Gli italiani che si trovano in situazioni di povertà assoluta sono passati dai 4,6 milioni del 2019 ai 5,6 milioni del 2021. Un fenomeno, aggravato dalla pandemia e ora dagli effetti della guerra in Ucraina sui costi dell’energia e delle materie prime, che vede famiglie e piccole e medie imprese ancora più vulnerabili. Secondo la Banca d’Italia oltre il 40% delle famiglie si troverebbe in difficoltà in caso di un imprevisto. Per questo il sovraindebitamento sta diventando un fenomeno che richiede «una pluralità di approcci e competenze di varia natura: giuridiche, economiche, sociologiche, psicologiche», spiega Antonella Sciarrone Alibrandi, prorettrice dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttrice del neonato Osservatorio sul Debito Privato, promotore giovedì 12 maggio, insieme con Acli e Movimento Consumatori dell’incontro dal titolo “Innovazione finanziaria e gestione inclusiva del sovraindebitamento”. «L’Osservatorio nasce con l’obiettivo di mettere insieme docenti e centri di ricerca che in Cattolica si occupano di tematiche correlate al debito privato per convergere nella proposizione di iniziative di varia natura così diventando un interlocutore di riferimento nel panorama nazionale».
Gestione inclusiva; interventi normativi in grado di contemperare le esigenze di debitori con le aspettative dei creditori; modelli di business alternativi a sostegno delle persone in difficoltà: sono alcuni strumenti per aiutare chi non è più in grado di adempiere regolarmente ai propri obblighi e si trova ad avere posizioni debitorie deteriorate.
Proprio in largo Gemelli ha visto la luce un primo progetto di ampio respiro e di valenza sistemica in tema di gestione del sovraindebitamento, «come esito di un tavolo di lavoro che, organizzato nel 2018 su impulso della Fondazione San Bernardino, aveva coinvolto diversi organismi e professionisti che si occupavano di persone vulnerabili», ricorda Paolo Fiorio, responsabile dell’Osservatorio Credito e Risparmio del Movimento Consumatori.
Si tratta di “Riparto - Percorsi di inclusione finanziaria e di accompagnamento per la gestione e soluzione delle situazioni di sovraindebitamento per la ripartenza”, finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ai sensi dell’articolo 72 del decreto legislativo 3 luglio 2017, n.117 - anno 2020. Il progetto, attivo in 19 regioni e che rientra tra i goal dell’Agenda Onu 2030, «intende aumentare tra giovani, adulti, imprenditori, immigrati il livello di alfabetizzazione finanziaria per dotare i cittadini di alcuni strumenti utili a gestire l’assunzione dei debiti e prevenire alcune forme di sovraindebitamento», chiarisce Fiorio.
Tre le linee in cui si articola: formazione, creazione di una rete nazionale di sportelli di consulenza per la gestione del debito, ricerca. Secondo il responsabile dell’Osservatorio Credito e Risparmio del Movimento Consumatori, «al momento tra gli strumenti predisposti dal Diritto europeo per far fronte al sovraindebitamento figurano soltanto i doveri di informazione precontrattuali degli intermediari e la verifica del merito creditizio», aggiunge. Servono, invece, strumenti diversi come servizi di consulenza sul debito o misure di allerta per i singoli consumatori. Esiste un numero considerevole di soggetti che si trovano in situazioni di estrema difficoltà, che vivono nell’ombra e spariscono dai radar anche della fiscalità pubblica. Per questo, per Florio, «è fondamentale favorire una gestione inclusiva del sovraindebitamento e ridiscutere alcune politiche che spesso considerano le sofferenze debitorie alla pari di asset commerciabili».
C’è quindi sempre più la necessità di pensare strategie e interventi normativi che non abbiano come fine esclusivo la tutela dell’interesse di uno solo dei soggetti coinvolti ma riescano a elaborare soluzioni di sistema. Il quadro normativo vigente, soprattutto nel nostro Paese, non sempre è di grande aiuto. Anche se qualche passo in avanti verso una gestione più inclusiva dei crediti deteriorati è stato fatto. Ne è un esempio lo strumento delle cartolarizzazioni sociali diventato legge nel 2019 e capace di conciliare le opposte esigenze di debitore e creditore. «È un sistema che non parte dal presupposto che chi compra il credito garantito dall’immobile deve buttare fuor di casa il debitore e la sua famiglia che ci abita, piuttosto lo rimette in termini», fa notare Ugo Malvagna, docente di Diritto dell’economia all’Università di Trento. In altri termini, chi compra l’immobile non ricorre all’asta che il più delle volte ne deprezza il valore reale, ma a soluzioni diverse che lo rimettono a reddito.
Tra i cantieri aperti in ambito normativo c’è anche una proposta di legge che nasce nell’ambito della Commissione bicamerale di vigilanza sul sistema bancario e si inserisce nel solco delle misure emergenziali del 2020. Come osserva Raffaele Lener, docente di Diritto dell’economia all’Università Tor Vergata, «l’idea è di introdurre un nuovo meccanismo per il trattamento di inadempienze probabili», vale a dire «un sistema di norme» che delinea una «sorta di operazione negoziale trilaterale per la rinegoziazione» e, dunque, la conseguente completa estinzione del debito, realizzata da tre parti: l’intermediario creditore, il debitore e un fondo. Ovviamente si tratta ancora di una proposta frutto di «riflessioni congiunte» ma che potrebbe offrire agli operatori di settore un nuovo strumento, caratterizzato da una «particolare attenzione alla libertà negoziale delle parti» volta a «salvaguardare in modo diverso e più efficiente le ragioni del creditore conciliandole con la concreta situazione patrimoniale del debitore», con l’obiettivo di valorizzare al meglio gli immobili inizialmente offerti in garanzia.
Il passaggio successivo è quello dalla normativa alla tecnologia, utile per ideare nuovi modelli di business in questo ambito. Per Alessandro Lerro, presidente del Comitato Scientifico, AssoFintech, la legge 130, introdotta a seguito della crisi dei subprime per aiutare le banche a ripulire i bilanci, risulta ormai «insufficiente» a fronte di uno scenario completamente mutato. Nel settore esistono «nuovi modelli di cartolarizzazione spesso favoriti dal Fintech» e le «regole attuali sono già idonee per consentirne l’adozione». A testimoniarlo la start-up “Esdebitami”, una società benefit che, istituita nel 2013, agevola il rientro in bonis. Il modello di business applicato è quello del “rent to buy” la cui finalità è consentire al debitore di riacquistare l’immobile. Il tutto secondo una logica non assistenziale bensì finalizzata a generare impatto sociale. Un altro esempio è la torinese start-up “Homes4all” nata nel 2019 con un duplice obiettivo: la rigenerazione urbana, da un lato, l’emergenza abitativa, dall’altra. Con una sola missione: garantire l’accompagnamento alle famiglie in difficoltà affinché non si perdano per strada.