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Il senso religioso nell’epoca della smaterializzazione

29 novembre 2022

Il senso religioso nell’epoca della smaterializzazione

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«Non c’è possibilità di spirito staccato dalla carne». Eppure, quest’affermazione, tipica della tradizione teologico-biblica, «è oggi fortemente messa in discussione». Silvano Petrosino, direttore dell’Archivio “Julien Ries” per l’Antropologia simbolica, è andato subito al cuore della questione spiegando il titolo del XII seminario internazionale - “La smaterializzazione dello spirito” - promosso lunedì 22 novembre dall’Archivio intitolato all’antropologo belga in collaborazione con il Centro di Ateneo sulla dottrina sociale della Chiesa, diretto da Simona Beretta. Un incontro che, con i suoi contenuti interdisciplinari, si è collocato nel solco della continuità con i temi delle edizioni precedenti, proseguendo così la tradizione di studi iniziata dallo storico di religioni, scomparso nel 2013, in relazione all’uomo contemporaneo.

«La smaterializzazione dello spirito si inserisce all’interno del grande tema da più parti sottolineato della smaterializzazione della cultura contemporanea sempre più alle prese con il virtuale, il doppio mondo, la realtà accresciuta», ha affermato il professor Petrosino. Dal suo punto di vista «è finito il tempo in cui teorizzare che le religioni hanno svolto un ruolo fondamentale nella storia dell’Occidente: il sacro non appartiene alla storia ma interviene nella costituzione dell’umano. Se all’uomo si toglie la dimensione religiosa si toglie l’uomo stesso. Oggi purtroppo il religioso è considerato una “deminutio” dell’uomo: dove c’è Dio non c’è l’uomo».

Una tendenza, quella di un mondo contemporaneo senza religione, senza riti istituiti e riconosciuti da una collettività, ripresa da Luigi Berzano, dell’Università di Torino. «Le recenti vicende del Covid-19, con le limitazioni imposte agli stili di vita individuali e collettivi, hanno prodotto un’improvvisa sequenza di smaterializzazioni dei rapporti sociali che hanno coinvolto l’intera società. Lo stesso è avvenuto nel mondo religioso, con le chiese, le sinagoghe, le moschee e tutte le loro strutture chiuse ai fedeli. Ne è emerso un generale ricorso agli strumenti di comunicazione e agli incontri online. Il Covid ha portato a una chiesa senza corpo, a una immagine paradossale del religioso di questo tempo».

La Bibbia, al di là delle interpretazioni dei singoli testi, si configura come discorso che risponde innanzitutto a una esigenza antropologica più che metafisica. Facendo particolare riferimento alla figura del profeta Geremia, il biblista Mario Cucca, ha ricordato che «è dalla parola che il corpo viene costituito nella sua dimensione simbolica, sottratto all’immaginario dello spiritualismo e della legge naturale; solo perché “è stato parlato” il corpo può parlare a sua volta, dando carne allo “spirito” e alle parole».

Partendo dal significato attribuito al termine “materia” nel lessico di Cartesio, Paul Gilbert, della Pontificia Università Gregoriana, ha dimostrato come Maurice Blondel ha assunto la nozione, dando luogo a una riflessione articolata in cui la categoria di “spirito” è inclusa in un sistema più vasto. «Le due categorie “materia” e “spirito”, sono particolarmente confuse per la nostra cultura globale, che si considera, in generale, “positiva”, e tuttavia impedisce di accedere a una comprensione del loro significato criticamente sostenibile».

Un “itinerario nelle nuove spiritualità in Italia” è stato proposto da Stefania Palmisano, dell’Università di Torino, illustrando le trasformazioni spirituali in atto anche nella cattolica Italia. «Il viaggio all'interno della geografia della spiritualità contemporanea ha permesso l’incontro con i virtuali spirituali, ossia persone animate da un profondo bisogno di dare significato alla propria vita, per le quali la ricerca del sacro non è una moda passeggera, né sì riduce a una mera curiosità intellettuale o un interesse di tipo commerciale, ma è il motivo qualificante e centrale della loro esperienza biografica. Per queste persone il cammino spirituale orienta e guida le scelte fondamentali della propria esistenza ed è, al tempo stesso, un mezzo con cui attuare cambiamenti sia a livello individuale che collettivo».

È stato Giuseppe Riva, direttore di Humane Technology Lab dell’Università Cattolica, ad affrontare i temi della corporeità e le trasformazioni che stanno mettendo in discussione il senso dell’umano attraverso una serie di riflessioni filosofiche e culturali che trovano nei concetti di “transumanesimo” e di “post-umanesimo” la loro forma più compiuta. «Oggi, grazie alla digitalizzazione, i social media stanno influenzando in maniera significativa l’esperienza umana alterando il rapporto con la corporeità. Se le nuove tecnologie potenziano le dimensioni di individualità/espressività, di razionalità/controllo e di sovranità/potere, allo stesso tempo la mancanza del corpo indebolisce la dimensione di socialità riducendo l’influsso delle comunità e generando un “digital divide” tra chi usa e non usa i media digitali».

Riflettendo sul modo in cui l’idea di libertà è stata collegata a quella di religione nell’Italia repubblicana del secondo dopoguerra, Marco Pasi, dell’Università di Amsterdam, si è soffermato sulla religione della libertà di Croce. «Da una parte, è una risposta liberale alla religione politica del fascismo, dall’altra, è il tentativo di elaborare una forma moderna di religione in antitesi a quella tradizionale della Chiesa cattolica. È una religione senza istituzioni, senza clero, senza dogmi, ed è quindi, nella sua evidente smaterializzazione, essenzialmente moderna».

Ma non è solo nelle società occidentali che sta prendendo piede questa spiritualità senza religione. La modernizzazione e la globalizzazione stanno profondamente modificando anche le abitudini religiose dei popoli islamici attraverso un utilizzo estensivo delle nuove tecnologie. Secondo Luca Patrizi, dell’Università di Torino, infatti «le modalità di trasmissione del sapere religioso e spirituale islamico sono al centro di un processo di virtualizzazione che sta modificando profondamente sia la loro fruizione che i rapporti gerarchici precedentemente instaurati tra le parti».

 

Un articolo di

Agostino Picicco

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