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Una nuova geografia culturale per Milano

22 novembre 2022

Una nuova geografia culturale per Milano

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A pochi giorni dall’avvio della 21° edizione, il MEC - Master in eventi e comunicazione per la cultura – ha organizzato un evento per Bookcity Milano 2022, una tavola rotonda con tema la transculturalità: stranieri in città, comunità nuove, quartieri che cercano identità e pratiche per promuovere una migliore integrazione.

I 22 allievi del Mec provenienti da tutta Italia hanno ascoltato e partecipato con interesse ad un momento di confronto efficace e costruttivo. Il nucleo del dibattito verteva su molteplici quesiti: «Come mettere in dialogo pratiche culturali della città che vengono da tradizioni e identità diverse? Come dare visibilità e rappresentanza nei percorsi di progettazione culturale a nuove espressioni di cittadinanza attiva interculturale? Come favorire nella produzione culturale una maggiore ibridazione degli stili e dei linguaggi multiculturali?»

A rispondere sono testimoni di realtà particolarmente significative nel campo, che hanno permesso agli spettatori di ascoltare più punti di vista, idee e opinioni per quanto riguarda il passato, presente e futuro degli eventi culturali milanesi.

A moderare l’incontro Laura Peja, docente di discipline dello spettacolo e direttrice scientifica Master MEC, la quale ha presentato al pubblico la special issue "MIGRATIONS/MEDIATIONS Promoting Transcultural Dialogue through Media, Arts and Culture” curata con Pierluigi Musarò e Nikos Papastergiadis e pubblicata sul giornale Comunicazioni Sociali. Journal of Media, Performing Arts and Cultural Studies.

Ad addentrarsi per primo nel fitto dibattito su una nuova geografia culturale per Milano è stato Marco Minoja che dal 2018 è il Direttore di Direzione Cultura del Comune di Milano e ha posto l’attenzione sulla novità degli «spazi ibridi» e sull’azione imprescindibile degli operatori culturali per la riuscita e fruibilità di questi luoghi che recentemente hanno modificato la geografia culturale della città. Inoltre, nel corso del suo intervento, Minoja ha evidenziato alcune carenze sul quale il Comune intende lavorare e tra queste c’è quella di «offrire una maggiore connessione tra le filiere che caratterizzano la crescita culturale della città», rimarcando inoltre, la «necessità di slegare le relazioni normative che non sono spesso congruenti con le esigenze e i bisogni immediati».

In seguito, la parola è passata ad Antonio Augugliario e Gina Bruno, fondatori di Nuovo Armenia. Omaggiando la ditta di produzione Armenia Films, lo scopo di questo progetto è quello di portare sul luogo una cinematografia quasi sconosciuta, sottovalutata in questo Paese: quella proveniente dall’Africa, Asia e America Latina. Concessionari di uno spazio comune e includendo la comunità del quartiere di Dergano, sono riusciti a creare un annuale festival estivo del cinema. Anno dopo anno, l’importanza di questo progetto cresce, riuscendo a raggiungere sempre più persone e ampliando il bagaglio culturale di chi decide di parteciparvi.

Una programmazione culturale che mette al centro il linguaggio performativo del corpo è quella proposta da Rabii Brahim, laureato in arte drammatica a Tunisi e attivista sul tema della narrazione distorta della multiculturalità e il razzismo che ne deriva. Proprio con l’obbiettivo di andare oltre questo tipo di narrazioni nasce Milano Mediterranea, un centro d’arte partecipata, un nuovo spazio che coinvolge soprattutto i cittadini del Municipio 6 e che supporta gli artisti mettendo loro a disposizione delle residenze.

A seguire è stato Jermay Michael Gabriel, un giovanissimo artista afro-italiano e co-fondatore di Kirykou, a prendere la parola e a condividere con il pubblico la sua idea di accessibilità e inclusione. La sua arte spazia molto nei soggetti e nelle ispirazioni, ma l’elemento di base rimane quello di denuncia verso il colonialismo in Libia, Somalia, Etiopia ed Eritrea. Mentre parla, è percepibile a tutti gli spettatori la voglia di fare e la grinta che lo caratterizzano: è deciso, risoluto, sicuro dei suoi pensieri ma, al contempo, aperto al mondo. A volte però, la tenacia non basta e ci si scontra con la realtà: le istituzioni. Lui stesso ha dichiarato di soffrire molto quando deve scontrarsi con loro, questo perché non si sente appoggiato, sostenuto o incoraggiato dalle normative che costituiscono il mondo della cultura in questo Paese. Non volendo abbandonare i suoi sogni a causa di influenze esterne, ha dato vita all’associazione Black History Month. Con lo scopo di esaltare i talenti della comunità nera su tutto il territorio italiano, si possono trovare sedi lungo tutta la nostra penisola (Milano, Firenze e Napoli).

L’ospite interpellato successivamente è stata Bianca Aravecchia, responsabile dell’Ufficio Reti e Cooperazione Culturale a Milano; ha spiegato come la nascita di quest’istituzione fosse stata concepita come una sorta di scommessa in vista dell’EXPO 2015, tenutosi sul territorio ambrosiano, e del MUDEC (Museo delle Culture di Milano). Volendo coinvolgere le minoranze etniche all’interno dei confini comunali con il fine di rappresentare la città sotto una loro narrativa e punto di vista, con il progetto “Milano Città Mondo” sono venute a galla una varietà inestimabile di mondi diversi dal nostro, intrinsechi di patrimonio culturale e bellezza. Non ritenendo sufficiente il superficiale svolgersi d’indagini o l’affidarsi a dei dati fittizi, è stato proprio per volontà dell’Ufficio Reti e Cooperazione Culturale che si è iniziato a fare scouting sul territorio, portando in questa maniera ad una conoscenza più veritiera di chi lo abitava e viveva quotidianamente.

Si è parlato anche alle generazioni che verranno: in particolare, Ben Drame, fotografo, talent scouter e membro di The Good Neighborhood ha creato uno spazio collettivo Youth il cui scopo è «dare una piattaforma a talent di seconda generazione in Italia […] attraverso le foto e i racconti diretti di chi vive quotidianamente questa molteplicità identitaria». L’opportunità è quella di creare un modello visivo di riferimento multicultulturale per i giovani del futuro che possano in questo modo avere una mappa e orientarsi nel mondo scegliendo personalmente le lente e quindi i modelli con cui guardare la realtà.

Rahel Sereke, attuale consigliera del Municipio 3, è successivamente intervenuta portando in aula la sua esperienza politica e di vita: nata a Roma da genitori eritrei, cresciuta tra Roma e Latina da una famiglia italiana, vive ora a Milano da 15 anni e proprio nel territorio milanese ha dato vita alla ONLUS Cambio Passo che tutela i diritti dei migranti richiedenti asilo. All’interno di quest’ultima Rahel si occupa di progettazione partecipata in grado di facilitare i processi di comunicazione e costruzione di reti in quartieri complessi e multiculturali. Durante il dialogo si è soffermata sulla necessità della cultura di ritornare sugli spazi e dell’accessibilità a tutti che questa deve garantire. In questi nodi Sereke individua una possibile soluzione ai problemi evidenziati da Minoja durante il suo intervento.

Infine, a conclusione del convegno, Alessandro Bollo - che oltre ad essere Senior Project Manager è anche docente del Master in Eventi e Comunicazione per la Cultura - ha illustrato la novità di un luogo culturale in città come Fabbrica del Vapore Milano e ha sottolineato l’importanza dei quartieri non solo dal punto di vista culturale ma anche istituzionale spronando a una maggiore collaborazione i centri culturali delle periferie milanesi con le istituzioni, due realtà entrambe ben rappresentate dalle esperienze degli ospiti che hanno partecipato al dialogo e che devono lavorare in sinergia per «dare visibilità e rappresentanza nei percorsi di progettazione culturale a nuove espressioni di cittadinanza attiva interculturale».

Questa conferenza ha raggiunto un obbiettivo: informare il pubblico a proposito delle nuove geografie transculturali presenti sul territorio. Ciò è stato reso possibile specialmente grazie alle testimonianze degli ospiti che, grazie alla grandissima componente umana presente in loro, sono riusciti a comunicare in maniera chiara e diretta ciò che significa fare parte in maniera attiva dell’evoluzione che la città di Milano sta affrontando, giorno dopo giorno, in ambito socioculturale.

 


Photo by Szymon Fischer on Unsplash

Un articolo di

Luca Monti, Alessia Vecchi e Andreina Corpina

Master MEC

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