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In Cattolica per prepararsi al futuro tra studio, passione e opportunità

23 febbraio 2023

In Cattolica per prepararsi al futuro tra studio, passione e opportunità

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Una istituzione che trasmette conoscenza, dove lo studio è considerato crescita personale ma anche opportunità per approfondire le proprie passioni e maturare nuovi interessi. Per Marina Bonifazio e Nicolò Corvaglia, madre e figlio, rispettivamente alumni della Facoltà di Lettere e filosofia e di Giurisprudenza, l’Università Cattolica è stata tutto questo. Entrambi raccontano i loro anni in Largo Gemelli vissuti con entusiasmo e voglia di apprendere, ricordano i docenti che hanno insegnato qualcosa che va oltre le nozioni e affermano che quanto appreso in Cattolica ha modellato il loro modo di essere e li rende oggi orgogliosi di far parte della Community Alumni.


Non c’è solo un bel 110 e lode a suggello di un eccellente percorso universitario, o l’approfondimento di un tema storico al centro delle proprie tesi ad accomunare l’esperienza universitaria degli alumni Marina Bonifazio e Nicolò Corvaglia, madre e figlio, rispettivamente alumni delle facoltà di Lettere e filosofia e di Giurisprudenza. C’è soprattutto per entrambi la consapevolezza di essersi laureati in un Ateneo dove lo studio è concepito come l’esperienza di crescita più importante per ogni individuo e dove l’università rappresenta un luogo in cui cogliere opportunità e sviluppare le proprie passioni e nuovi interessi.

«Nessuno nella mia famiglia aveva mai intrapreso la via del Diritto prima di me, la scelta di immatricolarmi alla Facoltà di Giurisprudenza è stata pertanto anche dettata da una vocazione quasi inconsapevole verso discipline del tutto nuovo per me» racconta Nicolò, che spiega come il suo percorso di studi abbia suscitato in lui molte curiosità e gli abbia fatto «scoprire nuovi interessi tra cui quello per il Diritto civile e il Diritto privato comparato che porto avanti, da un lato nella mia pratica professionale, e dall'altro nella redazione di articoli su riviste specializzate cui sono stato introdotto dalla professoressa Francesca Benatti a cui sarò sempre grato per avermi dato la possibilità di coltivare anche questa mia passione». Anche per mamma Marina è stato così: «Ho scelto di studiare Lettere classiche perché ero affascinata dal mondo antico e dalla storia. Poi, durante il corso di studio, ho maturato anche forte interesse per la storia economica e con la mia tesi  - intitolata Gli scriptores rerum rusticarum nella letteratura agronomica dell'Italia settentrionale in età moderna – ho cercato proprio di unire questi miei due interessi principali».

L’alumna Marina - che scelse la Cattolica perché i professori del liceo gliela descrissero come un’università “che garantiva una formazione seria e completa” – rammenta i suoi anni in Largo Gemelli con nostalgia «perché sono stati effettivamente un periodo di crescita umana e professionale». Negli anni successivi alla laurea Marina ha anche collaborato con l’Istituto di Storia economica Mario Romani – svolgendo lavori per l’archivio storico della famiglia Visconti di Modrone e dell’Alfa Romeo - sotto la guida del professor Sergio Zaninelli, con il quale si è laureata nel 1989. Oltre al suo relatore, l’alumna Marina rammenta ancora oggi, con affetto e riconoscenza, la professoressa Marta Sordi, docente di Storia greca e romana, per il rigore scientifico delle sue lezioni e per la passione che sapeva trasmettere. Alla luce proprio di tutti questi ricordi e di quanto appreso – da ogni lezione seguita, esame sostenuto, incontro con i docenti, esperienze di amicizia e condivisone vissute al collegio Nosengo dove da studentessa, essendo originaria della provincia di Savona, alloggiava – l’alumna Marina non ha dubbi nell’affermare che «il valore aggiunto dall'aver studiato in Cattolica è quello di aver compreso che al centro di ogni  ricerca scientifica e di ogni professione, che poi saremo chiamati a svolgere, deve essere posta la persona nella sua interezza, e che ogni sforzo è inutile se lo scopo non è la valorizzazione dell'essere umano». Un valore aggiunto che l’alumna ha voluto far proprio, sforzandosi di applicarlo al quotidiano e di declinarlo nella sua professione: «Tuttora, ogni giorno, a distanza di decenni dai miei studi e dalla laurea, nel mio lavoro di insegnante cerco di fare la differenza per i miei alunni, di lasciare il segno, non solo come docente ma come persona aperta all'altro».

Un articolo di

Graziana Gabbianelli

Graziana Gabbianelli

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L’esperienza positiva di studio di mamma Marina è stata sicuramente importante e ha, senza dubbio, avuto molto influenza nel momento in cui suo figlio ha dovuto scegliere l’università a cui iscriversi, tanto che Nicolò racconta di aver partecipato solamente all’Open Day della Cattolica: «Mia madre mi parlava sempre dell’Università Cattolica come di uno snodo cruciale nella realizzazione della propria vita personale e professionale; quando lo faceva vedevo accendersi nei suoi occhi un lampo di malinconia. Forse è proprio da quei racconti che è maturata in me la voglia non di studiare in Cattolica, ma di sperimentare la Cattolica. E ora che anch’io mi sono laureato, che ho concluso il mio percorso di studi, mi rendo conto di come questa esperienza abbia inciso profondamente il mio modus operandi, il mio approccio ai problemi, il mio relazionarmi con le persone con cui lavoro».

La soddisfazione per il proprio percorso di studio l’alumnus Nicolò – che si è laureato con il preside della Facoltà di Giurisprudenza Stefano Solimano, discutendo una tesi in Storia del diritto - la deve, in particolare, all’incontro con docenti che «oltre che essere molto preparati, erano prima di tutto molto appassionati alle loro discipline. Era incredibile come anche per materie per cui nutrivo, in principio e a priori scarso interesse, la passione sia cresciuta, giorno dopo giorno, ascoltando le parole di chi quelle cose non solo le ha studiate e approfondite per una vita ma, in molti casi, le mette in pratica quotidianamente. In questo modo ho potuto sviluppare una utile attenzione verso l'aspetto pratico dei concetti giuridici, senza per questo, perdere la criticità che deve sempre avere uno studioso rispetto soluzioni che appaiono, a prima vista, granitiche».

Fondamentali per il suo percorso di formazione sono stati anche gli amici, i compagni di corso; Nicolò è infatti convinto che la Cattolica sia «un melting pot di giovani menti brillanti provenienti da tutta l'Italia e che queste amicizie nate tra il fruscio di pagine di libri sfogliati spasmodicamente prima degli esami, e maturate nello studio insieme, sono state uno dei momenti di confronto più arricchenti della mia vita universitaria». Un suo valore positivo l’ha avuta anche l’esperienza di essere uno studente “fuori sede”. Se i primi mesi da matricola, infatti, non sono stati facili – confessa Nicolò – per via del passaggio da una città di provincia come Loano a un grande capoluogo come Milano e soprattutto per via del problema degli affitti che ha fatto sì che trovasse casa solo a Sesto San Giovanni, a 40 minuti dall’Università, a poco a poco ogni difficoltà è divenuta un’opportunità: «Lo spaesamento si è trasformato nella scoperta della bellezza in una città dalle mille risorse e occasioni. Così come la distanza da casa mi ha portato a conoscere i vari servizi offerti dall’università agli studenti: dalla mensa alle aule studio». Perché andare in università, non solo per seguire le lezioni e sostenere gli esami, ma per studiare, fare una ricerca in biblioteca o in emeroteca, incontrarsi nei chiostri o anche solo bere un caffè al bar con gli amici fa la differenza.

A proposito mamma Marina ricorda un aneddoto che vede protagonista il professor Valerio Manfredi, docente di Geografia storica del mondo antico: «Come prima domanda al suo esame mi chiese che materiale avrei scelto, per tenere insieme la malta dei mattoni, se mi fossi trovata a vivere nell'impero persiano al tempo di Senofonte. Davanti alla mia sorpresa mi spiegò che il vero storico deve calarsi nella vita degli uomini antichi che sta studiando e immaginare di risolvere i loro problemi, soprattutto quelli materiali. Solo così si potrà capire come ragionavano». Ugualmente vivere da vicino, fisicamente nei suoi spazi e nei suoi tempi, l’università permette maggiormente di apprendere e far proprio tutto quel capitale di saperi e valori sulla base del quale poter imbastire il proprio futuro professionale e personale.

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