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Dorothy Day, inesauribile amica degli ultimi

20 agosto 2023

Dorothy Day, inesauribile amica degli ultimi

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Su Wikipedia Dorothy Day è sia nella sezione “anarchia” sia in “cattolicesimo”. Segno indicativo della sua vita. La sua è la storia di una Serva di Dio, la cui causa di canonizzazione è in corso da anni, capace di coniugare spirito di solidarietà cristiana e lotta per la giustizia sociale: non è stata la prima nella storia cristiana, ma di sicuro l’ho ha fatto in modo originale e rivoluzionario, specialmente nel contesto degli Stati Uniti del 900, dove è nata e vissuta. È la storia di una ragazza madre, che è stata abbandonata, arrestata, definita matta e sovversiva, che ha incontrato la fede grazie a una gravidanza e che da lì in poi è diventata un inesauribile motore di cambiamento per il contesto sociale attorno a lei.

A lei e a ciò che è nato dalla sua vita spesa interamente per questo ideale, cioè il Catholic Worker Movement, è stato dedicato uno degli incontri del Meeting di Rimini “L’esistenza umana è un’amicizia inesauribile”. In effetti la sua vita si adatta bene al titolo della kermesse riminese: Dorothy Day ha dedicato tutte le sue attenzioni al destino degli ultimi, come solo un vero amico potrebbe fare. Lo ha fatto grazie a una conversione al cattolicesimo avvenuta a 30 anni, nel 1927, dopo una prima vita dedicata alla denuncia delle ingiustizie sociali attraverso il giornalismo. Trent’anni intensi, in cui abortì in nome del suo primo grande amore, che però la abbandonò, in cui scrisse e viaggiò molto ma che trovarono una vera spinta rivoluzionaria dopo la conversione. Una scelta dura, che la allontanò dagli amici di una vita ma che la portò all’incontro con Peter Maurin, con cui avrebbe poi fondato il Catholic Worker Movement nel 1933.

All’inizio era un giornale, poi divenne un movimento per aiutare poveri e senzatetto di New York. Nacquero le case di ospitalità e il movimento divenne un soggetto sempre più centrale per dare dare voce a ultimi e bisognosi. Come sottolineato da Simona Beretta, docente di Politica Economica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttrice del Centro di Ateneo per la Dottrina Sociale della Chiesa, «ha affrontato i temi delle ingiustizie sociali con un metodo nuovo, mettendo al centro la questione del lavoro e rendendo protagonisti i poveri».

 

Lo stesso giornale Catholic Worker nasce proprio per dire agli emarginati e ai disoccupati, in quegli anni gli strascichi della crisi del 1929 sono ancora durissimi, che la Chiesa ha a cuore il loro benessere materiale, non solo quello spirituale: «È una rappresentazione perfetta della Dottrina Sociale – ha sottolineato Beretta-. Essa, infatti, non è qualcosa di fisso. È piuttosto un movimento che prende spunto dalla riflessione esperienziale del popolo sulle grandi questioni sociali e che conseguentemente ne illumina il cammino».

Ecco l’origine di quella passione inesauribile per l’umano che ha animato la vita di Dorothy Day, come ha raccontato anche Robert Ellsberg, autore dei diari di Dorothy Day, incontrata personalmente nel 1975 quando era un giovane studente che aveva appena lasciato Harvard per stare con il Catholic Worker Movement. «Mi colpì molto la sua passione per i giovani. Dopo pochi mesi al loro giornale mi propose come redattore capo e mi spinse verso la mia vocazione. Con la sua vita ha incarnato una nuova versione della santità. Grazie a lei le successive generazioni di cristiani non hanno più dovuto cercare santi che unissero carità, lotta per la pace e per un più giusto ordine sociale».

La vita di Dorothy Day, tracciata dalla giornalista dell’Osservatore Romano Giulia Galleotti, ha anticipato tanti dei temi di giustizia sociale posti durante il Concilio Vaticano II e riproposti con forza da Papa Francesco. Non a caso il Santo Padre l’ha nominata nel suo discorso al Congresso USA nel 2015 a fianco di gente come Abraham Lincoln e Martin Luther King tra le persone decisive per la costruzione degli Stati Uniti. Ma il suo grande insegnamento è quello del dovere della gioia: facendo sua la “piccola via” di Santa Teresa di Lisieux, Dorothy Day ha incarnato il messaggio del Vangelo cercando di amare non solo il bello e l’amabile ma anche ciò che è sgradevole come il bisogno dell’ultimo e del povero. Per lei la gioia era una questione di volontà: praticarla attraverso la Carità e nelle piccole azioni quotidiane l’ha portata a compiere le azioni eroiche che hanno caratterizzato la sua vita attraverso una piccola rivoluzione del proprio cuore.

Un articolo di

Michele Nardi

Michele Nardi

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