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In Terra Santa per riscoprire le nostre radici

24 maggio 2023

In Terra Santa per riscoprire le nostre radici

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Un gruppo di studenti dell'Ateneo di Roma e Milano, guidati dall'assistente pastorale don Daniel Balditarra, ha visitato la Terra di Gesù dal 12 al 19 maggio. Durante il viaggio, hanno visitato luoghi importanti come Betlemme di Giudea, il fiume Giordano, Nazareth, la Galilea, il luogo della sconfitta delle armate crociate, il lago di Tiberiade dove Gesù incontrò i primi discepoli, Gerusalemme, la via dolorosa, il Golgota e il sepolcro vuoto. Si è trattato di un ritorno alle proprie radici cristiane e di un'occasione per l'università di riscoprire l'importanza di questi luoghi storici.


Il turista conosce, perché si guarda intorno in un posto nuovo; il viaggiatore si pone delle domande, perché entra in profondità e non si limita ad una visione superficiale; il pellegrino, invece, trova delle risposte, perché parte con un intimo desiderio di ricerca, che lo accompagna lungo il cammino.

Questa distinzione è stata presentata da don Daniel al nostro gruppo prima della partenza, e riproposta durante alcuni momenti salienti del pellegrinaggio in Terra Santa, affinché non dimenticassimo mai di cogliere l’essenza profonda dei luoghi in cui ci trovavamo, nei quali è germogliata la nostra fede e dove Gesù è cresciuto e ha operato: non si può conoscere il Gesù storico, il suo umano e divino, senza conoscere la geografia della sua terra natia.

Il primo giorno abbiamo celebrato la Messa nel deserto della Giudea nei pressi di Gerico, e rimane impressa nel ricordo l’immagine di tutti noi seduti attorno all’altare, costituito da un semplice masso con sopra un sottile telo bianco, raccolti ad ascoltare le parole dell’omelia e il silenzio delle dune, mentre spirava una brezza confortante: durante tutta la settimana, abbiamo vissuto l’inaspettata fortuna di essere spesso accompagnati da questo lieve alito di vento.

Dopo aver visitato il sito archeologico di Qumran, ed esserci immersi nelle acque salate del Mar Morto, ci siamo recati presso la Basilica della Natività, dove abbiamo condiviso un momento molto emozionante, cantando Tu scendi dalle stelle nella grotta della Natività, accanto alla mangiatoia.

Il nostro pellegrinaggio è proseguito con il rinnovo delle promesse battesimali lungo il fiume Giordano, dove Don Daniel ci ha ricordato di non trascurare, ma di seguire i segni: il sacramento è un segno efficace della Grazia, che dà senso e orienta verso il Cielo, e, proprio con lo sguardo verso l’alto, ci siamo incamminati lungo i versanti del Monte Tabor, sulla cui cima è avvenuta la Trasfigurazione, punteggiato da una ricca vegetazione di fiori dai colori vivaci.

Nel pomeriggio, giunti a Nazareth, “fiore della Galilea”, abbiamo celebrato la Messa nella splendida Basilica dell’Annunciazione, e, la sera, abbiamo incontrato un prete dei “Piccoli Fratelli di Gesù” di Charles de Foucauld, che ci ha raccontato la biografia del santo e la sua esperienza personale di vita comunitaria, dedita al servizio delle parrocchie che lo chiamano.

Il giorno seguente, il nostro pellegrinaggio ci ha condotti al lago di Tiberiade, screziato dalla luce del sole e circondato da una quiete radiosa, luogo dove avvennero numerosi episodi evangelici e che Gesù amava: camminando, abbiamo visitato le rovine di Cafarnao con la sinagoga, Tabgha, dove avvenne la moltiplicazione dei pani e dei pesci, e la chiesa del Primato di Pietro. Durante la stessa mattinata, siamo saliti al Monte delle Beatitudini, per poi recarci a Magdala, nella cui chiesa è presente un altare a forma di barca, oltre il quale risplendono l’azzurro del cielo e il verde della vegetazione: la chiamata di Gesù è alla vita vera, di cui questa bellezza è analoga.

Il giorno successivo, abbiamo visitato Cana, dove don Daniel ci ha ricordato come la trasformazione dell’acqua in vino nuovo sia un segno della vita eterna, una tensione verso il futuro che spinge sempre ad andare avanti, per poi spostarci verso Acco, affascinante complesso crociato che si affaccia sul Mediterraneo. La sera si è svolta una delle messe più emozionanti dell’intero pellegrinaggio, all’interno della Cappella dei Crociati nella Basilica del Santo Sepolcro.

Giunti a Gerusalemme, ci siamo recati presso il Muro del Pianto, e, qui, abbiamo avuto un ulteriore incontro con la complessità e le molteplici sfaccettature di questa città, che raccoglie in sé le tre grandi religioni monoteiste, in una convivenza turbolenta, che abbiamo percepito fortemente anche il giorno successivo, durante la visita alla spianata delle moschee, teatro di tragici scontri.

La giornata è proseguita con la visita al Cenacolo, e, sempre con l’accompagnamento della lettura dei passi evangelici, abbiamo visitato la Chiesa di S. Pietro in Gallicantu e la Chiesa di S. Anna, che ricorda il luogo dove è nata la Vergine. Nel pomeriggio, abbiamo seguito le stazioni della Via Dolorosa percorsa da Gesù, immersi nel frastuono del mercato ma concentrati nella preghiera.

Il penultimo giorno di pellegrinaggio abbiamo celebrato la Messa sul Monte degli Ulivi, accanto alla Chiesa del Dominus Flevit, dove Gesù pianse guardando Gerusalemme, che “non ha riconosciuto il tempo in cui è stata visitata”, quindi è stata cieca a quei segni che conducono alla salvezza, e ci siamo fermati in silenzio vicino alle scale che hanno condotto Gesù al pretorio.

Dopo aver visitato Ain Karem, luogo che ricorda l’incontro tra Maria ed Elisabetta, abbiamo vissuto un momento indimenticabile, quando, dalle otto alle nove di sera, ci siamo raccolti per l’Ora Santa al Getsemani, pregando nella Basilica dell’Agonia e nell’Orto degli Ulivi, ognuno nel proprio silenzio ma percependo la vicinanza degli altri.

Infine, il nostro pellegrinaggio si è concluso con la Messa presso il complesso crociato di Abu Ghosh, dove don Daniel ha ricordato come il vero pellegrinaggio inizi ora, perché nessun percorso si conclude con la fine dei giorni prestabiliti, ma la vita stessa si fa cammino, e noi pellegrini siamo tornati a casa con il cuore colmo di gratitudine e del desiderio di continuare la ricerca.

Un articolo di

Elena Esposito

Studentessa - Università Cattolica

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