La teologia può dare sostegno e fornire un orientamento ai giovani che affrontano momenti di solitudine e di insicurezza? E soprattutto nell’anno giubilare, può aiutare a coltivare il valore della speranza e offrire motivazioni spirituali al fine di riscoprire la fede? In altre parole, la Chiesa riesce a essere vicina alle sfide e ai sogni delle nuove generazioni?
Prende spunto da queste domande che quattro studenti hanno posto a monsignor Armando Matteo, segretario per la sezione dottrinale del Dicastero per la dottrina della fede, la tradizionale prolusione svoltasi mercoledì 19 marzo in una gremitissima Aula Magna (e in collegamento video con l’aula Gemelli), alla presenza delle autorità accademiche e del collegio dei docenti di Teologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Noto per le numerose pubblicazioni dedicate a indagare il rapporto tra giovani e fede, per monsignor Armando Matteo, è stato un gradito ritorno in Università Cattolica, dove si è laureato in Filosofia, vivendo, ha raccontato, «l’esperienza più bella della sua vita, anche grazie alla permanenza nel Collegio Augustinianum».
Una prolusione, la sua, che, introdotta dai saluti del rettore dell’Ateneo, la professoressa Elena Beccalli, e dell’assistente ecclesiastico generale, monsignor Claudio Giuliodori, si è sviluppata attorno a quattro quesiti che hanno consentito a monsignor Matteo di spaziare tra le dottrine teologiche, fondate sul magistero degli ultimi pontefici, e le esperienze pastorali vissute.
Un dato rilevato da monsignor Matteo è quello della interruzione della trasmissione generazionale della fede che vede un ruolo più defilato da parte degli adulti portati a marginalizzare l’esperienza della fede presi come sono dalla ricerca del benessere in una società basata sul consumismo dettato dalle pubblicità. Per questo, ha detto, «gli adulti stanno bene e non onorano più il patto di chi mette al mondo un figlio: offrirgli quel mondo e non trattenerlo solo per sé. Per sopperire a ciò la Chiesa prova a diventare alleata del mondo giovanile».
Quella dei giovani, si sa, è un’età caratterizzata dalle scelte. «Le nuove generazioni sono titolari di forza e novità, capacità di guardare le cose in modo diverso rispetto a chi ci ha preceduto, ma devono decidersi a scegliere». Da questo punto di vista, «la teologia aiuta a scegliere introducendo un elemento di illuminazione che è l’esperienza di Gesù. La domanda per vivere bene la propria vita deve essere “della felicità di chi voglio essere responsabile?”».
In quest’ottica la teologia ha il compito di dare una lettura del cambiamento, aprendo a uno sguardo più ampio del mondo rispetto a quello delle singole discipline. «Abbiamo bisogno di una visione complessiva che ci aiuti a vivere nella società del benessere, come decenni fa ha aiutato i nostri nonni a vivere i periodi di povertà. Questa visione la si trova negli Atti degli Apostoli dove si afferma che c’è più gioia nel dare che nel ricevere».
La certezza del cristianesimo è che Dio ci aspetta, è innamorato di ognuno e ha un posto nel suo cuore per ciascuno di noi. «Così anche voi innamoratevi di tutto: dei colleghi, delle ore di lezione, dei professori, dei viaggi in treno, della città, della vita. Perché l’amore non delude».
Un innamoramento per il Vangelo che al termine dell’incontro monsignor Claudio Giuliodori ha sintetizzato ricorrendo all’espressione «elisir di innamoramento». Del resto, ha aggiunto, in una Università intitolata al Sacro Cuore, ciò che non passa per il cuore manca di qualcosa». Ha poi fatto riferimento alla teologia come a una conoscenza che fa da tessitura a tutte le conoscenze e i saperi delle Facoltà universitarie.
La teologia, peraltro, oltre ad essere una disciplina riconosciuta e che rende riconoscibile la nostra Università nel panorama dei vari Atenei, «contribuisce a costruire una riflessione compiuta e completa per stimolare una conoscenza critica e aiuta a generare un pensiero di ampio respiro, creativo e solido» ha affermato il rettore Elena Beccalli che ha definito fondamentale per la vita dell’Ateneo il contributo dei docenti di teologia e degli assistenti pastorali.