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In Cattolica una famiglia sulle orme di Ippocrate

02 dicembre 2021

In Cattolica una famiglia sulle orme di Ippocrate

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Sono stati anni che hanno lasciato un ricordo indelebile e hanno segnato favorevolmente tutta la loro vita professionale e personale futura. È questo il ricordo che accomuna Angela e Luigi, laureati alla Facoltà di Medicina e oggi rispettivamente dermatologa e farmacologo. Ma è all’aver appreso che al rigore della formazione non deve mai mancare l’attenzione all’essere umano che gli alumni Angela e Luigi riconducono il valore aggiunto di aver studiato in Cattolica, dove si sono laureati e studiano oggi anche i loro figli. Una famiglia orgogliosa di aver scelto l’Ateneo del Sacro Cuore e di appartenere alla Community Alumni.


La scelta del percorso universitario è una scelta fondamentale e cruciale: con essa si delinea l’orizzonte della vita professionale e personale e si inizia a costruire quel futuro che ognuno desidera e spera di realizzare nella propria vita. Si tratta, perciò, di una decisione importante, che deve essere compiuta con consapevolezza e, al tempo stesso, con entusiasmo e un po’ di coraggio. Essa rappresenta l’ingresso in una fase irripetibile dell’esistenza, una nuova stagione di crescita, maturazione, arricchimento, caratterizzata da scoperte e incontri sul piano culturale e relazionale.

Di questo ne è pienamente convinta Angela Motta, alumna della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica, che afferma come gli anni universitari siano gli anni che ricorda con maggior nostalgia: «Sono gli anni in cui si è forgiata la donna che sono oggi, sia come medico che come persona. Ricordo il primo giorno di lezione, l’ansia per il primo esame, l’entusiasmo delle prime esercitazioni in reparto e la nascita di amicizie che sono durate nel tempo e sopravvissute anche alla lontananza inevitabilmente sopraggiunta negli anni successivi. Ma soprattutto ricordo le persone che ho conosciuto, i miei colleghi di corso; persone brillanti, non solo eccellenti nello studio della medicina, ma ricche di interessi, curiose, disponibili tanto nello studio quanto nella condivisione di passioni come l’arte, la letteratura, il teatro. La loro voglia di conoscenza unita alla bellezza di una città come Roma, che con le sue meraviglie ci affascinava ogni giorno, rappresentano il mio ricordo più bello degli anni alla Cattolica».

Alle parole della dermatologa Angela Motta - che si è laureata nel 1994, discutendo la tesi “La dermatite atopica: aspetti immunoallergologici” elaborata con il professor Giuseppe Fabrizi come relatore – fanno eco quelle di suo marito, Luigi Brunetti, anch’egli alumnus della Facoltà di Medicina della Cattolica, oggi ordinario di Farmacologia all’Università di D’Annunzio di Chieti. «I miei anni in Cattolica hanno lasciato un ricordo indelebile e direi hanno segnato favorevolmente tutta la mia vita futura. Avere come compagni di studi i “primi della classe” di tutta l’Italia è stato per me uno stimolo costante – rammenta il professor Brunetti -. Un valore aggiunto è stata anche l’esperienza del collegio universitario: sono stato figlio unico, ma dai Padri Oblati di San Giuseppe trovai in Don Franco e nei miei colleghi una grande famiglia che ancora oggi sento tale».

Unanime è il loro pensiero anche se ripensano ai tanti docenti incontrati e ai loro preziosi insegnamenti, perché a lezione in Cattolica non si imparavano solo nozioni, non sola tecnica, ma si imparava il senso dello studio serio, frutto del sacrificio, che portava alla capacità di approfondire e di sviluppare interesse, passione, curiosità.   
 


Per Angela, che già era orientata per la specializzazione post-laurea in Clinica oculistica, determinante è stato infatti l’incontro con il professor Decio Cerimele: «Al quinto anno iniziai a frequentare le lezioni di Clinica dermatologica. A tenerle era il professor Cerimele. Quel professore ha scombinato totalmente i miei piani! Quando assistevo alle sue lezioni lui riusciva a trasmettermi tutto il piacere che gli derivava dallo studio e dalla pratica della dermatologia. Ascoltandolo pensavo che avrei voluto arrivare alla sua età mantenendo inalterato quell’amore e quell’entusiasmo che lui ancora dimostrava dopo tanti anni verso la sua professione. Così ho scelto di dedicarmi alla dermatologia. Una scelta premiata da un altro incontro speciale... l’incontro con il professor Luigi Rusciani con cui lavoro ancora. Con lui ho trovato un maestro della dermatologia e ancor di più un maestro di vita che mi ha sempre stimata ed incoraggiata a migliorarmi e a non aver paura di intraprendere strade nuove».

Non può dimenticare invece il professor Paolo Preziosi, con cui si è laureato nel 1984 con una tesi intitolata Modificazioni neurochimiche dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene indotte da idrossiurea, Luigi che riconosce come una vera e propria fortuna «l’aver avuto alcuni tra i migliori docenti universitari dell’epoca, e tra questi sicuramente il professor Preziosi che è stato per me più di un maestro, oserei dire un secondo papà. Me lo ricordava anche nel suo aspetto fisico e nella vivacità intellettuale. Del professore Preziosi mi aveva colpito la passione che traspariva nelle sue lezioni e quei suoi occhi vispi che brillavano nella penombra, tra una diapositiva e l’altra proiettata durante la lezione».

«Oltre alla sua intelligenza, nel tempo cominciai ad apprezzare l’amore paterno che rivolgeva a tutti i suoi allievi: dagli studenti sui banchi delle aule, agli ex-studenti sulle cattedre universitarie. Andava fiero dei loro successi e aggiornava continuamente il suo curriculum con la conta degli allievi ordinari sparsi in tutta Italia - racconta l’alumnus Luigi confessando, con orgoglio, che- mai avrei immaginato che un giorno avrei fatto parte anche io di quella schiera». A tali professori carismatici che sapevano stimolare, interessare e trasmettere l’entusiasmo per lo studio Luigi riconduce anche la sua passione e la sua conseguente scelta per la vita accademica.

Ma è all’aver appreso, in Cattolica, che al rigore della formazione non deve mai mancare l’attenzione all’essere umano che gli alumni Angela e Luigi riconducono il valore aggiunto di aver studiato alla Facoltà di Medicina dell’Ateneo del Sacro Cuore.

Angela racconta infatti come, già durante i primi anni di corso, la Cattolica prevedeva tra le varie iniziative un volontariato nei reparti per fare compagnia ai pazienti più soli e dove possibile recare conforto: «Praticamente abbiamo imparato a conoscere prima il paziente come persona e solo negli anni seguenti come malato. Questo approccio è senza dubbio rimasto nella mia pratica clinica ed è uno degli aspetti che rende la mia professione così gratificante. Stabilire un rapporto di fiducia con i propri pazienti, così come mi è stato insegnato, aiuta anche nella migliore riuscita della terapia. Pur vivendo tempi in cui la figura del medico è costantemente messa in discussione, riconosco che l’insegnamento ricevuto in Cattolica mi ha permesso di scalfire anche la corazza tenace dei pazienti più ostili!».

Un valore aggiunto che si declina anche nell’importanza del tempo condiviso con i compagni di corso, con i colleghi che Angela definisce “speciali” in quanto «imparare con loro e da loro ha rappresentato una grande risorsa. Sono stati fondamentali in termini di crescita personale e professionale. È stato come se l’università avesse selezionato le persone migliori da tutta Italia, non solo i primi della classe ma uomini e donne con valori ed interessi che la Cattolica ha saputo nutrire e valorizzare».


Veramente speciali sono inoltre gli incontri rammentati da Luigi che ha avuto la fortuna di incontrare in Cattolica dei veri e propri santi viventi: «Giovanni Paolo II, a pochi mesi dalla sua elezione, venne in visita al Collegio degli Oblati dove io risiedevo. Tra i tanti studenti il Papa si fermò a parlare proprio con me, mano nella mano, occhi negli occhi. Ancora oggi, dopo molti anni, quell’incontro, rappresenta una sequenza indelebile nei fotogrammi della mia memoria. Poi ci fu l’incontro con Madre Teresa di Calcutta, che venne molte volte in Cattolica: mi colpiva la sua semplicità disarmante e lo spirito di servizio con cui affrontava i problemi sociali e sanitari degli ultimi del mondo».

Dalle parole degli alumni Angela e Luigi traspare chiaramente come oggi, seppur a distanza di tempo, il loro cammino professionale continui ad essere guidato da quell’approccio appreso e sviluppato da studente in Università Cattolica. Sicuramente l’ambiente stimolante dell’Ateneo, i docenti altamente qualificati, i compagni di corso hanno forgiato il loro percorso professionale e anche la loro vita privata considerato che proprio in Cattolica, da studenti, Angela e Luigi si sono conosciuti. «Ringrazio l’aver studiato in Cattolica per avermi fatto conoscere mio marito. Un uomo appassionato alla scienza e appassionato alla famiglia. I nostri due figli, Francesco e Luca, sono entrambi nati al Policlinico Gemelli e come amo dire loro, hanno compiuto un cerchio ritornando a studiare lì da dove sono partiti» fa presente mamma Angela, orgogliosa che entrambi abbiamo seguito le orme dei genitori sia per la scelta della Facoltà di Medicina, sia per la scelta dell’Ateneo.

Il primogenito Francesco - che si è recentemente laureato in Medicina, discutendo una tesi intitolata Fattori predittivi di risposta al trattamento con cemiplimab in pazienti affetti da carcinoma squamocellulare cutaneo in fase localmente avanzato o metastatico, elaborata con la professoressa Ketty Peris come relatrice – rivela infatti che quando, sia lui che suo fratello, avevano espresso il desiderio di studiare medicina «i consigli dei genitori riguardo alla qualità della preparazione che avremmo ricevuto e i racconti delle loro belle esperienze vissute in Cattolica» hanno decisamente influito sulla scelta. Una scelta dettata anche dal fatto che, negli anni precedenti all’immatricolazione, spesso avevano avuto l’opportunità di andare in Cattolica con i genitori e di apprezzare le opportunità offerte dal Campus universitario di Roma. Una scelta comunque nata «dal grande interesse che nutrivo e nutro per le scienze e per la scienza medica in particolare – sottolinea Francesco - la laurea in medicina rappresenta per me lo strumento per cercare di conoscere sempre più il funzionamento del nostro organismo e le infinite possibilità di individuare e curare le patologie da cui può essere affetto».

Una scelta che per il neo-dottore Francesco, come già era successo per i suoi genitori, è risultata vincente: «Poter studiare medicina presso una delle migliori università italiane e aver avuto la possibilità di approcciarmi alla pratica clinica in un ospedale quale il Policlinico A. Gemelli, rappresentano per me motivo di orgoglio. Sono molto soddisfatto dell’istruzione ricevuta in Cattolica. Ho avuto modo di approfondire la teoria unendo ad essa la pratica nei reparti ospedalieri, malgrado la battuta d’arresto subita a causa del Covid».

«Grazie a questo periodo di incertezza ritengo che forse ci sia stata una rivalutazione della figura del medico – osserva l’alumnus Francesco, che proprio in virtù di quell’obiettivo portato avanti dalla Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica di formare professionisti preparati e consci che di fronte a loro non c’è solo una malattia, bensì un essere umano – rileva come «in una pandemia che ha reso  tutti vulnerabili, il medico ha riacquistato agli occhi di molti quello spirito di abnegazione verso la professione che sembrava avere in parte perduto».

Un articolo di

Graziana Gabbianelli

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