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Il calcio eretico di Filippo Galli inaugura Gli aperitivi di Asag

18 ottobre 2024

Il calcio eretico di Filippo Galli inaugura Gli aperitivi di Asag

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Se l’appetito vien mangiando, ci sarà da davvero divertirsi nei prossimi mesi. Perché mai come questa volta è stato il caso di dire: buona la prima. Anzi, buonissima, grazie alla nuova iniziativa dell’Alta Scuola di Psicologia Agostino Gemelli (Asag) dell’Università Cattolica, che ha inaugurato il ciclo di appuntamenti monografici dal titolo "Gli aperitivi di Asag". Il format è semplice e goloso. Ci si immerge per un’oretta nei temi di volta in volta proposti, grazie alla presenza di esperti del settore, in dialogo con i docenti dell’Alta Scuola. I partecipanti trovano tutto lo spazio per approfondire e fare domande. E poi ci si ritrova, ancora una volta insieme, davanti all’aperitivo offerto da Asag per chiudere l’incontro in modo informale.

Protagonista del primo evento, mercoledì 16 ottobre, è stato lo sport. Il calcio, in particolare, con Filippo Galli, ex difensore del Milan, in prima squadra dal 1983 al 1996, poi allenatore e dirigente sportivo. Galli è stato responsabile del Settore giovanile del Milan dal 2009 al 2018, coordinatore del corso per i responsabili del Settore giovanile fortemente voluto dal Settore Tecnico della Figc, a Coverciano, per professionalizzare una figura di riferimento imprescindibile per ogni società e per tutti i ragazzi e le ragazze durante il loro percorso calcistico e, ancora, responsabile dell'Area metodologica del Parma dal 2021 al 2022. Da giocatore, nel suo palmares ci sono cinque scudetti, quattro Supercoppe italiane, tre Champions League, altrettante Supercoppe europee, due Coppe intercontinentali e, oggi, un bel libro, “Il mio calcio eretico. Dai trionfi con il Milan al lavoro con i giovani”.

«Mi hanno dato dell'eretico per aver fatto mie e per aver portato nel contesto di lavoro teorie sull’apprendimento tenute finora lontane dal calcio» scrive Galli nel libro edito da Piemme, uscito lo scorso aprile. «Ma anche per il mio desiderio continuo di andare sempre avanti, di provare a educare i giovani sin dal principio a un’idea di calcio propositivo, di considerare il calciatore una persona nella sua interezza, curando e coltivando non solo le sue doti fisiche, tecniche e tattiche, ma anche le sue relazioni con gli altri, le sue attitudini mentali, il suo benessere psicologico, con la ferma consapevolezza che queste componenti non possano essere separate l’una dalle altre».

Il dialogo di Filippo Galli con Emanuela Confalonieri, direttrice dell’Alta Scuola di Psicologia, e Chiara D’Angelo, coordinatrice del master in Sviluppo del talento, professionalità e inclusione sociale nello sport: interventi psicosociali, è «un pezzo di storia condivisa» proprio a partire dal Settore giovanile del Milan, come lo ha definito la professoressa D’Angelo, portando i saluti di Caterina Gozzoli, coordinatrice scientifica di Cattolicaper lo Sport, il Tavolo di lavoro a servizio del mondo dello sport, che ha promosso l’evento inserendolo nella rassegna Sport Next ‘24

Un articolo di

Francesco Berlucchi

Francesco Berlucchi

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«Ho giocato 14 stagioni al Milan, fino a 40 anni e mezzo» racconta Galli. «Durante la mia carriera ho subito sette operazioni, e ogni volta ho pensato di poter lasciare il calcio. Credo che questo mi abbia aiutato a pensare al mio post-carriera più gradualmente». È stata una sorta di allenamento della consapevolezza che «il calcio non dura per sempre». Poi, un giorno, il momento è arrivato. «Sono stato prima vice allenatore della Primavera rossonera guidata da Franco Baresi con Antonello Bolis in seconda, poi primo allenatore e, dal 2008, vice allenatore della prima squadra insieme a Mauro Tassotti». Era il Milan di Carlo Ancelotti

L’anno seguente, Ancelotti viene chiamato al Chelsea e Galli inizia a guidare il Settore giovanile al Centro Vismara, nella periferia sud di Milano. «All’inizio è stato molto complicato, era cambiato il modello di business del club. Il Milan aveva ceduto giocatori importanti, come Zlatan Ibrahimovic e Thiago Silva, e la ricaduta sul Settore giovanile è stata importante. Avevamo bisogno di portare giocatori in Primavera, e magari anche in prima squadra. Dunque abbiamo fatto visite più strutturate e vari workshop per conoscere come lavoravamo le squadre europee nelle quali la cantera era realmente un punto di forza». 

Dal Barcellona al Real Madrid, dall’Anderlecht all’Ajax fino al Manchester United. «Due cose furono chiare: la continuità e la chiarezza di principi che venivano condivisi all’interno del club, dalla prima squadra a tutto il Settore giovanile». In quel momento, è emersa «l’esigenza di un cambio metodologico», perché «per condividere un metodo è fondamentale formare le persone». E la presenza di psicologi e pedagogisti nello staff è stata da subito essenziale. «All’inizio erano visti come una sorta di controllori, era una cosa innovativa». Eretica, appunto. «Ma dopo qualche mese in tanti hanno capito l’importanza di avere nello staff uno psicologo o un pedagogista». Le difficoltà, spiega Galli, spesso «arrivavano dall’interno». Così, dice, «abbiamo fatto squadra» e provato a ottenere «i risultati, che non si pesavano sulle vittorie, ma sulla crescita del capitale umano». 

«Ci auguriamo che questi aperitivi siano l’occasione per far capire non soltanto agli addetti ai lavori, ma soprattutto ai non addetti, le possibili sinergie tra la psicologia e i diversi ambiti lavorativi» commenta la professoressa Confalonieri. «I temi degli appuntamenti in programma saranno molto diversi tra loro, ma ugualmente importanti. Un’ottima occasione di confronto e di riflessione, a partire dall’incontro di oggi con Filippo Galli, che ci è sembrato ideale per dare avvio a questo nuovo ciclo. All’Università Cattolica lo sport e la psicologia trovano moltissimi luoghi di espressione. E poi, interessandoci al benessere dei futuri adulti, crediamo che lo sport e la psicologia insieme possano dire moltissimo». 

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