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Padre Scattolin, uno studioso italiano nel mondo islamico

22 maggio 2023

Padre Scattolin, uno studioso italiano nel mondo islamico

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A differenza di molti missionari cattolici nei paesi arabi, che spesso si limitano a svolgere il pur prezioso ruolo di pastori delle rispettive comunità, il comboniano Giuseppe Scattolin ha dedicato circa mezzo secolo allo studio della spiritualità musulmana, detta sufismo. Un seminario internazionale tenutosi in Cattolica il 16 maggio 2023, in collaborazione con l’ateneo egiziano di Port Said, gli ha dato finalmente un meritato riconoscimento.

I suoi studi, prevalentemente in lingua araba e quindi conosciuti e apprezzati in loco tanto da meritare una prefazione dello stesso Grande Imam dell’università islamica di al-Azhar, affrontano anche tematiche di grande attualità, quali la globalizzazione e ciò che egli definisce una sorta di neo-tribalismo comunitario, alla base di rinnovati conflitti su base etnico-religiosa che ci sconvolgono e rischiano di indurci inconsapevolmente a scontri insensati e gravidi di conseguenze per il destino dell’umanità intera.

Quando, ancora principiante nello studio dell’arabo e nella riflessione sulle fonti islamiche, negli anni ’60 del secolo scorso, padre Scattolin si trovò a confrontarsi con tanti occidentali europei infatuati dal marxismo, osò far presente che secondo lui Maometto e i suoi seguaci sarebbero stati qualcosa con cui avremmo avuto a che fare più che con l’ideologia comunista che infatti è crollata insieme al muro di Berlino e all’Unione Sovietica… non troppi gli diedero retta e si sa come sono invece andate le cose.

I numerosi colleghi musulmani hanno sottolineato da vari punti di vista il valore del contributo offerto dalle opere di padre Scattolin, concentrandosi anche sulle ricadute positive in campo storico e sociologico: il ricorso alle metodologie più avanzate nello studio dei testi rappresenta una sfida rispetto a una modernità che non può e non deve ridursi al livello dei consumi e degli stili di vita, ma che ha in sè stessa strumenti critici capaci di farci cogliere tutte le responsabilità che ci riguardano.

La perdita di una dimensione interiore e spirituale, insieme a una inadeguata relazione con l’Assoluto fanno di noi delle potenziali vittime delle pur sofisticate trasformazioni dovute al rapido sviluppo tecnologico, in un mondo sempre più interconnesso e sovrabbondante di informazioni, ma sorprendentemente povero di un’autentica conoscenza.

La ricerca degli asceti punta invece all’essenziale, prendendo le mosse da un sano distacco dai beni materiali la cui accumulazione sembra l’unico criterio che ci porta persino a compromettere l’ambiente di cui dovremmo essere piuttosto i custodi. Paradossalmente, ma solo fino a un certo punto, il mistico è interessato alla propria identità, non come valore egoistico ma in quanto mistero di relazione, con Dio e con il prossimo.

Le tappe del luminoso cammino che percorre non perseguono banalmente l’autorealizzazione di un sé separato, ma diventano per lui e per coloro che vengono in contatto coi suoi comportamenti e ascoltano le sue parole, altrettante sane provocazioni per la ricerca di una vita migliore, pacificata non in quanto indifferente ma armonicamente inserita in una bilanciata rete di rapporti.

Tutto ciò non può tuttavia accadere solo grazie a uno sforzo umano: l’interlocutore è un Dio, come lo definisce Scattolin, trans-discendente. Siamo dunque lontani dalle definizioni filosofiche di un Essere trascendente ‘che pensa a sè stesso pensante’ o a una sorta di ‘motore immobile’. Sia l’incarnazione del Verbo che la ‘discesa’ del messaggio coranico ce lo mostrano come disposto a entrare nelle nostre limitate misure, desideroso di farsi conoscere, rendersi accessibile non solo per essere adorato e ubbidito, ma per accompagnarci nel percorso inverso: quello della santificazione, parola apparentemente fuori moda, ma che invece intercetta profondamente il disagio delle civiltà alla prova delle sfide epocali del tempo presente e offre una via d’uscita non banale dagli intricati meandri in cui spesso rischiamo di perderci.

Un articolo di

Paolo Branca

Paolo Branca

docente di Islamistica alla Facoltà di Lettere e filosofia

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