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Il cortometraggio sul primo volo in mongolfiera d’Italia

12 marzo 2022

Il cortometraggio sul primo volo in mongolfiera d’Italia

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Era il 13 marzo 1784 quando, dal giardino di una villa situata nel paese di Brugherio, località Moncucco, si alzò in volo la prima mongolfiera italiana.

Era la quinta in Europa, dopo le quattro ascensioni dei fratelli Montgolfier, avvenute qualche mese prima a Parigi sotto lo sguardo entusiasta della regina Maria Antonietta.

La paternità dell’impresa che diede il via all’aviazione italiana è del conte Paolo Andreani, rampollo ventunenne di una famiglia nobiliare milanese che, dopo aver assistito egli stesso al volo dei fratelli francesi, replicò l’impresa. Il suo pallone areostatico lo portò a quota 1.537 metri di altezza, percorrendo otto chilometri in 25 minuti di volo, fino all’atterraggio avvenuto in località Caponago (MB).

Proprio a Caponago vive Simone Ligabò, studente iscritto al terzo anno del DAMS bresciano, la cui tesi di laurea triennale, realizzata con la supervisione del docente di regia audiovisiva Marco Meazzini, è il primo documentario che ripercorre la storia del nobiluomo.

Il cortometraggio, della durata di trenta minuti, parte dall’avventura nei cieli brianzoli per poi ampliare lo sguardo sulle molteplici imprese riconducibili alla poliedrica figura del conte Paolo Andreani. 

«Con piglio ironico alterno riprese aeree, animazioni 3D, interviste ai suoi discendenti, testimonianze di esperti di settore, materiali d’archivio e la ricostruzione di un volo in mongolfiera dalla villa di Brugherio con l’abbigliamento dell’epoca» racconta il giovane regista. 

Dal volo a 21 anni, agli studi sui vulcani condotti in Sicilia e in Scozia, il tour dei grandi laghi del Canada e il rapporto con gli Indios, la svolta come alpinista, fino a quel Grand Tour “al contrario” (quello che i nobili europei compivano in Italia, Andreani lo fece nella Parigi della rivoluzione francese e in America tra New York e Washington, incontrando George Washington e Thomas Jefferson) prima di morire a Nizza rovinato dai debiti del gioco d’azzardo e della vita mondana.

Fu così che il coraggio visionario di quel nobile che alla tranquillità dell’agiatezza preferiva l’avventura, ispirò la celebrazione che la Scala di Milano riservò al “Dedalo d’Italia”, i sonetti che Parini compose in suo onore, persino il conio di una moneta con la sua effige.

«Andreani fu un pioniere in molti modi: come naturalista, esploratore, alpinista ed aeronauta. Fece dell’ignoto e della scoperta il motore della propria esistenza, ed io mi sono chiesto come mai una figura così speciale e controversa non fosse ancora stata raccontata» spiega Simone. «La sua storia è emblematica del passaggio da un’epoca ad un’altra: dalla fiducia nella scienza e nella razionalità dell’Illuminismo alla fuga nell’immaginazione visionaria del Romanticismo». 

Le riprese si sono quindi svolte a Brugherio - dove si trovano la sede della Compagnia della Mongolfiera (che oggi conserva e promuove la memoria dell’impresa), Villa Andreani, l’atelier del pittore naif Elio Nava – a Caponago, luogo d’atterraggio del pallone e a Milano, dove si trova la Biblioteca Sormani, ex casa Andreani.

Per intervistare Marco Majrani, presidente della commissione scientifica del CAI Milano, autore libro su Paolo Andreani ed esperto del volo aerostatico, Simone si è recato a Volandia, il parco-museo del volo; mentre l’incontro con Angelantonio Marietti Andreani, discendente del contino Paolo, si è svolto al Castello di Corenno Plinio, proprietà della famiglia Andreani-Sormani in cui si trovano le tombe di famiglia.

Coerente è anche la scelta della colonna sonora «composta da musiche dell’epoca, scritte durante e in onore della balloon mania. Ho trovato gli spartiti su archive.org» precisa Simone.

Un articolo di

Bianca Martinelli

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