Il tema del convegno “Educare attraverso la speranza” è stato spiegato dal preside Domenico Simeone, che ha parlato dell’educazione come un processo trasformativo: «Non si tratta solo di educare alla speranza, ma l’atteggiamento di chi spera è condicio sine qua non per educare. Non si tratta di uno sciocco ottimismo ma di sostegno al processo di crescita. Approssimarsi all’altro con relazioni vitali sconfigge la solitudine e alimenta la speranza».
Dato che la Facoltà di Scienze della formazione si avvale di una pluralità di insegnamenti, è toccato ai docenti dei vari settori scientifico-disciplinari esplicitare il lavoro comune sul tema della speranza alla luce delle discipline rappresentate.
Sulla “Letteratura della speranza” è intervenuto Pierantonio Frare, docente di Letteratura italiana, che ne ha sviluppato il tema attraverso l’esame dei classici, da Dante a Manzoni per poi approdare a Calvino e ad altri autori contemporanei, nell’intento di educare il lettore alla speranza attraverso la speranza che ostinatamente perseguono, dato che ogni opera letteraria è radicata in essa, sperando che l’umanità – sempre più – continui ancora a leggere.
Dagli autori della letteratura si è passati ai filosofi, e la speranza nella filosofia, passando per i temi del dolore e della sofferenza (dove è più difficile sperare), è stata esaminata dai docenti di Filosofia morale Alessio Musio e Alessandra Gerolin.
La speranza la si trova anche nella generatività sociale. Su questo Lucia Boccacin, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi, ha evidenziato il ruolo sociale della speranza, che non è stagnante ma generativa, richiede il prendersi cura della società in un processo interpersonale e sociale di apertura all’altro. Così «a chi cerca la speranza può capitare di trovare l’insperato».
Del legame tra la psicologia e il benessere sociale ha parlato Antonella Marchetti, docente di Psicologia dello sviluppo e dell’educazione, che ha individuato la speranza come il nostro patrimonio più importante alla base dei sentimenti della gratitudine, della fiducia e delle virtù coltivate e fatte fiorire.
Marta Busani, ricercatrice di Storia contemporanea, ha trovato il tema della speranza nei tragici eventi della Resistenza con un preciso riferimento all’esperienza degli scout che offrirono la loro giovane vita nell’impegno di salvare le persone perseguitate, mossi dall’ideale di costruire un futuro migliore. Un modo per continuare a educare nel tempo del totalitarismo con il messaggio principale che «si spera insieme, non da soli».
Ancora su giovani, speranza e futuro è intervenuto Daniele Bruzzone, docente di Pedagogia generale e sociale: «I giovani vivono per il futuro, per dire sì alla vita, per andare incontro ad un futuro che attrae e motiva. Al fine di non chiudersi in sé stessi occorre coltivare i gesti della speranza: aprirsi agli altri, stringere legami, assumere rischi promuovere gesti coraggiosi. Perché non è la speranza che produce l’azione, ma è l’azione che produce la speranza».
Futuro, relazioni, fiducia sono stati termini e concetti che si sono intrecciati nei vari interventi con un accostamento non banale al tema della speranza, come ha evidenziato il preside Simeone nelle conclusioni, a conferma di una grande ricchezza di valori nella Facoltà di Scienze della formazione che consente, appunto, di guardare con fiducia al futuro.