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In Africa, con l’Africa

18 agosto 2025

In Africa, con l’Africa

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In occasione dell’inaugurazione dell’Anno accademico, nel suo primo discorso da Rettore, la professoressa Elena Beccalli ha lanciato un piano per il continente africano, basato su scambi e collaborazioni tra università, istituzioni e imprese africane e italiane. Personalità africane di primo piano, intervenute nei dies academici che durante l’anno si sono svolti nelle diverse sedi dell’Ateneo hanno messo in luce una realtà sfaccettata, ricca di risorse non solo umane ma anche intellettuali e spirituali. Ripercorri i momenti principali in questo web-reportage.
 



«Non semplicemente la migliore università del mondo, ma per il mondo»

Con questa frase la professoressa Elena Beccalli ha riassunto il proprio programma da Rettore, lo scorso 17 gennaio, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico 2025. Sempre durante quel suo primo intervento “programmatico” ha sottolineato che «il primo banco di prova dell’efficacia di questa proposta potrà essere il Piano Africa dell’Università Cattolica del Sacro Cuore».

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Redazione

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Il Piano Africa dell’Università Cattolica del Sacro Cuore è un progetto che punta a portare l’Africa al cuore delle progettualità educative, di ricerca e di terza missione dell’Ateneo, attraverso una collaborazione continua e proficua, con università, istituzioni, imprese e comunità africane.

Nello spirito di un arricchimento reciproco, il Piano Africa dell’Università Cattolica favorirà la mobilità di studenti, dottorandi e docenti da e verso l’Africa; promuoverà programmi di ricerca comuni; favorirà iniziative di sviluppo nelle comunità; avvierà percorsi per la formazione di giovani africani in loco o nel nostro paese; renderà sistematiche le esperienze curriculari di volontariato in Africa per gli studenti dell’Università Cattolica.

Due sono i criteri fondamentali che lo ispirano: da un lato, stabilire relazioni paritarie con i partner africani, dall’altro, favorire la promozione integrale dell’uomo secondo la Dottrina sociale della Chiesa.

L’obiettivo finale è ambizioso: fare dell’Università Cattolica l’ateneo con la più rilevante presenza in Africa.

Le iniziative dell'Università Cattolica con l'Africa ► Guarda la playlist su Nunc

Come ha spiegato Mario Molteni, docente di Corporate Strategy e direttore del Piano Africa, questo particolare impegno nasce dalla consapevolezza del ruolo sempre più strategico che assumerà il continente africano per il futuro dell’intero pianeta e si inserisce nel contesto di attenzione con cui l’Italia sta guardando ai paesi a sud del Mediterraneo.

Attualmente sono 123 i progetti promossi dall’Università Cattolica in 40 dei 54 paesi africani. Gli ambiti tematici coprono tutte le discipline che si praticano nell’Ateneo: dalla salute all’agricoltura, dallo sviluppo economico, politico e sociale alla valorizzazione delle culture locali.

Interventi, ad esempio, come GRIOT per contrastare la tubercolosi in Camerun, oppure per favorire gli scambi tra atenei italiani e africani, come ITACA. Oppure sulla diaspora in Italia o il sostegno alle imprese in Kenya o allo sviluppo sostenibile del sistema agro alimentare in Egitto, Marocco e Tunisia.

Personalità africane di primo piano o che in Africa si sono distinte per il loro impegno sono intervenute nei dies academici delle diverse sedi dell’Ateneo mettendo in luce una realtà sfaccettata, ricca di risorse non solo umane ma anche intellettuali e spirituali.

Al ruolo dell’educazione nello sviluppo sociale dei Paesi ha dedicato il suo intervento, il 17 gennaio a Milano, Leymah Gbowee, premio Nobel per pace nel 2011: «Sono convinta che l’educazione sia un’assicurazione sulla vita e l’istruzione un investimento a 360 gradi. Perché non si studia solo per arricchirsi, ma per trasformare sé stessi e il mondo, per dare dignità alle persone, per capire che, indipendentemente dal colore della pelle, siamo tutti esseri umani e dobbiamo rispettarci»

Di investimento sulle giovani generazioni africane ha parlato sempre il 17 gennaio a Milano anche il presidente del Consiglio di amministrazione dell’African Economic Research Consortium, già Segretario generale dell’African Research Universities Alliance, Ernest Aryeetey. «I giovani africani sono un potenziale ancora inespresso a causa di ritardi strutturali dei loro Paesi di origine e delle barriere culturali che limitano la partecipazione delle donne al mercato del lavoro: superare con l’aiuto di tutti quei limiti potrebbero liberare un’energia straordinaria».

Il 6 febbraio a Roma l’attenzione è stata focalizzata sugli aspetti sanitari. «Andare in quei luoghi – ha sottolineato il sacerdote – confrontarsi con quei contesti dove manca tutto sollecita a diventare un medico migliore», ha detto don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa Cuamm, organizzazione che da 75 anni è impegnata in Africa, nei paesi più poveri, per prendersi cura della salute dei più fragili.

Cosa significhino queste parole lo ha spiegato Francesca Schiavello, laureata della Facoltà di Medicina dell’Università Cattolica, che durante l’ultimo anno di specializzazione, grazie ad un accordo tra l’Ateneo e il Cuamm, per sei mesi ha lavorato in un ospedale rurale al centro della Tanzania. Raccontando la sua esperienza ha detto: «I mezzi a disposizione erano molto limitati. Ma, lavorare in un contesto a basse risorse, è stata una grande scuola di vita per noi medici. In un contesto dove mancano gli esami di laboratorio, le radiografie, le TC, si è spinti necessariamente a compensare con gli occhi, con le mani, con le orecchie, con l’ascolto, con la semeiotica».

In un mondo sempre più interconnesso, le distanze tra i Paesi si annullano: un virus che si diffonde in un villaggio può giungere in una città all’altro capo del mondo. Per questo, parlando di crisi sanitarie globali, il professor Carlo Torti, ordinario di Malattie infettive alla facoltà di Medicina e chirurgia, ha insistito sul concetto di One Health: «Non dobbiamo lasciare indietro nessuno, dobbiamo badare alla salute di tutti, perché non c’è salute di uno o dell’altro, c’è la salute della collettività». Una collettività che è diventata globale e abbraccia non solo la specie umana ma gli esseri viventi. «Per cui - ha sottolineato il medico - non ci si può prendere cura della salute dell’uomo senza preoccuparsi anche dalla salute dell’animale e della salubrità dell’ambiente»

A Brescia, 4 marzo 2025, Firmin Edouard Matoko, Vicedirettore generale per la Priorità Africa e le Relazioni esterne dell’Unesco, ha invitato a cambiare la visione sul continente africano: «L’Africa sta cambiando, anzi è già cambiata profondamente rispetto agli anni 80/90 quando dell’Africa si vedevano solamente immagini di miseria e povertà, quando i telegiornali ci parlavano solo di siccità e di malattie endemiche. Queste immagini si vedono ancora, però non sono più considerate come tragedie fataliste. Rimedi e soluzioni esistono, ed i paesi africani, bene o male, anche con l’aiuto esterno, riescono ad attuare politiche pubbliche per ridurre al minimo possibile il loro impatto sullo sviluppo».

Durante il Dies academicus di Piacenza-Cremona, 13 marzo 2025, il ruolo delle organizzazioni internazionali – fondamentale per la “trasformazione” dell’Africa – è stato al centro del discorso inaugurale di Nosipho Nausca-Jean Jezile, presidente del Comitato per la Sicurezza Alimentare Mondiale presso la FAO e ambasciatrice del Sudafrica in Italia. «Le organizzazioni internazionali, intergovernative e regionali – come il Comitato per la Sicurezza Alimentare Mondiale, che presiedo, o l’Unione Africana – insieme ai governi, alla società civile e al settore privato devono agire congiuntamente per promuovere un cambiamento positivo nella regione», ha dichiarato.

«I Paesi africani sono impegnati ad aumentare gli investimenti in agricoltura, riducendo così il fabbisogno di importazioni future. La trasformazione dei sistemi alimentari in Africa è una questione cruciale, poiché il continente si confronta con l’insicurezza alimentare, i cambiamenti climatici, l’urbanizzazione rapida e i mutamenti economici. Trasformare i sistemi alimentari significa renderli più sostenibili, resilienti ed equi, affrontando al contempo le sfide legate alla malnutrizione, allo spreco alimentare e alla bassa produttività agricola in vari territori. Come ha affermato papa Francesco, il diritto a una vita pienamente umana implica logicamente il diritto a un’alimentazione sufficiente per condurre un’esistenza dignitosa»

Tutti questi interventi sono stati raccolti nel volume “L’Università Cattolica con l’Africa. Educazione, solidarietà, sviluppo” in uscita da Vita e Pensiero a cura della professoressa Beccalli: il libro sarà disponibile in anteprima presso la libreria del Meeting.

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