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Il ruolo degli intellettuali secondo Sabino Cassese

28 gennaio 2022

Il ruolo degli intellettuali secondo Sabino Cassese

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La letteratura e il mondo della cultura si sono sempre interrogati, soprattutto negli ultimi decenni, sul ruolo degli intellettuali. A questo dibattito, che in qualche modo si è inserito anche nel contesto istituzionale dell’attualità circa l’elezione del Presidente della Repubblica, ha offerto un rilevante contributo il giurista Sabino Cassese che ha inquadrato l’intellettuale come colui che «genera il gusto, illumina il sapere più che fornire nozioni, praticamente ‘non riempie il secchio ma accende il fuoco’, secondo la metafora di Plutarco, fornisce spiegazioni e chiavi di lettura, favorisce l’uso pubblico della ragione, agevola la coesistenza di pensiero e azione, teoria e pratica, favorisce processi di universalizzazione della cultura mediante una visione cosmopolita della realtà».

Cassese, noto per il celebre manuale di diritto pubblico, già giudice della Corte Costituzionale, ha espresso il suo pensiero nel volume “Intellettuali” (Il Mulino, edizioni) che è stato presentato in un webinar propedeutico all’educazione civica nelle scuole, organizzato dall’Ufficio Scolastico Territoriale di Sondrio, al quale sono intervenuti Remo Morzenti Pellegrini, docente di Diritto amministrativo, già rettore dell’Università degli studi di Bergamo e Renato Balduzzi, docente di Diritto costituzionale dell’Università Cattolica, già ministro della Salute.

Sabino Cassese, vedendo nell’intellettuale chi può contribuire alla formazione dell’opinione pubblica, si è soffermato sulla epistocrazia, quale forza della conoscenza, stigmatizzando i vizi odierni degli intellettuali resi metaforicamente nell’immagine del grillo parlante, che viene schiacciato da un colpo di martello: «Tale figura non è utile alla società, mentre oggi gli intellettuali possono svolgere un ruolo importante in un momento in cui la democrazia cambia la sua natura a causa della perdita di quota dei partiti, dello sviluppo della comunicazione tramite i social e della diffusione dell’idea che la competenza non ha rilevanza e quindi la persona competente e quella non competente possono interloquire allo stesso modo su tutti gli argomenti: se uno vale uno, l’uno vale l’altro, non c’è differenza tra il sapiente e l’ignorante». Questo comporta, secondo Cassese, un esercizio di umiltà per gli intellettuali che devono imparare a relazionarsi non in base al prestigio del pulpito che li ospita ma per gli argomenti che offrono e per la capacità di interpretare i fatti.

Morzenti Pellegrini ha inquadrato l’intellettuale nel contesto della formazione universitaria e del rapporto tra docente e allievo, proponendo un’alleanza e un dialogo tra scienze e umanesimo. «I tempi spiegano le tecnologie e l’umanesimo spiega i tempi, noi abbiamo bisogno di comprendere questo mondo nuovo, consapevoli che la stessa democrazia è frutto di un processo tecnologico».

Per il professor Balduzzi il volume di Cassese «è un manuale per svolgere bene la funzione di intellettuale: tutti siamo intellettuali, noi docenti, gli studenti, anche quelli con livello di istruzione meno elevato, ma non tutti esercitiamo la funzione di intellettuali». Chi è allora l’intellettuale, quali caratteristiche deve possedere? «È un precursore, riflessivo, conoscitore, mette in connessione i saperi utilizzando la grande ricchezza delle tradizioni. Insomma è chi coniuga vita e pensiero e fa sorgere la speranza dove ci sono tenebre. È chi spiega i dettagli (sui principi si può essere d’accordo, è nei dettagli il problema)». Per Balduzzi, l’intellettuale è chi va oltre il contesto del “presentismo”. A chi si guarda troppo allo specchio, ha contrapposto l’immagine di chi allarga lo sguardo.

In effetti, secondo le riflessioni di Cassese, occorre far parlare i fatti e le implicazioni tra i fenomeni sociali, a condizione che l’intellettuale non diventi un tuttologo, ma un “metodologo” che spieghi le strade da percorrere, senza avere la pretesa di percorrerle. In tal senso è necessario superare i confini delle discipline, consentendo ai singoli specialisti di intervenire nei campi di propria competenza.

Quello dell’intellettuale è un ruolo con una potenzialità espressiva straordinaria nel rispetto di ambiti, requisiti e caratteristiche, il cui approfondimento ben si addice al dibattito nel mondo universitario che ha l’ambizione di coltivare chi è destinato a svolgere tale ruolo nella società.

Un articolo di

Agostino Picicco

Agostino Picicco

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