Le visite dei giovani universitari romani di CL alla Farnesina in eskimo. Le foto in spiaggia in giacca e cravatta, o in Lapponia con le renne vestito come se fosse a un convegno. Le lezioni di Diritto Penale mai perse, a costo di ritardare un consiglio dei ministri. A unire tutto una passione autentica per l’uomo, per la politica, il dialogo e i giovani. Dopo aver ascoltato le testimonianze dei relatori di “Aldo Moro, i giovani e noi: un’amicizia viva” al Meeting di Rimini sembra quasi di averlo conosciuto personalmente il grande statista, leader della Democrazia Cristiana e cinque volte Presidente del Consiglio, assassinato dalle Brigate Rosse il 9 maggio 1978.
Merito delle testimonianze di Agnese Moro, figlia del politico originario di Maglie, di Saverio Allevato, responsabile della comunità universitaria di Comunione e Liberazione che muoveva i suoi primi passi nella Roma degli anni 70, e del professor Agostino Giovagnoli, docente di storia contemporanea dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, autore de Il Caso Moro. Una tragedia repubblicana (Il Mulino, 2018).
«Mi ricordo di quel giorno di marzo del 1973 al primo convegno nazionale di Cl universitari - ha detto Saverio Allevato, già responsabile Cattolici popolari-Roma -: volle sedersi con tutti i ragazzi, stette tutto il tempo ad ascoltare e a prendere appunti e se ne andò via come era venuto, con molta semplicità. La cosa che mi emoziona di più dopo 50 anni è che il professore Aldo Moro trattata dei ragazzi come noi, che eravamo ragazzi po’ strani, con eskimo e blue-jeans, come se fossimo le persone più importanti della sua vita. Ascoltava tutti, chiedeva come andavano gli studi, se avevano problemi o altro».