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Archeologia, dove le nostre origini rivivono

27 giugno 2024

Archeologia, dove le nostre origini rivivono

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Esplorare la storia dell’uomo attraverso antiche strutture murarie e reperti è il lavoro affascinante degli archeologi che, grazie a un attento lavoro di scavo e di analisi, ridanno vita alle origini di comunità, villaggi, chiese, strade, parte della nostra storia.

L’Università Cattolica ha una lunga tradizione nell’ambito dell’archeologia che affonda le sue radici negli anni Sessanta con la costituzione dell’Istituto di Archeologia e Storia dell’arte e i primi scavi, fino all’avvio della Scuola di specializzazione in Beni archeologici nel 1997/98 e al Dipartimento di Storia, archeologia e storia dell’arte nel 2012. Oggi alla Scuola si aggiungono un corso di laurea triennale in Scienze dei beni culturali con indirizzo archeologico e una magistrale in Archeologia e Storia dell’arte, ma non solo. Le professioni dell’archeologia, infatti, sono molte e alcuni corsi professionalizzanti formano competenze per il supporto tecnico-organizzativo, logistico, tecnologico.

Le attività di scavo archeologico sono iniziate negli anni Sessanta con il professor Michelangelo Cagiano de Azevedo che diresse la missione archeologica italiana a Malta insieme a Sabatino Moscati. Da allora la vocazione verso gli scavi non si è mai interrotta e negli anni Ottanta si sono svolte diverse campagne di ricerca a Luni da parte di Maria Pia Rossignani e di Silvia Lusuardi Siena.

Una tradizione che continua. Oggi docenti, studenti, specializzandi, dottorandi e professionisti già formati uniscono le competenze acquisite grazie alla formazione in Ateneo e all’esperienza pratica sul campo.

Ultima, ma solo in ordine cronologico, è l’attività nel sito archeologico Cavellas a Casazza (BG), l’insediamento romano tra il I e il V° secolo d.C. dove, con il coordinamento di Federica Matteoni, si è concluso pochi giorni fa il terzo scavo.

Un articolo di

Emanuela Gazzotti

Emanuela Gazzotti

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Spostandoci nel capoluogo lombardo, l’Ateneo ha partecipato al progetto "PAN Parco Amphitheatrum Naturae" di archeologia green, avviato nel 2019 per iniziativa della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Milano città metropolitana. A guidare i lavori è stato il professor Furio Sacchi, docente di Archeologia classica dell’Ateneo, insieme con i colleghi Giorgio Baratti (Metodologia della Ricerca Archeologica) e Francesca Bonzano (Archeologia Classica), che hanno organizzato nel 2021 un campo scuola di archeologia nell’area dell’anfiteatro romano.

Ubicato nell’isolato tra via De Amicis, via Conca del Naviglio e via Arena, questo vero e proprio campo scuola ha riportato alla luce ampie porzioni delle fondazioni che sorreggevano le gradinate destinate agli spettatori e delle strutture ipogee situate al di sotto dell’antico piano dell’arena, elementi finora non conosciuti. Il tutto in vista di un sito che costituirà la più importante area archeologica per estensione e rilevanza della Milano romana e non solo.

Sempre a Milano ricerche, scavi e studi trentennali sul sottosuolo nel cuore della città sono confluiti nel volume "Milano. Piazza Duomo prima del Duomo" a cura degli archeologi Silvia Lusuardi Siena, Elena Spalla e Filippo Airoldi. Questo opus magnum di 900 pagine racconta della piazza che fu occupata dalla fine del IV secolo d.C. da prestigiosi edifici di culto appartenenti al complesso episcopale, la basilica di Santa Maria Maggiore e Santa Tecla (IV - V secolo) con i rispettivi battisteri.

In particolare, della seconda che occupava buona parte dell’attuale piazza restano parti visibili dal mezzanino della metropolitana e dall’area archeologica sotto il sagrato del Duomo. L’evoluzione di Piazza Duomo si ricostruisce attraverso le trasformazioni delle strutture edilizie, degli elementi architettonici e decorativi, e le migliaia di manufatti, vetri, metalli e centinaia di monete. Prima la costruzione nel 1943 di un rifugio antiaereo poi la realizzazione della prima linea metropolitana coinvolse l’area del Duomo proprio nella piazza dove giacevano i resti dell’antica cattedrale.

La stessa Università Cattolica, sede dell’antico monastero di Sant’Ambrogio, è stata oggetto di scavi dal 1986 al 2004, coordinati da Marco Sannazaro, docente di Archeologia all’Università Cattolica, da cui sono emersi reperti interessanti che hanno portato alla luce il tesoro nascosto oggi conservato nell’aula Bontadini di largo Gemelli, antica ghiacciaia del convento. Dieci metri sottoterra sono state rinvenute ben 800 tombe accompagnate da corredi più o meno ricchi a seconda dell’estrazione sociale del defunto. Recipienti, monete, gioielli e strumenti per la toeletta femminile. Uno dei reperti più curiosi ed enigmatici rinvenuti durante gli scavi è la cosiddetta “signora del sarcofago”. La tomba del III secolo, collocata ora nel Giardino santa Caterina d’Alessandria dell’Ateneo, ritrovata ancora sigillata, conserva i resti di una donna dai tratti mediterranei tra i 24 e i 31 anni probabilmente di rango elevato.

Il viaggio degli archeologi alla scoperta della Lombardia continua a Palazzo Pignano (CR) dove i resti di una lussuosa villa romana, vissuta tra il I° e il V° secolo d.C., sono stati portati alla luce grazie agli scavi dal 2016 al 2019 sotto la direzione di Furio Sacchi, docente di Archeologia classica. I ruderi della villa connotano oggi un angolo di Pianura Padana immutato nel tempo e anche le trasformazioni a cui il complesso residenziale andò incontro in epoca altomedievale con la frequentazione longobarda e poi, intorno all’anno 1000, con la presenza di una curtis cum plebe attestata dalle fonti letterarie. L’ultima campagna del 2019 ha aperto due nuove aree di scavo nel settore residenziale della villa e nell’area occupata dagli edifici destinati allo stoccaggio e alla lavorazione dei prodotti che provenivano dalle vaste proprietà di pertinenza del complesso residenziale. Si è potuto così conoscere in modo più approfondito la lunga storia del sito.

Anche in Val Camonica, a Vione (BS), gli archeologi dell’Ateneo, guidati da Marco Sannazaro, sono impegnati da anni nel sito archeologico più alto d’Europa, la fortificazione di Tor dei Pagà risalente all’epoca medievale, dove nel 2022 studenti di Archeologia hanno dedicato parte delle loro vacanze a setacciare la terra e a catalogare materiali. 

Sono numerosi i reperti appartenenti alla fortificazione esistita tra il XIII e il XIV secolo, come ad esempio punte di dardo per balestra e arco che hanno suggerito la presenza nella fortificazione di uomini armati. Il rinvenimento di bottoni, borchiette floreali da cintura in lega d’argento, ma anche fibbie da cintura in bronzo o i frammenti di un bicchiere in vetro decorato sono indizi della presenza o del passaggio nella fortificazione di persone di rango sociale relativamente elevato.

Più o meno della stessa epoca è la “casa nel borgo” di Castelseprio (VA) che si trova nel Parco Archeologico oggi sito dell’Unesco. Qui i primi scavi risalgono agli anni Settanta ma quelli più recenti dal 2016, condotti dal professor Sannazaro, hanno coinvolto anche gli archeologi della Cattolica. 

L’area del borgo indagata dall’Ateneo nel 2021 ha messo in evidenza i resti di antiche abitazioni in muratura, una nei pressi della chiesa di S. Maria foris portas e due vicino all’ingresso del castrum. Mentre gli altri due sono stati reinterrati, è rimasta visibile una casa con le mura in pietre e ciottoli, nella sua fase più tarda (bassomedievale), che si presenta con una pianta rettangolare allungata, suddivisa in almeno tre ambienti grosso modo di pari dimensioni, non comunicanti tra loro e presumibilmente affacciati su uno spazio aperto.

Per una panoramica rapida ma completa su tutti gli scavi realizzati negli anni dagli archeologi in Lombardia, e non solo, il professor Sacchi ha proposto una ricognizione puntuale delle attività di ricerca e scavo degli archeologi dell’Ateneo. E una mostra con pannelli dedicati è stata allestita in Università Cattolica, nella sede milanese di via Nirone, all’inizio del 2024.

Progetti sempre in corso d’opera, come nel caso di un nuovo scavo a Pavia che partirà a settembre guidato dall’archeologa Caterina Giostra. D’intesa con la parrocchia del S.S. Salvatore, fondata da un re longobardo come mausoleo dinastico, l’Università Cattolica avvierà i lavori nel piccolo chiostro adiacente la chiesa dove, in base ai piccoli saggi effettuati negli anni scorsi, si dovrebbe trovare un sepolcreto con tombe integre. Lo scavo avrà sempre come protagonisti gli studenti, i futuri professionisti che uniscono la teoria appresa sui banchi di scuola alla pratica sul campo con picconi e cazzuole in mano.

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