Un quadro a tinte fosche in cui a essere penalizzate sono maggiormente le giovani donne, per le quali l’accesso al lavoro è più difficoltoso e incerto rispetto ai coetanei, pur avendo livelli di istruzione maggiori: le laureate sono il 10% in più dei laureati. Pe non parlare del gender pay gap o dei divari retributivi di genere e di carriera dovuti alla cosiddetta child penalty, la penalità salariale delle donne con figli. In Italia, a 15 anni dalla nascita del primo figlio, la retribuzione delle madri è circa la metà di quella delle donne senza figli, proprio a causa dell’inferiore numero di ore lavorate.
In sintesi, la condizione più favorevole è quella di un uomo che vive al Nord tra i 30 e i 34 anni, laureato; la peggiore quella di una donna tra i 18 e i 25 anni che vive al Sud, senza la laurea.
Tutti aspetti che sono stati affrontati nelle due giornate di “Elle active! 2024”, dando voce a donne e uomini di diverse generazioni, differenti ambiti professionali ed esperienze di vita con l’obiettivo di favorire la diffusione di approcci e comportamenti che possano davvero favorire la parità di genere e contrastare visioni stereotipate del femminile e del maschile.
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