«Ognuno di noi ha una responsabilità in termini di impatto socio-ambientale. Trovare sistemi innovativi per promuovere un’economia circolare è una grande sfida». Jasmine Turba è iscritta al primo anno del corso di laurea magistrale in Management/Master of Science in Management dell’Università Cattolica. Agli inizi di maggio ha avuto l’opportunità di vivere un’esperienza di volontariato nella sede di Muggiò del Banco Alimentare della Lombardia, dove ha potuto vedere da vicino come funziona l’organizzazione non profit, impegnata da tempo nel recupero delle eccedenze alimentari e della loro redistribuzione alle strutture caritative, anche grazie alla Giornata Nazionale della Colletta Alimentare.
Jasmine è tra i venti studenti che ha partecipato al “Volunteering Day”: l’iniziativa organizzata dal percorso formativo, completamente in lingua inglese e attivo presso la facoltà di Economia, per consentire loro di mettere in pratica competenze e capacità in attività dal forte valore sociale. Con lei c’era anche Alberto Stroppa, al secondo anno del percorso magistrale. «Conosco il Banco Alimentare e la sua missione, per questo quando ho saputo che c’era la possibilità di collaborare con loro tramite l’Università mi sono immediatamente proposto», dichiara. «Un progetto interessante perché ci ha messo nelle condizioni di poter assistere a tutte le fasi, non visibili esternamente, in cui si articola il lavoro organizzativo dell’associazione: dalla raccolta degli alimenti alla selezione e al recupero fino alla logistica e alla distribuzione. Tutti passaggi che devono essere eseguiti in maniera efficace per ottenere il miglior risultato possibile e dare un aiuto concreto alla comunità bisognosa».
Nello specifico, spiega Massimo Fizzotti, area coordinamento e sviluppo volontari del Banco Alimentare della Lombardia, «gli studenti si sono occupati di selezionare i prodotti che i supermercati ritengono non idonei alla vendita per questioni estetiche. Quelli selezionati, poi, sono stati controllati dal nostro personale addetto per verificarne qualità e rispetto delle norme igienico-sanitarie. Una volta superati tutti i necessari controlli, il cibo recuperato viene impacchettato per essere così distribuito agli enti caritativi».