«Una grande larghezza di vedute, la capacità di muoversi su tanti campi, di stimolare ricerche, di far lavorare studiosi giovani, di offrire loro domande precise, quindi non lasciarli nel vago». Il cardinale Carlo Maria Martini ricordava così monsignor Carlo Colombo - che l’arcivescovo aveva conosciuto negli anni giovanili quando era docente del Pontificio Istituto Biblico di Roma - in occasione del decimo anniversario della morte nel 2001.
Carlo Colombo (Olginate, 13 aprile 1909 – Milano, 11 febbraio 1991), ordinato prete nel 1931 e dal 1938 docente di Teologia dogmatica speciale presso la Pontificia Facoltà Teologica di Milano, iniziò a collaborare con l’Università Cattolica già nel 1936, con contributi per la “Rivista di Filosofia neo-scolastica” e la “Rivista del clero italiano”. Dal 1962 al 1985 fu preside della Pontificia Facoltà Teologica di Milano e durante il Concilio Vaticano II fu consigliere teologico di Paolo VI. Nel 1964 fu eletto vescovo titolare di Vittoriana come ausiliare dell’arcivescovo di Milano. Già nel 1961 fu cooptato dall’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superori, ente fondatore dell’Università Cattolica, per esserne nominato presidente nel 1964 proprio in sostituzione di Giovani Battista Montini già eletto papa, fino al 1973. Dal 1962 fece parte della giunta direttiva e del consiglio d’amministrazione della Cattolica.
Furono anni difficili per la società, per la chiesa e anche per l’Università Cattolica. Monsignor Giovanni Volta, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica dal 1977 al 1986, nel ricordarlo in occasione di un convegno nel 2005, così si espresse: «Possiamo dire che monsignor Carlo Colombo, anche per la sua indole, in quel tempo più che un rematore, fu un intrepido timoniere, che non perdette mai di vista la meta anche nella tempesta. (…) La forza di monsignor Carlo stava nel credere all’importanza del fine che aveva dato origine all’Università Cattolica, anche se i tempi stavano cambiando. Una convinzione che si radicava nei suoi studi e nella sua esperienza in Cattolica. È vero che monsignor Colombo non aveva attitudini per rapporti di massa, ma prevalentemente individuali o di gruppo; ci teneva più all’approfondimento che alla volgarizzazione dei problemi. Ma proprio questa sua concentrazione sull’essenziale, penso, lo sostenne e gli fu di guida nella sua conduzione della pastorale in Cattolica e motivo di fiducia nel futuro della nostra Università».
Ci piace ricordarlo con una esortazione di Paolo VI rivolta all’Università Cattolica, citata spesso da monsignor Carlo Colombo, dentro la quale sentiva – e faceva propria – l’essenza stessa dell’Ateneo nell’intuizione del grande pastore che aveva servito come teologo e come vescovo: «Vocazione sia la vostra qualifica universitaria; missione la vostra fatica; energia il senso profondo di responsabilità che tutti e ciascuno variamente vi investe; gloria il vostro servizio al pensiero e alla cultura. Sappiamo che codesto è l’animo vostro! Dio vi benedica».
Il ricordo del trentennale della morte del vescovo Carlo Colombo per “ChiesadiMilano”, il portale della Diocesi Ambrosiana, è stato affidato al teologo dell’Università Cattolica monsignor Claudio Stercal, che ha evidenziato il contributo alla teologia post conciliare e sottolineato la vita di fede del vescovo noto come “il teologo di papa Paolo VI”.