NEWS | Brescia

Società ricche ma infelici. Per generare felicità serve più cultura

04 novembre 2024

Società ricche ma infelici. Per generare felicità serve più cultura

Condividi su:

In principio lo disse l’OMS: la cultura fa bene, riduce lo stress, ha un ruolo determinante nella prevenzione e gestione delle malattie, migliora la qualità della vita e influenza in modo positivo il comportamento psicofisico degli individui, rappresentando una metrica alternativa al PIL per misurare lo stato la qualità della vita delle società.

In un contesto contemporaneo in cui le città affrontano sfide complesse legate alla coesione sociale, allo sviluppo sostenibile e all'inclusione, anche il Laboratorio di Ricerca e Intervento Sociale (LaRIS) del Dipartimento di Sociologia dell'Università Cattolica riflette sulla visione di cultura come innesco di rigenerazione e innovazione.

«In poche parole? Nessuno è felice da solo». Lo ha riassunto la professoressa Roberta Paltrinieri, Università di Bologna in occasione del XVII LaRIS DAY, dal titolo "L'impatto sociale della cultura: tra generatività e innovazione urbana".

«Se considerassimo solo il nostro PIL le società occidentali, compresa la nostra, dovrebbero essere felicissime. E invece accade che popoli profondamente ricchi sono anche molto infelici poiché hanno smesso di investire in politiche culturali» ha specificato Paltrinieri.

Dare cultura e favorire la creazione di un pensiero critico significa infatti dare agency, capacità d’azione.

«Un argomento di interesse quindi collettivo, poiché trasversale a diverse discipline, col quale il Centro intende ascoltare le istanze giunte da parte del territorio» precisa Maddalena Colombo, direttrice del LaRIS.

Mauro Magatti, docente ordinario di Sociologia generale in Cattolica, ha richiamato l’attenzione sul paradosso per cui ci stiamo de-culturalizzando per eccesso di cultura. Ossia «la troppa varietà di avvenimenti appiattisce le peculiarità di ogni iniziativa così come la messa in discussione della autorità d’opinione dei media tramite mezzi d’espressione alla portata di chiunque ha portato alla standardizzazione».

I professori Domenico Simeone, Preside della Facoltà di Scienze della formazione, e Guido Merzoni, hanno voluto porre in evidenza la “R” nell’acronimo LaRis.

«R come Ricerca. Ossia risvolti pratici e obiettivi» secondo Simeone, «R come risultati» per Merzoni che ha restituito al LaRis un ruolo di pioniere nel campo di indagini sul tessuto sociale i cui risultati saranno verificabili nel quotidiano solo molti anni dopo.

La giornata ha esplorato il ruolo della cultura come motore di cambiamento sociale con un focus particolare sulla città di Brescia, nell’era post Capitale della Cultura 2023.

Tra azioni passate ed i loro risvolti futuri s’è quindi innestata anche la testimonianza dell’assessora con delega alle Politiche educative, alle Pari Opportunità, alle Politiche giovanili e alla Sostenibilità sociale, Anna Frattini.

«Nel 2023 i musei del comune di Brescia hanno registrato il 79% di ingressi in più rispetto al 2022, +110% di scolaresche rispetto al 2022 e 89% rispetto all’anno prepandemico. È accaduto grazie alla gratuità di cui hanno potuto usufruire i bresciani, che ha portato molte persone a varcare ingressi di luoghi che altrimenti non avrebbero mai visitato» riporta Frattini.

La domanda è conseguente: «Che tipo di educazione abbiamo trasmesso? Da un lato si vuole contribuire a intercettare i nuovi pubblici giovani, dall’altro quello dei non addetti al settore affinchè la cultura non diventi autoreferenziale».

Un articolo di

Bianca Martinelli

Bianca Martinelli

Condividi su:

Newsletter

Scegli che cosa ti interessa
e resta aggiornato

Iscriviti