Sabato 18 settembre è scomparso a Saronno, dove abitava, il professor Giuseppe Farinelli, ordinario di Letteratura italiana moderna e contemporanea e docente incaricato di Storia del giornalismo presso l’Università Cattolica. È stato anche direttore dell’Istituto di italianistica. Aveva da poco compiuto 86 anni. Dal 1996 è stato direttore scientifico della rivista Otto/Novecento. Quadrimestrale di critica e storia letteraria. Nuova serie. È stato condirettore (con Ermanno Paccagnini) del “Corso di scrittura creativa” presso l’Università Cattolica di Milano. I suoi interessi letterari hanno spaziato dal Seicento ai giorni nostri. È stato direttore scientifico e docente della Scuola estiva internazionale di Studi Leopardiani, Pascoliani e Montaliani - Summer School - Formazione Permanente "Centro di Cultura per lo Sviluppo" di Lucca. Nel 2011, a cura di Ermanno Paccagnini e Angela Ida Villa, è stata pubblicata per i suoi 75 anni la miscellanea di Studi di storia e critica della letteratura italiana dell'Ottocento e del Novecento in onore di Giuseppe Farinelli.
I funerali si svolgeranno a Saronno nella Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, mercoledì 22 settembre p.v. alle ore 11.
«Quarant’anni di amicizia letteralmente volati: è questo che ho realizzato non tanto sabato, quando la moglie Rosaria ci ha chiamati per darci la notizia, quanto tre settimane prima, quando con mia moglie ci eravamo recati a trovarlo a casa sua – racconta l’amico e collega Ermanno Paccagnini, docente di Lingua italiana nella comunicazione letteraria e giornalistica in Università Cattolica. Ricordi di studio; di vacanze trascorse insieme con le famiglie, in particolare in quel di Seefeld in Tirol dove riusciva a trascinare chiunque con cui ne parlasse; di progetti sempre nuovi, si trattasse di un corso come Storia del giornalismo, con conseguente necessità di predisporre un manuale subito divenuto di riferimento, o di una collana scientifica aperta ad amici e colleghi anche di altre università, oppure d’una iniziativa più sfiziosa nella quale realizzare il suo amore per il “bello” anche bibliografico. Ma anche momenti più familiari, come le passeggiate o i ritrovi nei quali non mancava mai la Tatoo, la cagnolina randagia divenuta subito una di famiglia».
«È un disordine di ricordi, che portano però sempre l’immagine di un sorriso, sempre introdotto da una battuta o da una barzelletta o da un ricordo di momenti passati. Ricordi di una vita di studio, con progetti non solo ambiziosi, ma soprattutto realizzati. E non è certo un caso che col professor Giuseppe Farinelli l’Istituto di Italianistica dell’Università Cattolica sia divenuto di riferimento nazionale per gli studi su Manzoni, la Scapigliatura e i Crepuscolari. E sono proprio tracce di questi momenti che mi si riaffacciano. Come la telefonata nel bel mezzo di un pranzo di Natale, per decifrare insieme un passaggio di una deposizione manoscritta del processo della Monaca di Monza. O come i panini mordicchiati a mezzogiorno sulle scale della Biblioteca Braidense o di quella della Feltrinelli, nelle pause tra mattinate e pomeriggi a sfogliare o passare al microfilm testate dell’Ottocento per quel monumento bibliografico oggi ricercatissimo che è La pubblicistica nel periodo della Scapigliatura: quel progetto che ha costituito il nostro momento di incontro, quando alla ricerca di collaboratori aveva accolto la proposta per una mia collaborazione avanzata dalla professoressa Ines Scaramucci. Quel volumone, devo aggiungere, al quale si è sempre riferito come «il nostro figlio prediletto», primo di tante altre collaborazioni a quattro e anche più mani.
E tanto altro ancora, in un affollarsi dentro la penna mentre scrivo. La penna, appunto. La stilografica. Quell’amore alla scrittura che si trovava a suo agio proprio in una manualità d’altri tempi: gelosa eredità anch’essa di stampo manzoniano».