Alla Cattolica va però riconosciuto anche un altro primato: la leadership nel campo delle scienze della vita che l’ha portata in prima linea nella lotta alla pandemia. A testimoniarlo Walter Ricciardi, professore ordinario di Igiene nella facoltà di Medicina e Chirurgia e presidente del Mission Board for Cancer della Commissione Europea. «Quando sono stato chiamato dal ministro Speranza a supportarlo nel contrasto al Covid, la prima cosa che ho fatto è stata creare una squadra. In quel momento c’era la necessità di avere competenze sulla rianimazione, sulla geriatria, sulla pneumologia, sulla pediatria. Quindi ho chiamato a farne parte gli scienziati della Cattolica poiché in quel momento erano alla guida delle principali associazioni di categoria». Secondo Ricciardi la «lezione appresa dalla pandemia», di cui il 9 marzo cade il terzo anniversario, è che «la salute è la priorità assoluta» e «l’unico strumento per garantirla resta la sanità». Una sfida che sembrava già vinta da anni ma oggi a rischio se si pensa che sono 13 milioni gli italiani in lista d’attesa per esami diagnostici e a fronte di una spesa sanitaria in costante crescita (a oggi è di 42 miliardi di euro). Pertanto, le università devono svolgere un ruolo sociale aiutando i cittadini a capire il valore di un bene acquisito. Non solo. L’altra grande sfida è la lotta alle fake news: «Con l’Organizzazione Mondiale della Sanità stiamo lavorando per cercare di dotare gli atenei degli strumenti adatti per combatterle», ha rilevato Ricciardi.
Per questo motivo, ha fatto eco Bertuzzi, il «compito degli scienziati è connettere la scienza con i bisogni dell’uomo». A suo avviso due sono le cause all’origine della situazione di difficoltà degli ultimi anni: da una parte, la globalizzazione, che ha portato sempre più a considerare gli scienziati come una élite e parte di un sistema controverso, dall’altra, i social media. Contro tutto questo servono un’assicurazione sociale e istituzioni forti. «La scienza va integrata con la società perché se non diventa parte del tessuto sociale e politico le ricerche scientifiche finiscono per essere semplici esercizi accademici».
In questo senso, un esempio di sanità innovativa che guarda al futuro arriva dalla Fondazione Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano. Un’esperienza di successo che è stata descritta dal presidente Marco Giachetti. «Siamo un Irccs e in quanto tale il nostro compito è creare un ambiente migliore mettendo in atto una serie di azioni per renderlo possibile». Ed è quello che Giachetti ha cercato di fare nei suoi otto anni di presidenza. In primo luogo, attraverso la valorizzazione del vasto patrimonio immobiliare e rurale che nei suoi sei secoli di vita si è trovato ad avere l’ospedale grazie alla generosità e alla filantropia dei cittadini milanesi. L’altra grande sfida, o meglio «sogno», è stato dar vita a un museo per tirare fuori dalla cantina i numerosi quadri dedicati ai benefattori della Ca’ Granda e realizzati nel corso del tempo dai più importanti pittori lombardi.