Consapevoli, solenni, impegnati: così i rappresentanti degli studenti del quinto e del sesto anno di corso di laurea hanno condiviso le loro parole con l’assemblea: «È un onore essere qui oggi per celebrare un momento così significativo per ognuno di noi – ha detto, aprendo le testimonianze, Antonio Pio Di Nuzzo -. La consegna del camice bianco non è solo un rito di passaggio, ma rappresenta l’ingresso in una comunità unica, quella dei professionisti della salute. Indossare questo camice è un gesto che porta con sé non solo un simbolo di appartenenza, ma anche una grande responsabilità. In questi giorni di pubblicizzazione e preparazione dell’evento, abbiamo avuto modo di constatare l’entusiasmo dei nostri colleghi, ansiosi di partecipare come attori protagonisti a questa cerimonia. È stato un modo per ricordare la prima volta che abbiamo indossato il camice bianco per i tirocini del terzo anno. Un ricordo che resta indelebile in ognuno di noi. Un’emozione che oggi si ripete e per cui non possiamo che ringraziarvi. Siamo orgogliosi di far parte dell’Università Cattolica che rende lo studente parte integrante dell’attività universitaria e non un semplice numero di matricola».
«Oggi non stiamo ricevendo solo un pezzo di stoffa, ma un simbolo di impegno, di dedizione e di rispetto per la vita umana – ha aggiunto Jacopo Gobbi -. “Questo camice rappresenta il lungo e rigoroso percorso che abbiamo scelto di intraprendere: un cammino fatto di studio intenso, di notti insonni, di lezioni e di esperienze pratiche che ci metteranno sempre alla prova. Indossare il camice bianco significa assumersi la responsabilità di proteggere e curare, di ascoltare e comprendere, di mettere il benessere degli altri al centro del proprio agire. Il nostro cammino ci porterà a diventare punti di riferimento per i pazienti e per le loro famiglie. Saremo chiamati a rappresentare fiducia e competenza, ma anche calore umano e attenzione. Indossare il camice bianco è il segno visibile di questo impegno: è il nostro segno distintivo».
«Cari colleghi, oggi, indossando questo camice bianco, accogliamo una missione che va oltre la medicina – così Antonio Sibilla, rivolgendosi direttamente ai suoi colleghi di corso - Non ci viene chiesto solo di curare, ma di farlo con uno spirito di carità e altruismo, valori che la nostra università ci ha insegnato a custodire e vivere ogni giorno. Essere medici significa incontrare l’altro nella sua vulnerabilità, e saper rispondere non solo con competenza, ma con il cuore aperto alla compassione, con la scelta di vedere in ogni paziente non solo un corpo da guarire, ma una persona da accompagnare e rispettare. È l’impegno a donare, anche quando è difficile, il meglio di noi, con umiltà e ascolto. È uno sguardo che vede oltre i sintomi e che si impegna a rispondere al bisogno umano di essere accolti, compresi e mai giudicati. Questo camice è, quindi, molto più di un simbolo. È una promessa di servire l’altro con tutto ciò che siamo, di essere presenza e conforto. È la nostra scelta di essere medici per vocazione, mettendo sempre al centro la dignità della vita. Il camice bianco ci ricorda che, al di là delle conoscenze e delle competenze che stiamo acquisendo, la vera sfida sarà quella di mantenere la nostra umanità viva e pulsante nel rapporto con i pazienti. Non sarà sempre facile, e non avremo sempre tutte le risposte, ma dobbiamo sempre trovare la forza di ascoltare, di comprendere e di prenderci cura non solo del corpo, ma anche dell'anima di chi avremo di fronte».
«Cari compagni e amici, oggi celebriamo insieme un percorso che abbiamo condiviso, fianco a fianco, per sei lunghi anni – ha concluso Michela Myriam De Maio – in cui non siamo stati solo studenti: siamo diventati una famiglia. Abbiamo condiviso momenti di incertezza e paura, ore infinite di studio, ansie per gli esami, ma anche risate, amicizie e sostegno reciproco. Ogni volta che uno di noi pensava di non farcela, c’era sempre qualcun altro pronto a tendere una mano, a ricordare che non eravamo soli in questo viaggio. Abbiamo imparato l'uno dall'altro, ci siamo sostenuti nei momenti più duri e abbiamo esultato insieme per ogni piccolo traguardo. È grazie a ciascuno di voi, alla forza che abbiamo trovato nel nostro gruppo, che oggi possiamo indossare con orgoglio questo camice bianco. Questo camice rappresenta tutto ciò: il nostro legame, le sfide affrontate e il futuro che ci aspetta. Per me è stato un grande onore avervi come compagni e sarà ancora un onore più grande avervi come colleghi. Ringrazio ognuno di voi, le autorità accademiche, religiose e amministrative, i colleghi rappresentanti in Consiglio di Facoltà e tutti i presenti, a nome mio e degli studenti che rappresento nel Consiglio di Corso di Laurea di Medicina e Chirurgia. Un sentito grazie all'Università Cattolica per averci permesso tutto questo».