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Il ruolo educativo delle università al tempo dei content creator

15 settembre 2023

Il ruolo educativo delle università al tempo dei content creator

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Nel cuore dell’80ª Mostra del Cinema di Venezia, in quell’Hotel Excelsior che è tuttora fedele testimone dell’inaugurazione della prima edizione della Biennale Cinema e, allo stesso tempo, set di molte scene indimenticabili (su tutte, la cena tra Robert de Niro ed Elizabeth McGovern, sulle note di Ennio Morricone, nel capolavoro di Sergio Leone “C’era una volta in America”), l’Università Cattolica ha acceso i riflettori sugli strumenti culturali ed educativi che bisognerebbe fornire ai giovani per renderli più consapevoli nella produzione di contenuti multimediali e nell’utilizzo delle nuove tecnologie. Temi che sono stati al centro di un incontro che ha messo in luce il ruolo fondamentale della formazione e delle università in questo ambito.

«È importante riflettere sui nuovi strumenti della comunicazione» ha detto Franco Anelli, Rettore dell’Università Cattolica, che ha introdotto il convegno con don Davide Milani, presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo, perché «stanno modificando la trama e la modalità di svolgimento delle relazioni interpersonali». Ed è per questo che «un luogo di studio e di riflessione sull’umano qual è l’università non può non prenderli nella massima considerazione». Non a caso «due sono i compiti fondamentali dell’università» ha aggiunto il Rettore, «lo studio e l’insegnamento, auspicabilmente dopo avere compreso i fenomeni». Per quanto siamo preoccupati dalla potenza della tecnologia e dall’aggressione dell’intelligenza artificiale, ha concluso Anelli «c’è sempre un nucleo dell’intelligenza umana che riesce a dominare quella tecnologica».  

Il ruolo specifico dell’università è «quello di aiutare a comprendere l’educazione necessaria a gestire la responsabilità del linguaggio audiovisivo oggi» ha spiegato Fausto Colombo, Prorettore con delega alle attività di comunicazione e promozione dell’immagine dell’Università Cattolica, ai microfoni di RaiNews a margine dell’incontro Si legge e si scrive con le immagini, nello Spazio Cinematografo di Fondazione Ente dello Spettacolo all’Hotel Excelsior. «Nell’era dell’abbondanza della produzione video aumentano anche le responsabilità di ognuno di noi: siamo molto più responsabili rispetto al passato dei contenuti che contribuiamo a far girare». 

Protagonisti dell’incontro insieme a Fausto Colombo sono Camilla Fracasso, studentessa di Scienze dei Beni culturali dell'Ateneo e Tik Toker, e Gio Russo, live content creator, alumnus del DAMS dell’Università Cattolica. «È un onore essere stata invitata dalla mia università alla Mostra del Cinema di Venezia sia come studentessa sia come content creator» racconta Fracasso. «Sui social porto la mia vita, le mie giornate, i miei studi. C’è un filo rosso che collega tutti i miei video, ed è l’ironia, la semplicità. La mia famiglia mi ha sempre guidato e supportato, ma anche la vita universitaria è molto importante perché ti fa crescere e ti fa capire come raccontarti in pubblico». «Mi piace parlare dell’importanza di riflettere prima di “accendere” la telecamera e registrare un video» continua Russo. «A volte, anche se non ti senti creativo, capovolgere la telecamera, avvicinarsi a un oggetto e riprenderlo ti aiuta a vedere le cose da un altro punto di vista».

Così come da un altro punto di vista si è guardato il cinema, alla presenza del Rettore Franco Anelli, nell’incontro “Effetto White Lotus”: fra protagonismo del territorio e cine-tele-turismo. Nei mesi scorsi il New York Times ha approfondito il grande ritorno del turismo americano verso l’Europa, in particolare verso il Bel Paese, a partire da una ricerca condotta negli Stati Uniti. “White Lotus”, la serie prodotta da HBO e andata in onda nella scorsa stagione, tutta ambientata tra Taormina, Noto e in altre zone della Sicilia, ha avuto un forte impatto sul turismo internazionale (in particolare americano) diretto in Sicilia. È insomma l’“Effetto White Lotus”, la tendenza a fare dei prodotti cinematografici degli stimoli a scoprire dei territori. E l’immaginario generato dai contenuti audiovisivi si riverbera positivamente sui territori raccontati e rappresentati.

Da “Don Matteo” al “Commissario Montalbano” fino a “Un passo dal cielo”, per citare solo i casi italiani più noti, gli esempi sono tantissimi. «Questo articolo ha di fatto certificato l’attitudine che noi studiamo da tre anni» spiega Massimo Scaglioni, direttore del Centro di ricerca sulla televisione e gli audiovisivi (CeRTA) dell’Università Cattolica, per il quale hanno partecipato all’incontro anche Anna Sfardini e Paolo Carelli. Insieme a loro, anche Marco Cucco, docente dell’Università di Bologna, Giulia Lavorane dell’Università di Padova e Christian Uva dell’Università Roma Tre.

La ricerca a cui si riferisce il professor Scaglioni è condotta dall’Università Cattolica, con il CeRTA e Cattolicaper il Turismo, con l’importante sostegno di Publitalia80 per la quale all’incontro era presente Matteo Cardani, direttore generale Marketing di Publitalia80 e alumnus della Facoltà di Scienze Politiche e Sociali. «Ormai da tre anni proviamo a misurare proprio questo fenomeno» ha spiegato Scaglioni. «Abbiamo analizzato anche “White Lotus”, a partire da un campione molto ampio di turisti tra Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna e Stati Uniti. Non si tratta di un prodotto mainstream (in Italia è andato in onda su Sky, ndr) ma laddove viene visto genera una risposta molto positiva in termini di volontà di andare a visitare i luoghi rappresentati. O di tornarci. E talvolta genera la vera e propria organizzazione di un viaggio». Il focus del terzo anno di ricerca è stata la sostenibilità: come quest’ultima viene comunicata e come influenza i viaggiatori. «A Venezia lo abbiamo raccontato» chiosa Scaglioni. Nella culla di quella macchina che, per eccellenza, ancora oggi è capace di «costruire immaginari»: il cinema.

 

 


Photo Credit: Giorgio Zucchiati - La Biennale di Venezia

Un articolo di

Francesco Berlucchi

Francesco Berlucchi

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