Erik H. Erikson assimilava l'adolescenza al salto di un trapezista. Secondo lo psicologo tedesco, che dal 1933 lasciò la Germania e per il resto della sua vita insegnò in alcune delle più illustri università americane, proprio come un trapezista «ogni giovane, nel bel mezzo del suo slancio vigoroso, deve abbandonare la salda presa dell’infanzia e cercare di afferrare un solido appiglio nell’età adulta». In questo salto l'adolescente non è da solo. Tutto dipende, «in un intervallo che mozza il fiato, dalla possibilità di instaurare un legame tra passato e futuro». E soprattutto «dall’attendibilità di coloro da cui si sgancia e di coloro che sono destinati a riceverlo».
Daniele Bruzzone, ordinario di Pedagogia generale e sociale, sceglie le parole di Erikson per introdurre il convegno “Adolescenti oggi, la sfida di crescere nel tempo dell’incertezza”, incentrato su «coloro che si trovano a crescere in un tempo segnato da profonda incertezza e disagio crescente» e organizzato nel campus di Piacenza dell’Università Cattolica dal Dipartimento di Pedagogia della Facoltà di Scienze della formazione, nell’ambito del suo 40esimo anniversario, in collaborazione con il Centro studi Contesti, affetti e relazioni educative (Care) diretto proprio da Bruzzone e con l’Associazione di Logoterapia e analisi esistenziale frankliana (Alæf), per la quale interviene la presidente Daniela Pavoncello.
«In questi mesi il Centro studi Care è impegnato con una ricerca sui preadolescenti e sugli adolescenti che coinvolgerà quasi 800 ragazze e ragazzi delle scuole secondarie di Piacenza e della provincia piacentina» racconta il professor Bruzzone. «Abbiamo ritenuto che fosse importante ragionare anche sul mondo degli adulti che circondano gli adolescenti e che, spesso, sono fragili e disorientati non meno di loro. Perché l’adolescenza, lo dice la parola stessa, rimanda necessariamente all’adultità, quindi non possiamo parlare dei giovani senza mettere in questione noi stessi».
L’auditorium Gian Carlo Mazzocchi è gremito, di sabato mattina, e restituisce l’idea di un tema di grande interesse, oltre che di assoluta attualità. «La pandemia e internet non sono la causa dei disagi degli adolescenti odierni» commenta Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta, presidente della Fondazione “Minotauro” di Milano e docente di Psicologia clinica dell'età evolutiva all’Università Cattolica. «L’emergenza sanitaria ha esacerbato una sofferenza già esistente nei ragazzi e nelle ragazze, mentre la diffusione di esperienze di socializzazione e gioco virtuale non rappresentano, quasi mai, una dipendenza antievolutiva». Perché, spiega Lancini, internet e la pandemia «sono gli schermi dove si proiettano le contraddizioni e le povertà educative di adulti sempre più fragili, che faticano a identificarsi con le ragioni evolutive dei propri figli e studenti».
«Quando un adolescente si trova in condizioni sfavorevoli alla crescita, la sua sofferenza è espressa attraverso segni e sintomi che riguardano soprattutto il corpo, come i comportamenti autolesivi, l’autoreclusione, i tentativi di suicidio, i comportamenti alimentari disturbati, l’uso di sostanze tossiche» spiega Giulia Sagliocco, psichiatra e psicoterapeuta all’Asl di Napoli. «Un buon ascolto che cura concede tempi e spazi sufficienti sia ai giovani pazienti che ai terapeuti, perché dedicarsi alla cura dei giovani significa prevenire il loro accesso a un circuito psichiatrico cronicizzante, che induce a trattare il paziente come un meccanismo inceppato da riparare e che induce inesorabilmente all'inautenticità».
Gli interventi dei relatori si sono alternati a momenti teatrali tratti dallo spettacolo “Altrove” di Mattia Cabrini con la Compagnia dei Piccoli di Cremona. «Con questo convegno abbiamo voluto mettere in luce che l'adolescenza non è solo l'età del disimpegno e del malessere, come spesso emerge dai fatti di cronaca» racconta Antonella Arioli, docente di Pedagogia del lavoro educativo e della formazione all’Università Cattolica, membro del Direttivo dell’Associazione di Logoterapia e analisi esistenziale frankliana e direttrice della Scuola di Counselling esistenziale frankliano promossa dall’Alæf. «L'adolescenza è una condizione esistenziale particolarmente connotata dall'esigenza di trovare un significato nelle situazioni della vita, di intuire uno scopo per cui valga la pena impegnarsi». Ciò, tuttavia, non avviene in automatico, e gli adulti in questo senso rivestono molta importanza. Proprio come un solido appiglio nel salto di un trapezista.