Nella classifica globale relativa al gender gap nel 2019, il World Economic Forum ha classificato l’Italia al 117° posto su 153 paesi in relazione al divario di genere nelle opportunità economiche e nella partecipazione al mercato del lavoro.
La pandemia ha ulteriormente amplificato le disparità di genere. Il 98% delle persone cha hanno perso il lavoro negli ultimi mesi sono donne (ISTAT, 2021). Il dato può essere spiegato solo parzialmente dalla natura del lavoro femminile (particolarmente concentrato nel settore dei servizi). Pesano infatti anche le prescrizioni di ruolo legate al genere che delegano quasi totalmente alle donne i carichi di cura, aumentati in modo esponenziale in questo periodo.
È pertanto una priorità dell’agenda EU ma anche del governo italiano comprendere le implicazioni dell'epidemia sulla vita delle donne lavoratrici italiane e trovare soluzioni di sostegno efficaci, contenendo un possibile peggioramento di un divario di genere già tra i più alti al mondo.
Il Fondo integrativo speciale per la ricerca (FISR) che finanzia “specifici interventi di particolare rilevanza strategica, indicati nel Programma Nazionale delle Ricerche (PNR)” ha finanziato il progetto di ricerca “Le donne lavoratrici durante l’emergenza Covid19: come contenere il crescente divario di genere” condotto in collaborazione con il Politecnico di Milano da un gruppo di ricerca multidisciplinare dell’Università Cattolica composto da Letizia Bosoni, Silvia Donato, Claudio Lucifora, Sara Mazzucchelli, Luca Pesenti, Eleonora Reverberi e coordinato da Claudia Manzi, docente di Psicologia della leadership e del coordinamento.
Il progetto di ricerca, attualmente in corso, ha come obiettivo quello di comprendere le condizioni delle donne lavoratrici in Italia rispetto ad altri Paesi ed identificare in tempi brevissimi fattori che possano facilitare migliori outcomes e contenere il divario di genere.