La visione di Hiroshi Ishiguro parte dall’idea che le neuroscienze sviluppano robot umanoidi (come Geminoid che ha realizzato per sé) che consentono di comprendere meglio gli esseri umani. Infatti, «l’avatar eccede le abilità percettive ed espressive dell’essere umano» - ha dichiarato il professore. Perché abbiamo bisogno di un robot simile agli uomini? «Noi ci siamo occupati di sviluppare media informativi per comunicare tra uomini (ad esempio usiamo l’interfaccia vocale di Amazon, di Google e così via). E ora vogliamo esplorare l’idea di creare una relazione tra uomo e macchina». Grazie agli studi neuroscientifici gli androidi saranno realizzati su un modello umano per comprendere ancora meglio l’uomo stesso.
«L’uomo ha intenzioni e desideri che lo rendono autonomo e lo stesso vogliamo fare con i robot. Questa è una evoluzione per l’uomo. Forse allora potremo arrivare a dire che anche il robot avrà una coscienza e capire la coscienza sarà proprio un ambito di ricerca nel prossimo futuro».
Sono futuristiche le previsioni del professor Ishiguro che sostiene anche, secondo la cultura giapponese, che tutto ha un’anima? Al momento possiamo solo dire che la tecnologia è in rapidissima evoluzione, che l’AI è sempre più presente tra gli esseri umani, e che in luoghi come il Giappone si è già pronti a realizzare rapporti sociali tra umani e robot.
Di più. «Per raggiungere scopi più umani dobbiamo usare gli avatar - ha continuato Ishiguro -. Nel 1999 ho creato il mio androide Geminoid, la mia copia. L’operatore guarda il monitor, parla con il suo avatar che si comporta come tu vuoi che si comporti. Entro il 2050 dovremmo avere una società dove le persone saranno libere dai limiti del corpo, dello spazio e del tempo e dove le capacità dell’essere umano saranno rafforzate dall’AI».
Secondo questa prospettiva in futuro tutti potranno lavorare o studiare liberamente eliminando per esempio il pendolarismo e avendo molto più tempo libero. Con i bambini negli asili, così come si sta già facendo in Giappone con gli anziani, potrebbero essere utilizzati gli avatar. Noi occupiamo uno spazio che può essere un limite, e questo limite può essere superato con l’avatar. «L’idea è di virtualizzare il mondo reale attraverso gli avatar - ha spiegato Ishiguro - al punto che io potrei diventare una persona diversa, fare un lavoro diverso attraverso il mio avatar. Ma ci sono questioni etiche e di sicurezza da affrontare». Gli umani hanno corpi fisici e discriminano sulla base del corpo, del colore della pelle, o di possibili disabilità, con gli avatar la società sarebbe più inclusiva.
Quello che vent’anni fa sembrava solo fantascienza sembra assumere contorni più realistici. Dunque, si è domandato lo scienziato, che tipo di società avremo tra decine di migliaia di anni? «In futuro ci sarà una vita intelligente inorganica - ha spiegato il professore -, non immortale ma avremo vite più lunghe accettando tecnologie molto avanzate. La vita umana dipende dai geni. D’altra parte, noi possiamo migliorare le nostre capacità attraverso la tecnologia. Sono due possibilità evolutive e la seconda può essere molto più rapida rispetto a quella genetica».
Si spinge ancora più in là Ishiguro, affermando che «la differenza tra uomo e animale è l’utilizzo della tecnologia e lo sviluppo tecnologico non si ferma mai. L’obiettivo è quindi arricchire la nostra vita grazie alla tecnologia e al suo sviluppo. In ultima analisi il genere umano viene dall’inorganico e tornerà ad essere inorganico».
Le domande delle Facoltà dell’Ateneo hanno trovato risposte ma solo parziali nell’intervento di Ishiguro perché la strada alla ricerca di un’interazione sociale simbiotica degli esseri umani e dei robot è ancora lunga, sebbene proceda velocemente. Che gli androidi possano prendere un giorno decisioni politiche ed etiche, che possano sostituire un insegnante a scuola o un medico in ospedale, che possano svolgere il ruolo di psicologo con persone in difficoltà, superando così il ruolo di “assistenti” che oggi hanno in alcuni contesti, è tutto da verificare e non solo dal punto di vista tecnologico. Con discernimento e prudenza.