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Intelligenza Artificiale: così vicina, così complessa

19 luglio 2024

Intelligenza Artificiale: così vicina, così complessa

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Nel discorso pronunciato il 14 giugno scorso al G7 di Borgo Egnazia, Papa Francesco è tornato a sottolineare l’importanza e l’ambivalenza delle questioni connesse all’Intelligenza Artificiale. Per apprezzare la complessità di questo «strumento sui generis», nello stesso tempo «affascinante e tremendo», è necessario uno sguardo consapevolmente interdisciplinare, che tenga conto non solo della componente tecnologica, ma anche e specialmente delle premesse concettuali e delle ricadute etiche dell’AI. È una strada sulla quale l’Università Cattolica del Sacro Cuore si è incamminata da tempo, attraverso di una serie di iniziative fondate sulle diverse competenze – umanistiche, scientifiche, spirituali – che contraddistinguono il profilo dell’Ateneo. A partire dall’intervento del Pontefice, proponiamo qui una scelta dei contributi più significativi di una ricerca che è appena incominciata e che già si sta imponendo per accuratezza e profondità.

Nello specifico, l'intervento di Papa Francesco al G7 sarà al centro di uno speciale curato del Centro di Ateneo per la Dottrina Sociale della Chiesa, in cui numerosi docenti dell'Università Cattolica approfondiranno il dialogo fra ricerca e magistero elaborando proposte culturali e politiche all’altezza delle sfide che “ci toccano” non solo come destinatari passivi, ma chiamandoci a essere protagonisti.

I testi verranno pubblicati a settembre nella rivista del Dizionario. In questo web reportage pubblichiamo in anteprima il contributo di don Roberto Maier "L’intelligenza artificiale e il mistero della libertà" che ricapitola i termini della dimensione antropologica del discorso del Papa. A partire dalla esperienza vertiginosa della libertà personale, che decide di sé e della sua vita, Maier chiarisce perché l’ultima parola sulla intelligenza artificiale spetti al politico: come ogni persona esiste decidendo, anche la polis esiste solo come decisionalità condivisa.

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Redazione

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Uno dei momenti più importanti all’interno del percorso dell’Università Cattolica nell’approfondimento dei temi relativi all’Intelligenza Artificiale è stato quello con il professor Hiroshi Ishiguro, docente dell’Università di Osaka e tra le massime autorità in tema di intelligenza artificiale e robotica umanoide: «L’uomo ha intenzioni e desideri che lo rendono autonomo e lo stesso vogliamo fare con i robot – ha detto in occasione dell’incontro promosso dall'Unità di Ricerca sulla Teoria della Mente del Dipartimento di Psicologia - e questa è una evoluzione per l’uomo. Forse allora potremo arrivare a dire che anche il robot avrà una coscienza e capire la coscienza sarà proprio un ambito di ricerca nel prossimo futuro». Futuristiche previsioni? Al momento possiamo solo dire che la tecnologia è in rapidissima evoluzione, che l’AI è sempre più presente tra gli esseri umani, e che in luoghi come il Giappone si è già pronti a realizzare rapporti sociali tra umani e robot.

Una tematica che rimanda alla necessità di un’etica dell’algoritmo, la cosiddetta algor-etica, evocata, riprendendo gli interventi del Santo Padre, dal Cardinale José Tolentino de Mendonça, Prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede, in occasione del convegno “The Future of Catholic Universities in the AI Age”, promosso dal network SACRU e ospitato dal nostro Ateneo. Le Intelligenze Artificiali non sono neutrali ma implicano la necessità di avere corpi sociali intermedi che diano rappresentanza alla sensibilità etica di ricercatori, educatori e scienziati. Il mondo tecnologico è sempre più complesso e tale aspetto non può essere abbandonato alla sensibilità del singolo. Per il Cardinale Tolentino «l'investimento da fare è nella formazione di ogni membro della famiglia umana affinché possa sviluppare le proprie potenzialità cognitive, creative, spirituali ed etiche, e così contribuire, in un modo qualificato, al bene comune. La grande questione che sta dietro all'intelligenza artificiale continua ad essere antropologica».

Un concetto sottolineato anche da Padre Paolo Benanti, Presidente della commissione AI per l'informazione del Dipartimento per l'informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri, nel corso dell’evento “Dov’è il sapiente” promosso dall’Ateneo in collaborazione con la Diocesi di Cremona e ospitato nel campus di Santa Monica. Richiamando il filosofo John Rawls, Benanti nota come servirebbe una legge «conoscibile, universale e generale». Ma l’algoritmo non può essere nessuna di queste cose perché «non è conoscibile e non è universale, profila e non è generale perché obbedisce solo al padrone del server. Dunque, la pseudo legge algoritmica – ha aggiunto –, per non andare contro quello spazio pubblico che abbiamo conquistato con il sacrificio, ha bisogno di essere addomesticata, ha bisogno di quella forma di etica che noi chiamiamo algoretica».

Lo studio di questi temi fondamentali è tra i motivi che hanno portato alla creazione dello Humane Technology Lab (HTLAB), il Laboratorio dell’Università Cattolica che ha come obiettivo quello di investigare il rapporto tra esperienza umana e tecnologia attraverso un approccio olistico e multidisciplinare. Lo scopo principale di HTLAB è quello di promuovere le attività di ricerca inerenti all’aspetto umano della tecnologia sia in ambito accademico sia in prospettiva di divulgazione culturale presso un pubblico più ampio. In quest’ottica si inserisce il ciclo “Humane intelligence. Trasformare l’Intelligenza Artificiale in una tecnologia positiva”. «Penso che l’intelligenza artificiale sia un tema cruciale – ha dichiarato il professor Giuseppe Riva, direttore del Laboratorio, chiudendo l’ultimo incontro, dedicato all’AI Act, il primo corpus di regole al mondo sull'intelligenza artificiale e sul suo utilizzo - il nostro obiettivo è proseguire nell’esplorazione dei temi più avanzati in questo settore. Per questo dopo l’estate partirà un ciclo di eventi tutto nuovo».

Sempre in ambito di ricerca, molto importante per l’Ateneo è il progetto Metaversity che ha come obiettivo quello di esplorare il potenziale delle tecnologie virtuali per la didattica del futuro, in risposta alle sfide dell’apprendimento nell’era digitale. I risultati della prima fase del progetto – promosso da Teaching & Learning Lab (TeleLab) in collaborazione Centro Studi e Ricerche di Psicologia della Comunicazione (PsiCom) e HTLab -sono stati presentati nel campus di Milano durante il seminario “Extended: Il potenziale delle Realtà Estese nella Didattica e nell’Apprendimento”. «Con il progetto Metaversity, l’Università Cattolica è oggi alla frontiera dell’innovazione didattica e dell’applicazione delle nuove tecnologie al mondo dell’education» ha spiegato il professor Giovanni Marseguerra, direttore di TeleLab.

«L’esperienza della pandemia ci ha insegnato che al centro di ogni innovazione della didattica digitale ci devono essere le persone, non la tecnologia» ha ricordato il professor Andrea Gaggioli, coordinatore Metaversity e direttore PsiCom. «Quando si progettano ambienti virtuali per la didattica è fondamentale concentrarsi su ciò di cui studenti e docenti hanno realmente bisogno, sulle loro aspettative, sulle loro competenze e, soprattutto, sulle difficoltà determinate dagli attuali limiti degli strumenti e dei contenuti disponibili. Per questo è altrettanto importante coinvolgere nella progettazione tutti i portatori di interesse».

Una testimonianza tangibile dell’impegno dell’Università Cattolica in quest’ambito si è avuta già nel marzo dello scorso anno quando, grazie al lavoro di psicologi ricercatori del nostro Ateneo che da tempo si occupano di robotica sociale, per la prima volta in Italia, il robot Nao, già utilizzato in diversi contesti sociali, con bambini e anziani, ha interagito con gli esseri umani grazie alla ChatGPT integrata. Il robot ha risposto alle domande tecniche ma anche dirette e inaspettate, degli studenti presenti in aula.

«Abbiamo provato a integrare la ChatGPT nel robot sociale per rendere più fluida la relazione con il partner umano e più realistica la chat che fino ad oggi era solo un insieme di righe scritte su un display» - ha detto Antonella Marchetti, direttrice del Dipartimento di Psicologia e coordinatrice dell’Unità di ricerca sulla Teoria della Mente dell’Università Cattolica, che porta avanti la sperimentazione.

L’Intelligenza Artificiale rappresenta un’alleata sfidante e preziosa anche per il mondo della Medicina, come ricordato dallo stesso Padre Benanti in occasione della lectio tenuta a Roma all’incontro che ha riunito le quattro scuole di specializzazione in Endocrinologia della Facoltà di Medicina e chirurgia. L’applicazione dell’AI nella ricerca clinica è al centro degli studi dei ricercatori del nostro Ateneo come dimostrano gli importanti risultati conseguiti sui tumori del colon retto, sul tumore dell’ovaio e delle demenze.

Un mondo, quello della AI, dalle mille sfaccettature, e che, naturalmente, ha già avuto ripercussioni anche inquietanti, come quella al centro di “La tua faccia ci appartiene”, il libro inchiesta della giornalista del New York Times Kashmir Hill – ospite della Cattolica lo scorso febbraio - che ha indagato su Clearview, una startup che ha messo l’intelligenza artificiale al servizio della raccolta di immagini, utilizzando questi frame per il riconoscimento facciale su larga scala. Una spy story che aiuta a riflettere sul futuro che ci attende.

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