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La Medicina, grande privilegio e straordinaria responsabilità
Nel campus di Roma la White Coat ceremony, il rito di passaggio dal triennio biologico al triennio clinico. Il keynote address del Professor Ajay Shah
| Federica Mancinelli
31 ottobre 2024
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“Consapevole dell’importanza e della solennità dell’atto che compio e dell’impegno che assumo, giuro:” – inizia così il Giuramento di Ippocrate, il documento che da più di duemila anni rappresenta il “manifesto” dell’arte e della scienza medica, un compendio essenziale di tutto ciò che la missione della Medicina rappresenta. Ed è questo testo che, emozionati e vestiti del loro camice bianco, gli studenti del quinto e sesto anno del corso di laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica, hanno proclamato lo scorso 30 ottobre nell’Auditorium del campus di Roma, a conclusione della cerimonia “White Coat” loro dedicata.
L’evento è stato aperto da S. E. Mons. Claudio Giuliodori, Assistente Ecclesiastico generale dell’Università Cattolica, e dal Prof. Alessandro Sgambato, Vicepreside della Facoltà di Medicina e chirurgia.
«Indossare il camice bianco segna una tappa importante della vostra formazione. Attraverso il gesto simbolico della vestizione, che ha una forte valenza morale – ha detto il Vescovo –, voi assumete sempre più consapevolezza delle responsabilità che avete a servizio delle persone malate. Vi invito a vivere questo gesto con lo spirito suggerito da San Paolo: "Spogliatevi dell’uomo vecchio e rivestitevi dell’uomo nuovo": Dobbiamo liberarci dell'egoismo per rinnovarci, crescere e maturare nella carità, diventando sempre più capaci di vera solidarietà secondo il modello del Buon Samaritano».
«È veramente bello vedervi così numerosi e tutti insieme nel nostro Auditorium: voi siete l’energia del futuro – ha detto il Vicepreside –. Il nostro Ateneo e la nostra Facoltà non sono nati solo per trasmettere conoscenze, ma per formare persone desiderose di servire la comunità, attraverso i valori della dedizione e del servizio: questo camice bianco che state per indossare li rappresenta tutti pienamente».
Introdotta dal Prof. Domenico D’Ugo, Presidente del corso di laurea in Medicina e chirurgia, si è svolta poi la cerimonia di vestizione, «una cerimonia semplice nei modi, ma profonda nei significati – ha detto il Professore – Il rito del camice bianco rende visibile e reale, per voi e per i vostri pazienti, la missione del lavoro in corsia».
Agli studenti ha portato il suo saluto anche il Prof. Antonio Lanzone, Ordinario di Ginecologia e Ostetricia, già Presidente del corso di laurea: «Insegnare significa educare – ha detto loro –, e ciò è possibile solo se esiste un patto di collaborazione e dialogo fra docente e discente. Auguro ai vostri professori di dare sempre il meglio di sé affinchè voi stessi possiate sempre fare e essere il vostro meglio nella vostra vita e nel vostro lavoro. E vi ringrazio, pertanto, per aver contribuito al mio processo educativo».
"Consapevole dell’importanza e della solennità dell’atto che compio e dell’impegno che assumo, giuro: di esercitare la medicina in autonomia di giudizio e responsabilità di comportamento…di perseguire la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica, il trattamento del dolore e il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della dignità e libertà della persona…di curare ogni paziente con scrupolo e impegno, senza discriminazione alcuna… di attenermi ai principi morali di umanità e solidarietà…": sono solo alcuni dei passi fondamentali di quel Giuramento che ancora una volta, al termine della cerimonia, è risuonato grazie a centinaia di voci giovani e già impegnate nello studio e nel lavoro della cura della malattia e del prendersi cura della persona malata. Attraverso il simbolo di un camice bianco che è immagine di servizio, purezza e identità di chi ha deciso di mettere le “conoscenze a disposizione del progresso della medicina, fondato sul rigore etico e scientifico della ricerca, i cui fini sono la tutela della salute e della vita”.
Un articolo di
Consapevoli, solenni, impegnati: così i rappresentanti degli studenti del quinto e del sesto anno di corso di laurea hanno condiviso le loro parole con l’assemblea: «È un onore essere qui oggi per celebrare un momento così significativo per ognuno di noi – ha detto, aprendo le testimonianze, Antonio Pio Di Nuzzo -. La consegna del camice bianco non è solo un rito di passaggio, ma rappresenta l’ingresso in una comunità unica, quella dei professionisti della salute. Indossare questo camice è un gesto che porta con sé non solo un simbolo di appartenenza, ma anche una grande responsabilità. In questi giorni di pubblicizzazione e preparazione dell’evento, abbiamo avuto modo di constatare l’entusiasmo dei nostri colleghi, ansiosi di partecipare come attori protagonisti a questa cerimonia. È stato un modo per ricordare la prima volta che abbiamo indossato il camice bianco per i tirocini del terzo anno. Un ricordo che resta indelebile in ognuno di noi. Un’emozione che oggi si ripete e per cui non possiamo che ringraziarvi. Siamo orgogliosi di far parte dell’Università Cattolica che rende lo studente parte integrante dell’attività universitaria e non un semplice numero di matricola».
«Oggi non stiamo ricevendo solo un pezzo di stoffa, ma un simbolo di impegno, di dedizione e di rispetto per la vita umana – ha aggiunto Jacopo Gobbi -. “Questo camice rappresenta il lungo e rigoroso percorso che abbiamo scelto di intraprendere: un cammino fatto di studio intenso, di notti insonni, di lezioni e di esperienze pratiche che ci metteranno sempre alla prova. Indossare il camice bianco significa assumersi la responsabilità di proteggere e curare, di ascoltare e comprendere, di mettere il benessere degli altri al centro del proprio agire. Il nostro cammino ci porterà a diventare punti di riferimento per i pazienti e per le loro famiglie. Saremo chiamati a rappresentare fiducia e competenza, ma anche calore umano e attenzione. Indossare il camice bianco è il segno visibile di questo impegno: è il nostro segno distintivo».
«Cari colleghi, oggi, indossando questo camice bianco, accogliamo una missione che va oltre la medicina – così Antonio Sibilla, rivolgendosi direttamente ai suoi colleghi di corso - Non ci viene chiesto solo di curare, ma di farlo con uno spirito di carità e altruismo, valori che la nostra università ci ha insegnato a custodire e vivere ogni giorno. Essere medici significa incontrare l’altro nella sua vulnerabilità, e saper rispondere non solo con competenza, ma con il cuore aperto alla compassione, con la scelta di vedere in ogni paziente non solo un corpo da guarire, ma una persona da accompagnare e rispettare. È l’impegno a donare, anche quando è difficile, il meglio di noi, con umiltà e ascolto. È uno sguardo che vede oltre i sintomi e che si impegna a rispondere al bisogno umano di essere accolti, compresi e mai giudicati. Questo camice è, quindi, molto più di un simbolo. È una promessa di servire l’altro con tutto ciò che siamo, di essere presenza e conforto. È la nostra scelta di essere medici per vocazione, mettendo sempre al centro la dignità della vita. Il camice bianco ci ricorda che, al di là delle conoscenze e delle competenze che stiamo acquisendo, la vera sfida sarà quella di mantenere la nostra umanità viva e pulsante nel rapporto con i pazienti. Non sarà sempre facile, e non avremo sempre tutte le risposte, ma dobbiamo sempre trovare la forza di ascoltare, di comprendere e di prenderci cura non solo del corpo, ma anche dell'anima di chi avremo di fronte».
«Cari compagni e amici, oggi celebriamo insieme un percorso che abbiamo condiviso, fianco a fianco, per sei lunghi anni – ha concluso Michela Myriam De Maio – in cui non siamo stati solo studenti: siamo diventati una famiglia. Abbiamo condiviso momenti di incertezza e paura, ore infinite di studio, ansie per gli esami, ma anche risate, amicizie e sostegno reciproco. Ogni volta che uno di noi pensava di non farcela, c’era sempre qualcun altro pronto a tendere una mano, a ricordare che non eravamo soli in questo viaggio. Abbiamo imparato l'uno dall'altro, ci siamo sostenuti nei momenti più duri e abbiamo esultato insieme per ogni piccolo traguardo. È grazie a ciascuno di voi, alla forza che abbiamo trovato nel nostro gruppo, che oggi possiamo indossare con orgoglio questo camice bianco. Questo camice rappresenta tutto ciò: il nostro legame, le sfide affrontate e il futuro che ci aspetta. Per me è stato un grande onore avervi come compagni e sarà ancora un onore più grande avervi come colleghi. Ringrazio ognuno di voi, le autorità accademiche, religiose e amministrative, i colleghi rappresentanti in Consiglio di Facoltà e tutti i presenti, a nome mio e degli studenti che rappresento nel Consiglio di Corso di Laurea di Medicina e Chirurgia. Un sentito grazie all'Università Cattolica per averci permesso tutto questo».