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Il futuro della libertà religiosa in un contesto pluriculturale

09 dicembre 2021

Il futuro della libertà religiosa in un contesto pluriculturale

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Ha suscitato numerose polemiche la pubblicazione il 29 novembre scorso di “Union of equality“: il documento con le linee guida della Commissione Europea conteneva anche indicazioni sulla festività del Natale, espropriata dei suoi riferimenti cristiani per non urtare presunte sensibilità o suscettibilità di chi non condivide la fede cristiana. Il testo, subito ritirato, ha però innescato un acceso dibattito nel cui solco si è inserita la presentazione mercoledì 1° dicembre del volume “La libertà di religione in un contesto pluriculturale”, a cura dei docenti della Facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica Andrea Santini e Monica Spatti per i tipi della Libreria Editrice Vaticana.

Il volume rappresenta un importante e significativo passo nell’ambito delle attività di ricerca promosse dal progetto “La democrazia: un’urgenza educativa in contesti pluriculturali e plurireligiosi”, finanziato dalla Fondazione Pontificia Gravissimum Educationis ed avviato nel 2019. Il progetto, che si concluderà a marzo 2022 con un congresso internazionale, ha inteso costituire un gruppo internazionale di esperti, incaricato di promuovere un dibattito aperto intorno alla democrazia e diffondere un pensiero democratico attento ai principi e ai valori del pensiero sociale della Chiesa, coordinato alle nuove sfide educative necessarie alla costruzione della democrazia nell’era della pluralità culturale ed etico-religiosa. L’Università Cattolica è una delle 14 Università, le cosiddette Antenne, presso le quali il progetto ha preso corpo con l’avvio di attività di ricerca e formative volte ad analizzare i problemi relativi alla protezione ed alla promozione dei diritti fondamentali dei singoli, con particolare riguardo ai problemi che si presentano nelle situazioni sempre più diffuse di coabitazione di gruppi con differenti culture e religioni.

La presentazione del volume è stata introdotta dai saluti rivolti al pubblico da Simona Beretta, direttrice del Centro di Ateneo per la dottrina sociale della Chiesa, che ha ringraziato i tre enti organizzatori – il Centro da lei diretto, la Fondazione Gravissimum Educationis e il Centro per la Solidarietà Internazionale (Cesi) - e Lorenzo Fazzini, responsabile editoriale della Libreria Editrice Vaticana, che ha sottolineato l’importanza del fattore religioso «una cosa che pur sembrando astratta tocca la vita di tutti i giorni».

A introdurre i lavori è poi intervenuto monsignor Guy-Réal Thivierge, segretario generale della Fondazione Gravissimum Educationis. Ricordando e collegandosi con il Centenario della Cattolica, ed esprimendo il suo apprezzamento per questa istituzione, ne ha colto il fondamento nella risposta alle sfide dell’attualità come quella della libertà religiosa, che è un diritto di ogni uomo. Ha poi collocato questo tema nell’alveo del Concilio, in particolare con la dichiarazione “Dignitatis humanae”, testo importante che si colloca «all’incrocio di una rinnovata visione dei desideri di ogni uomo qualsiasi sia la sua religione, testo studiato molto dai teologi ma non ancora abbastanza dagli scienziati politici e dai giuristi». Inoltre, ha dichiarato, «c’è ancora molta strada da fare, anche se tanta è stata fatta: la libertà di religione è una conquista dei tempi moderni, ha iniziato ad entrare nelle coscienze e nella legislazione dopo i conflitti e i drammi di cui la nostra storia è disseminata».

I due curatori, entrambi docenti di Diritto dell’Unione europea e di Diritto internazionale, hanno quindi illustrato i contenuti del volume. La professoressa Monica Spatti si è in particolare soffermata sui primi quattro capitoli, dedicati allo studio della libertà di religione nell’ambito dell’ordinamento giuridico internazionale. Ha altresì sottolineato che «il diritto alla libertà di religione si differenzia dagli altri diritti fondamentali per la sua duplice anima: nella sua dimensione interiore si tratta di un diritto assoluto che non può essere oggetto di nessun tipo di interferenza; per quanto riguarda invece la manifestazione esteriore della propria religione è un diritto che, come altri diritti fondamentali, deve scendere a patti con il rispetto di altre esigenze, individuali e collettive».

Il professor Andrea Santini ha, invece, illustrato i contenuti degli altri tre capitoli del libro, che considerano il tema della libertà di religione nel contesto del diritto dell’Unione europea, osservando che «il diritto primario dell’Unione esprime una chiara scelta a favore di un modello pluralistico, che si fonda sul riconoscimento a ogni persona della libertà di professare una religione o una convinzione e sul correlato divieto di discriminazioni basate su tale scelta personale. La giurisprudenza della Corte di giustizia, che ha cominciato solo negli ultimi anni ad essere investita di cause in materia, relative per esempio al divieto di indossare segni visibili delle proprie convinzioni religiose sul luogo di lavoro, non sembra tuttavia pienamente coerente con le suddette enunciazioni di principio».

A chiudere la presentazione è intervenuto Martino Diez, docente di Lingua araba. Staccandosi dall’ambito giuridico e proponendo riflessioni storiche, filosofiche e teologiche, il docente ha esaminato il problema della libertà religiosa dal punto di vista dell’appartenenza politica e religiosa. Focalizzandosi sul rapporto tra libertà religiosa e relativismo religioso, il professor Diez ha individuato nel «misconoscimento delle radici cristiane dell’Europa» una delle ragioni di crisi dell’Unione politica europea. Infatti, negando le radici cristiane, l’Europa si è costretta in un falso neutralismo, che si traduce nella neutralizzazione di ogni appartenenza religiosa forte. «Per non dare l’impressione di favorire qualcuno, deve sfavorire tutti. A fronte di una crescente presenza musulmana nel nostro continente, è facile osservare che non esiste alcuna possibilità di conciliazione tra la posizione secolarista e quella islamica tradizionale. Esiste una via d’uscita che permetta di evitare lo scontro? Dipende in larga misura dalla capacità di recuperare le radici cristiane d’Europa e con esse il concetto di universale concreto».

Un tema attualissimo che, se richiede la riflessione degli studiosi, non esenta alcuno da un impegno in prima persona nella concretezza dell’esistenza e delle relazioni.

Un articolo di

Agostino Picicco

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