La spy story raccontata da Hill aiuta a riflettere sul futuro che ci attende. E su «quanto queste tecnologie possano essere invasive e invadenti, con il nostro consenso» come sottolinea Massimo Sideri, editorialista del Corriere della Sera, che ha moderato l’evento. Secondo Sideri, la reporter del New York Times è «una delle voci più interessanti nel descrivere la trasformazione in corso». Su questi temi è «la firma da seguire» del quotidiano newyorkese, e grazie al suo stile, da giornalista d’inchiesta, il libro ci accompagna passo dopo passo lungo la «preoccupante indagine» condotta da Hill.
«Immaginiamo un mondo nel quale le persone possano dare il consenso al riconoscimento facciale, e che tramite i visori vi si possa riconoscere. Accettereste?» chiede la giornalista al pubblico presente nella Cripta, che risponde molto scettico. «Alla stessa domanda, a San Francisco più della metà delle persone ha detto di sì». «Gli studi che abbiamo fatto all’Università Cattolica hanno evidenziato che le tecnologie intelligenti, come la robotica e l’intelligenza artificiale, hanno portato un profondo cambiamento nel nostro punto di vista» racconta Giuseppe Riva, direttore dell’HTLab. «Quando gli umani e i robot si sono trovati a collaborare, abbiamo chiesto ai primi se preferissero condurre l’azione. L’80% delle persone ha scelto di lasciare ai robot la responsabilità dell’azione».
Il motivo? Presto detto. «Il robot, essendo intelligente, non avrebbe mai sbagliato» spiega il direttore del Laboratorio dell'Università Cattolica che investiga il rapporto tra esperienza umana e tecnologia, perché «a livello culturale ci viene detto che la tecnologia non sbaglia». Eppure dietro la «presunta oggettività» della dell’intelligenza artificiale si nascondono tanti altri problemi. «Ci dimentichiamo che anche l’intelligenza artificiale più avanzata viene addestrata sulla base di dati» chiosa il professor Riva. «Ci predice il passato, mentre noi umani dobbiamo prevedere il futuro. E questo solo gli umani sono in grado di farlo. Almeno per ora, e ancora per tanto tempo».