punti di vista diversi permettono di cogliere sfumature e scoprire aspetti che altrimenti rimarrebbero nascosti».

Rispettare l’ambiente significa anche tutelarne la delicata biodiversità vegetale e animale: lo sa bene Licia Colli ricercatrice di Genomica animale, che attraverso l’analisi del DNA moderno e antico studia la genetica degli animali per tutelarne la biodiversità e comprendere le basi molecolari della resistenza alle malattie e dell’adattamento all’ambiente. Colli coordina progetti internazionali e, ammette, a volte percepisce la diffidenza iniziale dei suoi interlocutori, ma «è un’opportunità da cogliere per dimostrare che le competenze professionali vanno oltre i confini di genere».

La sensibilità femminile di saper gestire contemporaneamente molte cose è determinante nel fare ricerca: parola di Giorgia Spigno, docente di Scienze e tecnologie alimentari, a capo di un gruppo di 15 persone, si dedica allo sviluppo di processi sostenibili per il recupero e valorizzazione di residui agro-alimentare tramite la loro conversione in bioplastiche, additivi e ingredienti e studia la modellazione e ottimizzazione dei processi dell’industria alimentare, come ad esempio i processi di surgelazione di alimenti.

«Sfortunatamente c'è ancora bisogno di "celebrare" la presenza femminile in ambito universitario – sottolinea Giulia Giantesio, ricercatrice di Biofluidodinamica - perché se è vero che il numero di studentesse a un corso di laurea in matematica è pari o addirittura superiore a quello maschile, ciò non vale per quanto riguarda poi le posizioni accademiche. Non so bene spiegare come mai. Sicuramente la carriera accademica richiede un impegno costante verso la ricerca e chi vuole dei figli difficilmente riesce a conciliare le due cose. È un peccato quindi trovarsi ancora al giorno d'oggi a dover sottolineare come dalla diversità di genere possa solo nascere qualcosa di positivo e come questa diversità andrebbe tutelata. Sono convinta, infatti, che la curiosità, la flessibilità e l'attenzione tipiche della mentalità femminile possa portare a un valore aggiunto nella ricerca scientifica».
 

Alessandra Fontana

Di recupero di ‘scarti’ agroalimentari si occupa la biotecnologa Alessandra Fontana e lo fa nell’ottica di un’economia circolare capace di rendere concreto il concetto di sostenibilità: grazie anche al suo lavoro di ricerca i residui dell’industria lattiero-casearia, come il siero deproteinato e i residui di porzionatura e grattuggiatura delle forme di formaggio, trovano nuova vita trasformandosi in fonti alternative di energia

E di passione per una ricerca che possa dare risposte ai problemi e “fare la differenza” ci parlano Caterina Capri, dottoranda Agrisystem ed Erika Martinelli, borsista di ricerca della facoltà di Scienze agrarie alimentari e ambientali, che ci raccontano i loro sogni nel cassetto in questa intervista doppia.

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