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Il legno storto del mondo nello specchio della penalità

03 marzo 2025

Il legno storto del mondo nello specchio della penalità

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Una raccolta per celebrare alcuni degli scritti del loro comune maestro, il professor Gabrio Forti. Così Matteo Caputo e Arianna Visconti, rispettivamente ordinario e associata di Diritto penale, hanno deciso di curare il volume “Il tempo della parola giusta. Scritti di diritto penale, criminologia e letteratura Il tempo della parola giusta. Scritti di diritto penale, criminologia e letteratura” (Vita e Pensiero, 2024). Si tratta di una raccolta di saggi del professor Forti, accomunati dall’idea che il “fare giustizia” richieda la capacità di trovare e costruire la “parola giusta” per le situazioni di vita che il diritto, in particolare quello penale, affronta quotidianamente.

Martedì 25 febbraio, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, si è tenuto l’incontro di studio “Il legno storto del mondo nello specchio della penalità”, in occasione della presentazione del volume.

Il titolo del convegno richiama un’idea centrale del pensiero del professor Forti: il diritto non può prescindere dalla complessità dell’esperienza umana. Richiamandosi alla celebre immagine kantiana secondo cui “dal legno storto dell’umanità non si può cavare nulla di dritto”, il dibattito ha messo in luce come il diritto debba sapersi confrontare con le contraddizioni e le ambiguità dell’esistenza, senza pretendere di ridurre la giustizia a una mera applicazione meccanica di norme astratte.

L’incontro si è aperto con i saluti istituzionali di Elena Beccalli, Rettore dell’Università Cattolica, Stefano Solimano, Preside della Facoltà di Giurisprudenza, e Giovanni D’Angelo, Direttore del Dipartimento di Scienze Giuridiche.

Già da questi primi interventi è emersa la figura di spicco di Gabrio Forti: umanista, pansofista, studioso in grado di coniugare rigore scientifico e sensibilità interdisciplinare, accademico fuori dall’ordinario, guida per la comunità, capace di incarnare la ricerca della “parola giusta” non solo nei suoi studi, ma anche nel suo impegno istituzionale. È stata inoltre ricordata la sua attività come traduttore, passione ereditata dal padre, Gilberto Forti.

La scelta di suddividere il convegno in due panel non è stata casuale, ma riflette quel “metodo Forti” che, per comprendere le tematiche giuridiche, parte da un’analisi attenta dell’“immane concretezza” del reale: partire dall’umano per tornare all’umano.

La prima sessione, moderata da Arianna Visconti, ha affrontato il rapporto tra penalità e umanità. Tra i relatori, Aurelio Mottola, direttore della casa editrice Vita e Pensiero, e il filosofo Silvano Petrosino, che si sono soffermati, rispettivamente, sul giusto tempo del pensiero e della parola e sulla natura sempre “aggrovigliata” della “trama dell’esperienza umana”, che il diritto, anziché semplificare con categorie rigide, dovrebbe accogliere nella sua complessità, ponendosi come strumento di comprensione prima ancora che di regolazione. Sono intervenuti anche i professori Arturo Cattaneo e Maurizio Catino. Il primo ha evocato la profonda radice umanistica del porre la propria conoscenza e il proprio impegno intellettuale al servizio del bene comune, ben incarnata dall’impegno scientifico e didattico di Gabrio Forti, del quale il secondo ha sottolineato l’approccio non solo interdisciplinare, ma transdisciplinare, capace cioè di connettere tra loro dimensioni diverse del reale, anziché semplicemente giustapporle come sfere separate.

La seconda parte del pomeriggio, moderata da Matteo Caputo, ha approfondito il tema delle parole giuste dentro e oltre il diritto penale. A prendere la parola sono stati colleghi, ma soprattutto amici del professor Forti, tra cui Luciano Eusebi, Carlo Enrico Paliero, Giovanni Canzio e Francesco Palazzo.

È intervenuto anche Mario Romano, il quale ha descritto Forti come “un artista delle parole”, un giurista capace di tessere un discorso che intreccia diritto, letteratura e umanità in modo unico e irripetibile. Il suo metodo non si limita alla ricerca della precisione giuridica, ma si nutre di una sensibilità giusletteraria capace di restituire la complessità del reale. Questa capacità di coniugare diritto e letteratura si riflette anche nei cicli seminariali e nei volumi della serie Giustizia e letteratura, vanto della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica, nati proprio da un’idea di Gabrio Forti.

Un aspetto significativo del volume, evidenziato da Cristina De Maglie, è la scelta della copertina, che riproduce Runaway di Norman Rockwell. Questo celebre dipinto raffigura un bambino seduto su uno sgabello in una tavola calda, accanto a un poliziotto che sembra dargli consigli paterni. Un’immagine di protezione e dialogo, che evoca la necessità di un diritto capace di ascoltare e comprendere, e non solo di punire. L’opera di Rockwell diventa così una metafora perfetta per il pensiero di Forti: il diritto deve farsi carico delle fragilità umane, non con rigidità punitiva, ma con uno sguardo attento e responsabile.

A chiudere l’incontro è stato Gabrio Forti stesso, che ha sottolineato come il diritto debba essere un ponte tra diverse esperienze, senza mai perdere la consapevolezza della propria responsabilità etica.

L’evento ha rappresentato un’occasione preziosa per riflettere sul ruolo del diritto nella società contemporanea, ponendo interrogativi cruciali sull’equilibrio tra giustizia e umanità. A confronto con la sua materia vivente - quel “legno storto dell’umanità” già evocato - il diritto non può pretendere di essere rigidamente dritto, ma deve riuscire a modellarsi sulle ’linee curve’ della natura umana, in una costante ricerca della “parola giusta”.

In conclusione, in aula Pio XI, gremita di amici, colleghi e allievi, si è cercato, per quanto ardua l’impresa, di descrivere la persona che Gabrio Forti è. Maestro, Professore Emerito, membro dell’Accademia dei Lincei, Direttore dell’Alta Scuola Federico Stella sulla Giustizia Penale: sono solo alcuni dei ruoli che ha rivestito e riveste. Tuttavia, è difficile racchiudere in parole tutto ciò che egli rappresenta per la comunità scientifica e, ancor di più, per l’Alta Scuola. Forse, in definitiva, bisogna prendere consapevolezza che non esiste una parola giusta in grado di definirlo pienamente.

Un articolo di

Federica Fogliano

Federica Fogliano

Alta Scuola "Federico Stella" sulla Giustizia Penale (ASGP) - Università Cattolica

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