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Battiato, artista eclettico e autorevole

18 maggio 2021

Battiato, artista eclettico e autorevole

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Franco Battiato è stato e rimane, nel mio ricordo, il più eclettico tra tutti i musicisti che ho conosciuto.
 
Ero bambino quando lui prendeva parte al primo programma tv di Pippo Baudo (del quale era amico), “Settevoci”, con canzoncine pop francamente non memorabili.
Mentre ero al liceo lo ritrovai musicista d’avanguardia – i suoi Fetus e Pollution erano tra i pochissimi dischi italiani che noi, seguaci del rock anglosassone, volessimo ammettere tra le nostre collezioni.
 
Poi venne la frequentazione con Karl Heinz Stockhausen, il periodo della sperimentazione; e poi ancora la svolta che lo consacrò tra i musicisti italiani di maggior successo di tutti i tempi, con i tre dischi che lo fecero conoscere ad un pubblico sempre crescente, da L’era del cinghiale bianco a Patriots e poi a La voce del padrone.
 
Io ebbi il piacere di lavorare con lui sulla fine degli anni Novanta; ricordo in particolare il concerto che tenne in Vaticano, nel ’99, nella sala Nervi, con repertorio proprio e di altri autori (era il periodo di Fleurs).
 
Qualche anno dopo andammo insieme a Sanremo per la rassegna del Club Tenco, dove gli chiesi se voleva aderire al desiderio dei Quintorigo di interpretare insieme L’animale: lui accettò con la sua consueta gentilezza e con quell’interesse per i giovani musicisti che mi sembra l’abbia sempre accompagnato.
Franco era un conversatore eccezionale. Si interessava di cinema (quanto non gli piaceva De Niro…), di vini, di letteratura, di filosofia, di esoterismo, non necessariamente in quest’ordine. Alcune serate, trascorse con lui e Manlio Sgalambro, restano nella mia memoria tra le più piacevoli di sempre. 
 
Era spesso riservato ma mai altezzoso, accompagnato da una signorilità di stampo meridionale e da un’aura di autorevolezza anche quando finiva col parlare di cose per me quasi incomprensibili, come la reincarnazione o certe dottrine esoteriche che non sono mai state il mio pane. La sua maturità artistica ha prodotto alcuni veri e propri classici della canzone italiana; suoi album come Gommalacca e L’imboscata rimangono esempi brillantissimi di quanto Franco potesse ancora essere “avanti”, sul finire del secolo scorso, in un’ennesima reincarnazione artistica. 
 
L’ultimo ricordo che ho di lui segue la pubblicazione del suo album elettronico – del 2014 - Joe Patti’s experimental group; era appena stato pubblicato, e quando il nostro direttore commerciale gli telefonò per dargli la notizia che l’album era entrato in classifica, Franco – sinceramente sorpreso - chiese: “Ma è uno scherzo?”.   
 

Un articolo di

Claudio Buja

Claudio Buja

Docente al master in Comunicazione musicale e direttore delle edizioni Universal

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