Anche per il mondo del giornalismo il Covid è stato uno spartiacque. Ne è stato rivalutato il ruolo, sono cambiate le modalità di narrazione, aggiornati i mezzi con cui farlo.
Un fenomeno che ha riguardato l’intero settore della comunicazione sia locale che nazionale - dalla carta stampata all’online, radio, social e TV – diventato improvvisamente beneficiario di rinnovata attenzione.
«Una lente d’ingrandimento e un acceleratore della transizione digitale, abbiamo dovuto interrogarci sul senso di esistere come Giornale e come farlo».
Le parole sono quelle di Nunzia Vallini, direttore del Giornale di Brescia. «L'obiettivo era evitare che la cronaca si riducesse al dibattito sterile sulle responsabilità politiche o a una necrologia espansa».
Vallini ha portato la sua testimonianza insieme a Luca Sofri, direttore de Il Post, durante il secondo appuntamento di The Newsroom, il ciclo di incontri Dams sui temi dell’informazione (quest’anno incentrato sui temi Guerra e Pandemia).
«Abbiamo scelto di raccontare l’impegno, dare rilievo “al fare” tipicamente bresciano che ha generato storie di riscatto» ha precisato Vallini. Storie singole nella Storia collettiva, che hanno generato valore e speranza.
Un esempio su tutte: quella di Cristian Fracassi, ingegnere che ha trasformato maschere da sub in respiratori e messo a disposizione in open source i disegni della valvola Venturi affinché ospedali e utenti nel mondo potessero produrla gratuitamente. Unico requisito? Avere una stampante 3D.
La stampa locale ha inoltre presidiato il territorio andando oltre i propri standard d’azione. «Con la raccolta fondi AiutiAmo Brescia abbiamo raccolto risorse e reso noto e tracciabile come, quando e perché i vari lotti sono stati utilizzati e da chi».