C’è chi nell’utopia intravede qualcosa di concreto. Al Sermig (Servizio missionario giovani) lo sanno bene. A spiegarlo agli studenti di Scienze della formazione è stato Mattia Cignolo, responsabile del Sermig e ospite del convegno dell’Università Cattolica “Un arsenale di pace, l’esperienza del Sermig di Torino”, inserito negli eventi della “Giornata del dono” e presentato nell’occasione dai docenti Paolo Rizzi ed Elisabetta Musi.
Associazione di ispirazione cattolica nata con l’obiettivo di sconfiggere la fame nel mondo, nel 1983 il Sermig ha scelto come sede un vecchio arsenale abbandonato che produceva armi. «Il nostro sogno - dice Cignolo - era di trasformare in un luogo di speranza un luogo da cui uscivano strumenti di morte». I tanti volontari che si sono avvicendati nei lavori hanno permesso che questo sogno si materializzasse, dando vita all’arsenale di pace di cui parla il titolo dell’incontro nell’ateneo piacentino.
Così, oltre a mantenere il proprio impegno nel mondo, il Sermig ha iniziato a dedicarsi anche a chi, molto più vicino, aveva dei problemi. «Istintivamente collocavamo la povertà in luoghi distanti - dice Cignolo - siamo partiti perciò guardando lontano, ma pressati dalle tante richieste di aiuto ci siamo accorti che la povertà era anche vicina a noi e che non potevamo trascurarla. Allora si è cominciato ad accogliere qualcuno di notte, a lavorare con i ragazzi del quartiere, e pian piano le attività sono diventate molteplici grazie a volontari che impiegano quello che hanno: chi le competenze, chi dà una mano dal punto di vista economico, chi ci mette le braccia».
Così la storia del Sermig è diventata la storia di una comunità di persone che si impegna a dare un letto a chi non l’ha, o una cura medica a chi non può curarsi, o ancora è diventato un luogo dove imparare l’italiano per chi non lo conosce. «In questi anni abbiamo camminato insieme a tante persone - dice Cignolo - diventate a pieno titolo cittadini sia di Torino sia di altre città del mondo e oggi l’arsenale della pace è diventato un luogo frequentato da molti giovani, è punto di incontro di 7.000 ragazzi delle scuole ogni anno».