È per questo che il professor Antoldi ha voluto al tavolo, come discussant, Andrea Conti, general manager di Vanoli Basket, insieme a Roberto Spagnoli, marketing manager della società cestistica cremonese. E poi Massimiliano Alvini, allenatore dell’U.S. Cremonese, con Stefano Allevi, responsabile marketing dei grigiorossi. «Da diversi anni Vanoli Basket ha sentito l’esigenza di sostenere questa disciplina attraverso Pepo Team, la nostra squadra di baskin» spiega Conti, tornato da dirigente in biancoblù, dove aveva chiuso la sua carriera da giocatore nel 2013. «L’urgenza della società è innanzitutto riempire l’esigenza formativa dei giovani. Abbiamo spinto i nostri ragazzi delle giovanili ad allenarsi e a giocare con la squadra di baskin. E mi piace sottolineare che le regole di questo sport, caratterizzate dalla necessità di una visione periferica, li hanno aiutati concretamente in campo, anche dal punto di vista tecnico-tattico».
Anche Spagnoli insiste sul significato fortemente formativo del baskin, che «può trasmettere efficacemente i valori sportivi più genuini e costituisce un veicolo educativo fondamentale». Non a caso, in questa stagione Vanoli ha dato il via al progetto Baskin children, grazie al quale i bambini delle giovanili giocheranno a rotazione insieme a bambini con disabilità. Non poteva mancare Fausto Capellini, professore di Educazione fisica in una scuola media della città. Lui il baskin l'ha inventato, insieme ad Antonio Bodini, ingegnere, padre di una figlia disabile. Accanto, c'è Antonio Cigoli, responsabile nazionale della disciplina, secondo cui «nel baskin è lo sport che si adatta alla persona, non il contrario». Si adattano le strutture, i ruoli di gioco, perfino i materiali. «Il baskin deve essere inclusivo, sempre» commenta Cigoli. «Non bisogna dare a tutti gli stessi strumenti, ma le stesse possibilità. Solo così fragilità e diversità diventano risorse, anche nello sport».