Gli italiani sono noti per essere un popolo di risparmiatori. Tuttavia, negli ultimi anni, sono aumentate le famiglie che si sono indebitate e con il passare del tempo sono finite schiacciate sotto il peso di crediti che non possono ripagare. Così il Paese oltre al fardello di un debito pubblico che nessun governo è riuscito a ridurre davvero, ora si trova a fare i conti con un significativo debito privato che crea povertà e aumenta le disuguaglianze, con tutto il corollario di conseguenze che ne deriva. Il solo modo per invertire la tendenza è cambiare le regole del gioco, facendosi contagiare proprio da quel vento di rinnovamento che ha portato ad Assisi giovani economisti, imprenditori e changemakers di tutto il mondo, per il forum “The Economy of Francesco”.
«L’intuizione di papa Francesco è stata geniale. Se vogliamo cambiare, dobbiamo farci indicare la strada dai giovani», ha detto ieri la prorettrice vicaria della Università Cattolica, Antonella Sciarrone Alibrandi, aprendo nella libreria dell’Ateneo l’incontro “Siamo in debito? Nuovi paradigmi per contrastare povertà e disuguaglianze”, durante il quale è stato presentato il libro “The Economy of Francesco. Il racconto dei protagonisti per una nuova economia” (ed. Vita e Pensiero).
Anche per affrontare il sovraindebitamento, infatti, bisogna mutare approccio, ha sostenuto la prorettrice vicaria che alla prima edizione del forum ha partecipato come senior expert e in Università Cattolica è stata poi la promotrice della costituzione dell’Osservatorio sul debito privato: un nuovo organismo, nato all’inizio di quest’anno, per studiare il fenomeno delle sofferenze finanziarie delle famiglie e suggerire le possibili soluzioni con la collaborazione anche di altri atenei, di istituzioni pubbliche e operatori di mercato.
«Si ragiona di debito e di credito solo in termini giuridici e tecnici, quando, invece, anche quella tra debitore e creditore, come tutti i rapporti economici, è prima di tutto una relazione tra persone - ha spiegato -. Se guardiamo la questione da questo punto di vista, allora possiamo trovare un punto di equilibrio diverso da quello imposto dall’approccio tradizionale».
Una prospettiva in sintonia, per l’appunto, con lo spirito che di nuovo soffia, come già in altre stagioni della Chiesa, dalla città del santo patrono d’Italia e che il volume - pubblicato da Vita e Pensiero nella collana “Pagine prime”, realizzata in collaborazione con Avvenire - racconta attraverso le storie di chi vi ha partecipato.
«L’idea ci è venuta – ha spiegato Maria Gaglione curatrice della pubblicazione, insieme a Marco Girardo, giornalista di Avvenire -, leggendo proprio le lettere che i giovani da tutto il mondo ci avevano inviato per partecipare all’evento. Parlavano di successi e fallimenti, di sogni realizzati o desideri che ancora inseguivano. Insomma, erano piene di vita. Capimmo allora che il modo migliore per spiegare quello che papa Francesco aveva messo in moto con quell’appello lanciato già nel 2019 era farcelo dire da quelli che si erano sentiti interpellati dalle sue parole e si erano fatti avanti. Così è nata la narrazione, prima sulle pagine del quotidiano e poi nel volume».
Sfogliando le pagine, si passa da un continente all’altro, dal Nord al Sud del mondo.
Da un piccolo eco-villaggio in Brasile dove un analista finanziario, Diego Wawrzeniak, ha sviluppato una banca e una moneta locali, che stanno facendo crescere l’economia della comunità; al Giappone, dove l’imprenditore Keisuke Shimakage ha creato un paio di occhiali in grado di trasformare le immagini in suoni dopo che il padre è divenuto dislessico a seguito di un intervento.
La maggior parte delle storie ha per protagoniste delle donne: Myriam Nabasirye in Uganda aiuta ragazze in difficoltà con il microcredito e fondi di risparmio; Sádia Mendes lotta per l’emancipazione femminile in Mozambico.
«Proprio nelle periferie del pianeta ci siamo resi conto di quanto sia potente la spinta per il cambiamento e di come l’evento, “The Economy of Francesco”, sia stato importante per raccogliere tutta questa energia», ha osservato Marco Girardo.
La domanda a questo punto è che cosa accadrà dopo Assisi.
«Quello che è iniziato è un processo, difficile capire adesso dove porterà», ha spiegato Domenico Rossignoli, ricercatore presso la Facoltà di Scienze politiche e sociali per il settore Politica Economica della Università Cattolica, che ha coordinato il villaggio tematico “lavoro e cura” in cinque lingue diverse.
«Ma quando abbiamo finito - ha aggiunto -, tutti i partecipanti erano convinti che avrebbero iniziato a cambiare innanzitutto il loro modo di lavorare, e questo sta avvenendo davvero».
«Dove arriveremo? La chiamata di papa Francesco ha collegato persone che vivono in contesti geografici e culturali diversi e ha creato un grande e autentico senso di appartenenza - ha osservato Giacomo Ciambotti, ricercatore in Management and Innovation presso la Facoltà di Economia, coordinatore del villaggio “Economia in transizione” - Il sentimento di non essere soli ha dato ai partecipanti la consapevolezza della loro forza. Questo fatto di per sé è già un grande risultato».