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“Dal buio alla speranza”, un recital nel carcere di Opera

20 aprile 2023

“Dal buio alla speranza”, un recital nel carcere di Opera

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Alessandro Cozzi e Giuseppe Pellicanò, detenuti nello stesso reparto della Casa di reclusione di Opera, si sono trovati a condividere la passione per le canzoni e le poesie del Brasile. «All’inizio era un divertissment, un modo per impiegare il proprio tempo attorno a un progetto che portasse altrove il cuore, i pensieri, le energie. Sì, una sapiente forma di “evasione” - ha raccontato Elisabetta Matelli, docente di Storia del teatro greco e latino in Università Cattolica e presidente dell'Associazione Kerkís. Teatro Antico In Scena -. Poi, grazie ai rapporti con i volontari di diverse Associazioni come Cisproject con “Leggere Libera- Mente”, “Incontro e Presenza”, “In Opera”, “Sesta Opera San Fedele”, “Talenti in Opera” è nato il progetto di uno spettacolo da realizzare nel Teatro del Carcere davanti a pubblico esterno, a cui ha collaborato anche la Cappellania della Casa di Reclusione». 

È nato così il recital Dal buio alla speranza. Poesia e canti del Brasile che andrà in scena venerdì 5 maggio alle ore 20 nel Teatro della Casa di Reclusione di Opera e che attraverso l’associazione Kerkis è stato aperto al pubblico esterno. 

Professoressa, in che cosa consiste il progetto promosso nel carcere di Opera da un’associazione che si occupa di rappresentazioni di teatro classico? 
«Il recital nasce dal percorso di “rinascita” di due reclusi condannati all’ergastolo che, in un lavoro di riappropriazione della propria persona in questo spazio di cattività, hanno scelto di utilizzare il linguaggio allegorico e piacevole dell’arte per elaborare il proprio percorso umano che va “dal buio alla speranza”. Per quanto ho potuto io stessa riscontrare, il percorso di riabilitazione dei detenuti è fortemente aiutato se ci sono occasioni che permettono un confronto e un dialogo con la società civile esterna al carcere. Incontrare l’indubitabile grande sofferenza e le domande delle persone recluse all’interno delle mura del carcere è stato per noi un sorprendente dono, che ha superato ogni previsione». 

Come siete entrati in contatto con questa realtà?
«Abbiamo inizialmente risposto a un invito del direttore della Casa di Reclusione di Opera, Silvio Di Gregorio, proponendo nel Teatro del Carcere alcuni spettacoli di teatro classico recitati dai giovanissimi attori dell’Associazione Kerkís. Teatro Antico In Scena, convenzionata con l’Università Cattolica, che permette agli studenti l’esperienza sul campo di un teatro universitario di livello artistico abbastanza alto. La nostra sfida è stata ed è quella di avvicinare i grandi capolavori di un passato arcano alla sensibilità dei giovani d’oggi e di persone emarginate dal contesto sociale dominante. All’inizio, la nostra iniziativa dentro alle mura del carcere era sperimentale ma abbiamo subito verificato il grande potere catartico dei grandi miti quando riescono a comunicare importanti emozioni e conseguenti riflessioni. Da un confronto con i detenuti è nata l’occasione di farci promotori di questo recital di poesie e canti della tradizione brasiliana attorno ai quali Alessandro Cozzi e Giuseppe Pellicanò stanno lavorando da almeno un anno». 

Cosa hanno a che fare canti e poesie brasiliane con il teatro classico? 
«L’universalità dei miti antichi permette un dialogo con tutte le espressioni artistiche e culturali che mettono al centro l’uomo, del suo bisogno di amore e di amicizia, della sua ricerca di senso, di riscatto dagli errori, e molto, molto altro».

Quella del 5 maggio sarà la prima dello spettacolo?
«No. La prima rappresentazione si realizzò per la prima volta il 13 giugno 2022 e una seconda volta il 24 marzo 2023. La terza rappresentazione sarà, appunto, quella del 5 maggio, da noi proposta in collaborazione con il PIME, l’Associazione Incontro e Presenza e il Centro Pastorale dell’Università Cattolica. A ogni replica il Recital si evolve: si tratta di un vero e proprio work in progress, e io stessa sono curiosa di verificare come si sarà evoluto rispetto a un anno fa».

Quanto è importante la collaborazione tra associazioni di volontariato per progetti formativi ed eventi culturali all’interno di un carcere?
«Innanzitutto, è fondamentale la dimensione del volontariato in sé all’interno del carcere. I volontari possono avvicinare i detenuti in modo diverso rispetto ai funzionari della Casa di reclusione perché lo fanno per libera scelta e hanno una maggiore facilità a incontrare le persone che sono dietro a ogni detenuto, con la possibilità di scambiare sguardi, stringere mani, ascoltare, dialogare, interagire su dei progetti. Le associazioni di volontariato rappresentano un fondamentale anello di congiunzione tra società civile e le Case di Reclusione. Un valore aggiunto è la cooperazione tra le diverse associazioni di volontariato perché si possono organizzare proposte più complesse, il cui risultato supera la somma delle parti e risulta ancor più a favore dei detenuti, come hanno osservato loro stessi».

Lo spettacolo prevede un’offerta libera a favore del Progetto “Non di solo pane. Nutrirsi in Camerun, Ciad e Costa d’Avorio” della Fondazione Pime. Ci racconta brevemente di cosa si tratta? 
«Questa campagna missionaria della Fondazione Pime intende migliorare il livello di sicurezza alimentare in questi tre Paesi africani con progetti di sviluppo sostenibile e interventi concreti di promozione della sicurezza alimentare. Tuttavia, l’intento è anche quello di sensibilizzare bambini, giovani e adulti in Italia ai temi della missione e della sicurezza alimentare, attraverso attività culturali, di educazione alla mondialità e di animazione missionaria. Questo intento si concretizza in Università Cattolica grazie a due progetti della Fondazione Pime Onlus in collaborazione con il Centro Pastorale dell’Ateneo, Mission Exposure e Be Present».

Grazie alla partecipazione a questo progetto del Pime e dell’Università Cattolica, lo spettacolo Dal buio alla speranza si arricchisce di un significato ancora più profondo assumendo la forma di un lavoro “socialmente utile”.
L’ingresso è libero ma la prenotazione necessaria entro il 27 aprile, compilando un format online e inviando il documento d’identità a invito5maggio@gmail.com. 
 

Un articolo di

Emanuela Gazzotti

Emanuela Gazzotti

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