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Il baskin, la storia sportiva più bella di Cremona

06 ottobre 2022

Il baskin, la storia sportiva più bella di Cremona

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Mettere la persona al centro di ogni attività, di ogni regola, di ogni struttura. È questa la ragione più profonda che ha mosso, quasi vent’anni fa, gli inventori del baskin. È lo sport inclusivo per eccellenza, perché permette a normodotati e persone disabili di giocare nella stessa squadra, insieme. Si tratta di un’attività sportiva che si ispira al basket, conservando però caratteristiche peculiari e innovative. Maschi e femmine, guidati da due canestri e da dieci regole soltanto, che donano al gioco dinamicità e imprevedibilità. Già, perché il baskin è uno vero sport, fatto di una fase offensiva e di quella difensiva, di vittorie e di sconfitte. A Cremona, a poche centinaia di metri dal luogo nel quale è stato inventato, il baskin è stato protagonista di un evento nell’ambito della quinta edizione della Giornata del Dono, che si sta celebrando attraverso più di 40 appuntamenti da lunedì 3 ottobre per tutta la settimana nei campus di Piacenza e di Cremona dell’Università Cattolica: un’occasione per riflettere sul dono come componente irrinunciabile del vivere contemporaneo.

L’incontro "L’integrazione attraverso il gioco del baskin. Lo sport che unisce: le esperienze raccontate da Vanoli Basket e U.S. Cremonese"  ha aperto le porte dell'Aula Magna del campus cremonese di Santa Monica agli inventori del baskin, cremonesi doc, e alle associazioni sportive del territorio mettendole in dialogo con le società sportive di Serie A. L’iniziativa è stata ideata da Fabio Antoldi, docente di Strategia Aziendale e di Imprenditorialità, direttore del Centro di Ricerca per lo Sviluppo imprenditoriale dell'Università Cattolica (Cersi) e membro di Cattolicaper lo Sport. «Abbiamo voluto presentare questa realtà ai nostri studenti – racconta Antoldi – perché nel loro percorso di formazione, per il futuro professionale e per quello di cittadini, inciampino anche nella conoscenza della disabilità, della fragilità e della possibilità di integrare i talenti diversi in modo inclusivo. Lo abbiamo fatto con questa bellissima storia: il baskin, il basket inclusivo. Ma abbiamo chiamato a commentarla chi per eccellenza rappresenta lo sport sul territorio».

È per questo che il professor Antoldi ha chiamato al tavolo, come discussant, Andrea Conti, general manager di Vanoli Basket insieme a Roberto Spagnoli, marketing manager della società cestistica cremonese. E poi Massimiliano Alvini, allenatore dell’U.S. Cremonese insieme a Stefano Allevi, responsabile marketing dei grigiorossi. «Da diversi anni – afferma Conti ­– Vanoli Basket ha sentito l’esigenza di sostenere il baskin attraverso il Pepo Team, la nostra squadra di baskin. L’urgenza della società è innanzitutto riempire l’esigenza formativa dei giovani. Abbiamo spinto i nostri ragazzi delle giovanili ad allenarsi e a giocare con la squadra di baskin. E mi piace sottolineare che le regole del baskin, caratterizzate dalla necessità di una visione periferica, li hanno aiutati concretamente in campo anche dal punto di vista tecnico-tattico».

Anche Spagnoli insiste sul significato fortemente formativo di questo sport: «Vogliamo mettere in luce i valori che lo sport può trasmettere efficacemente, poiché costituisce un veicolo educativo fondamentale. Quest’anno, ad esempio, abbiamo iniziato il progetto “Baskin children”: il basket integrato con i bambini delle nostre giovanili che a rotazione giocheranno con bambini con disabilità». Non poteva mancare Fausto Capellini, inventore di questa disciplina insieme ad Antonio Bodini, accanto ad Antonio Cigoli, responsabile nazionale baskin: «Nel baskin è lo sport che si adatta alla persona, non il contrario. Si adattano le strutture, i ruoli di gioco, perfino i materiali. Il baskin deve essere inclusivo. Sempre. Non bisogna dare a tutti gli stessi strumenti, ma le stesse possibilità: per esempio, quella di arrivare a canestro. Solo così fragilità e diversità diventano risorse anche nello sport».

Anche mister Alvini ha apprezzato l’incontro. Per lui, il baskin costituisce una vera scoperta: «Ieri sera ero in Sicilia per ritirare un premio, avevo il volo questa mattina presto. Era in ritardo, e io ero più preoccupato di non riuscire a venire qui rispetto al fatto di mancare l’allenamento. Il racconto appassionato del baskin mi ha colpito, è una disciplina sportiva che merita sicuramente attenzione. Da parte mia e della Cremonese c’è sicuramente la voglia di essere protagonisti in questo senso. Al centro di questo progetto c’è la persona, per questo è un progetto affascinante. Mi piacerebbe venire a vedere qualche allenamento. Ma sono stato colpito anche dalla bellezza del luogo: studiare in questo campus magnifico è davvero edificante».

Cremona è la culla del baskin, non a caso già nel 2007 il Comune ha deliberato “Cremona città del baskin”. A concludere l’incontro, Luca Zanacchi, assessore cittadino allo Sport, Quartieri, Piano del verde, Percorsi di cittadinanza: «È un privilegio per tutti noi essere qui. Ma il tema centrale è il dono. Qual è il dono? In questo caso mi pare che il vero dono sia proprio questo percorso, iniziato da un genitore e da un insegnante (Bodini e Capellini, ndr). Il baskin certamente è la storia sportiva del nostro territorio più bella che si possa raccontare. Poteva nascere solamente a Cremona, una città che ha una grande storia di cultura e di attenzione alla fragilità».

Un articolo di

Francesco Berlucchi

Francesco Berlucchi

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