L’autore ha raccontato il suo percorso a partire dall’intensa attività di poeta da quando era un ragazzo di quattordici anni fino al termine del liceo, con una pausa durante gli studi in Università Cattolica, dove si è laureato nel 1970 in Pedagogia con una tesi sulla figura del poeta in Emmanuel Mounier. Gli anni accademici, infatti, furono «anni di sbandamento, confusione, rifiuto e contestazione, gli anni dell’occupazione della Cattolica. Per la scrittura questo è stato un periodo di latenza» – ha dichiarato l’autore.
Nel 1976, in attesa di fare il professore, Piumini ha ripreso a scrivere in prosa, se pure sempre contaminata dalla poesia. La sua arte, a dire il vero, è sempre stata «più orale che scritta perché io vivo i miei libri che sono fatti per essere letti a voce alta» – ha continuato. Nel suo caso è il linguaggio che crea la storia. In ogni momento di stasi, tra un lavoro commissionato e l’altro, Piumini si rendeva conto di avere ancora tanto da esprimere e le potenzialità per farlo, fino ad aprirsi ad altre forme narrative come la scrittura per il teatro.
Davanti agli studenti lo scrittore ha letto uno dei tre racconti che compongono Le altre storie del bambino di nome Gesù, edito da Interlinea, una casa editrice da lui amata perché ha pubblicato sue opere di diverso genere. Tra i molti editori della sua produzione letteraria, nessuno si può definire “il suo editore”, un’ammissione che nasconde un pizzico di rammarico, forse, ma che gli ha garantito la piena libertà di espressione di sè.
Il libro pubblicato per Le rane Interlinea propone varianti sulla storia della nascita di Gesù, dedicate ai lettori più piccoli, la sfortunata ricerca di un luogo dove passare la notte, la stalla, l’asinello e il bue, la nascita, l’arrivo dei pastori e infine dei re magi. Si tratta di tre nuove versioni dell’evento del Natale: Il viaggio di Peppino narra di Giuseppe alla faticosa ricerca di un posto tranquillo per far nascere Gesù, visto che in Palestina è impossibile per via della guerra, trovandolo sotto il mare; La pancia di Maria racconta di una maternità difficile e di un’ospitalità complicata per chi è straniero con l’unica possibilità in una casa di un tipo davvero poco raccomandabile, un orco; infine l’inedito racconto I re mogi parla del viaggio dei tre re che sono “mogi” perché il loro viaggio è tutt’altro che privo di imprevisti.